Remo Di Pinto è ministro dell’Ordine francescano secolare d’Italia (Ofs) e presidente del Movimento Francescano nazionale (MoFra). Gli abbiamo chiesto di aiutarci ad allargare gli orizzonti della visione francescana unitaria, nelle sue due diverse componenti, religiosa e laica, e di suggerirci opportunità e prospettive per armonizzare le innumerevoli modalità di interpretare questo carisma antico e sempre nuovo.

Elisabetta Fréjaville

  

Una vita fedele al carisma

Intervista a Remo Di Pinto, ministro Ofs d’Italia

FRANCESCO TRA NOI 02 (Archivio Ofs)Caro Remo, come francescani secolari siamo felici di vedere un laico alla presidenza del Movimento Francescano italiano; ci racconti quali sono le tue speranze, le tue attese, le emozioni che vuoi condividere con noi riguardo alla già ricca attività di questi mesi?

La presidenza del Movimento Francescano è affidata all’Ofs per due anni e l’incarico, che appare di per sé atto solo formale, in realtà costituisce una responsabilità importante e un’opportunità che ben si colloca in questo tempo, nel quale si avverte il bisogno di una presenza francescana “per strada”.

Indubbiamente, tra le altre forme espresse dal medesimo carisma, i laici francescani hanno maggior possibilità di vivere la strada, stare tra la gente, sperimentando anche personalmente virtù e bisogni delle nostre città. Un “osservatorio sul campo”, un contributo importante quindi, che però va nutrito della comunione con le altre componenti della famiglia francescana che solo insieme esprimono in pienezza il messaggio atteso.

Per comprendere la valenza del MoFra occorre tuttavia abbandonare l’idea di trovarsi di fronte all’ennesima struttura, uscire dagli schemi dell’autoreferenzialità, per aprirsi a questa intuizione profetica che di certo non toglie nulla alle singole componenti, ma piuttosto le proietta in una dimensione più ampia, armoniosa e di maggior impatto.

Nel corso dell’ultimo Festival Francescano abbiamo vissuto una prima semplice esperienza di comunione, preghiera e testimonianza per le strade di Rimini. Un evento a mio parere emozionante e significativo che ci muove timidamente verso la costruzione di un rapporto di comunione che va oltre l’aspetto formale e ci colloca nel solco di un comune cammino in direzione del medesimo obiettivo. Abbiamo ancora molta strada da fare per sentirci “famiglia viva”, occorre crederci… io ci credo molto, ma non è la mia attesa, è quella della Chiesa e del mondo.

 

Quali prospettive immagini per la costruzione delle relazioni fra il MoFra nazionale e le realtà del MoFra che stanno sorgendo e operando a livello regionale?

Occorre sollecitare forme di comunione tra le singole componenti che garantiscono la presenza francescana in ogni regione. Non si tratta di fornire schemi per la costituzione di organi solo rappresentativi, ma di stimolare una relazione creativa a vantaggio della missione della Chiesa.

Sarebbe opportuno proporre e favorire forme di evangelizzazione comune tra tutti i francescani, che rispondano alle esigenze specifiche - sociali ed ecclesiali - del medesimo territorio. Questa modalità, che è ben lontana da tentativi di omologazione o appiattimento delle singole specificità, ci permetterà di fare famiglia, di sollecitarci nella fedeltà al carisma originario e arricchire la proposta per avvicinare Cristo alla gente di oggi. Cosa stiamo testimoniando? Cosa ci si aspetta dai francescani? Quale modello di fedeltà al vangelo? Parliamo la stessa lingua? Domande da affidare a un discernimento comunitario, nazionale e regionale, che divenga anticipo di futuro e segno concreto di speranza.

 

Fra le tante emozioni che hai sperimentato il 4 ottobre 2013, quale è l’immagine che ti rimarrà nel cuore dopo la visita di papa Francesco ad Assisi?

Il papa gesuita non ha rivolto parole specifiche ai francescani, eppure è stato capace di offrirci una lezione di francescanesimo. «Predicate sempre il Vangelo, e se fosse necessario anche con le parole»: racchiuderei in queste parole di papa Francesco il messaggio più forte che ho sentito rivolto a me e a noi francescani. Una testimonianza affidata alla concretezza di gesti che “predicano” ben più di tante parole e sanno arrivare a destinazione. È indubbio che la testimonianza personale del papa mette in discussione e, diversamente dall’effetto determinato da tante parole, impone un atteggiamento di sobrietà e coerenza che riporta all’essenzialità della Parola.

La Chiesa e il mondo non hanno bisogno di parole di senso, ma di chi dà un senso alle parole con la testimonianza di una vita fedele al proprio carisma, che per noi è il vangelo “sine glossa”.

È necessario che l’emozione di una giornata lasci ora spazio a una verifica e a una riflessione seria, che sarebbe bene fosse affrontata insieme, dai francescani, tutti!

 

FRANCESCO TRA NOI 01 (Archivio Ofs)

 

Accanto a papa Francesco, in preghiera alla tomba di san Francesco, vi erano tutti i ministri generali del primo e del terz’ordine, rappresentanti dell’intera Famiglia Francescana. Da destra a sinistra, in piedi: fra Marco Tasca conventuale, fra Mauro Jöhri cappuccino, fra Michael Perry minore, Encarnacion Del Pozo dell’Ordine francescano secolare, fra Nicholas Polichnowski del Terz’ordine regolare, suor Deborah Lockwood presidente della conferenza delle circa duecento congregazioni del Terz’ordine regolare.

 

 

FRANCESCO TRA NOI 03 (Archivio Ofs)Presenza francescana in Emilia-Romagna

Nel corso del Festival Francescano 2013 a Rimini il Movimento Francescano dell’Emilia-Romagna (MoFraER) ha distribuito l’opuscolo Presenza Francescana in Emilia-Romagna che documenta sinteticamente gli aspetti caratterizzanti (storia, carisma specifico, diffusione) di quasi trenta ordini, congregazioni ed istituti che si ispirano a san Francesco e che sono presenti nelle diocesi della regione.

 

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