Dalla parte delle pecore

 

di Dino Dozzi
Direttore di MC

 

Image 009Al magistero “ex cathedra”, limatissimo e infallibile, passato al vaglio di molte Congregazioni vaticane, papa Francesco sembra preferire il magistero quotidiano nell’omelia “a braccio” durante la messa mattutina nella cappella della Casa Santa Marta. Commenta brevemente le letture della liturgia del giorno - come dovrebbe fare ogni sacerdote - e ne viene fuori una lettura attualizzante della Parola per la Chiesa di oggi. Brevità, semplicità, chiarezza ne sono le prime caratteristiche, derivanti dal fatto che, mentre parla, ha di fronte e guarda negli occhi una cinquantina di persone che poi, dopo la messa col Papa, andranno a lavorare, chi negli uffici, chi nei giardini vaticani, operai, impiegati, vescovi di passaggio a Roma.

 

Ma oltre quel modo di esprimersi così diretto e immediato c’è poi la novità dei contenuti, che ha preso in contropiede i severi custodi del sacro: si potranno pubblicare quegli interventi a braccio? E che valore hanno? Così, senza controllo, senza spiegazioni, senza apparato critico… Ma l’accoglienza entusiasta che il popolo di Dio ha riservato a questo magistero quotidiano del suo pastore con addosso l’odore delle pecore ha costretto l’Osservatore Romano e Radio Vaticana a rendere conto delle sue omelie mattutine: non proprio la registrazione integrale, ma almeno una sintesi, con molti passi virgolettati, ripresi poi dalla stampa internazionale.

 

Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Commentando il brano evangelico in cui Gesù accoglie i bambini e li accarezza, il Papa ha denunciato chi invece impedisce alla gente di avvicinarsi a Gesù e alla Chiesa, con atteggiamento da “dogana pastorale”: quanti si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte! E poi via con gli esempi. A due fidanzati che si presentano in parrocchia per sposarsi, non viene detto «ma che bello!»; viene detto invece: «Avete il certificato di Battesimo? Se volete la Messa costa tanto…». Trovano una porta chiusa. Siamo tante volte dei controllori della fede invece che facilitatori della fede della gente: una tentazione che c’è da sempre, quella di appropriarci un po’ del Signore. Sono parole di papa Francesco.

 

E alla ragazza madre che va in parrocchia a chiedere di battezzare il bambino viene detto: «No, tu non puoi perché non sei sposata! Così, questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rispedire suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa!». Questo non è uno zelo buono: allontana dal Signore. Non apre le porte. Quando noi andiamo per questa strada non facciamo del bene alle persone, alla gente, al popolo di Dio. Gesù ha istituito sette sacramenti e noi con questo atteggiamento ne istituiamo un ottavo: il sacramento della dogana pastorale! Gesù si indigna quando vede queste cose, perché chi soffre per questo? Il suo popolo fedele, la gente che lui tanto ama. Sono ancora parole di papa Francesco, che interpreta e traduce la Lumen gentium quando spiega che il popolo santo di Dio non può sbagliarsi nel credere: la fede del popolo di Dio è una fede semplice, forse senza tanta teologia, ma con una teologia dentro che non sbaglia, perché dietro c’è lo Spirito Santo.

 

Questo pastore sta dalla parte delle pecore: «Se tu vuoi sapere chi è Maria vai dal teologo e ti spiegherà bene chi è Maria. Ma se tu vuoi sapere come si ama Maria vai dal popolo di Dio che te lo insegnerà meglio». Ai sacerdoti raccomanda di annunciare e di distribuire la misericordia di Dio, non altro. Ai gruppi e ai movimenti della Chiesa raccomanda di aprirsi perché altrimenti si ammalano. Ai vescovi raccomanda di andare nelle periferie esistenziali e sociali a imparare dai poveri. A tutti ricorda che quel poco che abbiamo e che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell’amore, scende nella nostra povertà per trasformarla.

 

Magistero quotidiano è questo di papa Francesco, calato nella concretezza delle situazioni, accessibile e comprensibile da tutti, accompagnato da gesti e stile di un pastore che sta in mezzo alle sue pecore, le conosce, le ama e le guida. E da esse è conosciuto, amato e seguito. Senza negare tutti gli altri dogmi, papa Francesco sottolinea il “dogma” dell’infinita misericordia di Dio per tutti, da gustare e da imparare; senza aver nulla contro le lettere encicliche, papa Francesco, almeno per ora, sembra preferire questo magistero quotidiano, meno paludato, ma altrettanto autorevole. E per di più seguito e comprensibile da tutti. A molti richiama lo stile del “papa buono”, Giovanni XXIII.