PERIFERICHE Mater morbiMater Morbi

Un fumetto di Roberto Recchioni e Massimo Carnevale
Bao Publishing Editore (Milano 2013), pagg. 144

Solo chi ha vissuto la malattia può raccontare la malattia: l’autore della storia di questo fumetto ha proiettato la sua condizione, le sue esperienze e i suoi malesseri, fisici ed emotivi, sul noto personaggio di Dylan Dog, rendendolo preda di un misterioso male. Una discesa nel baratro della sofferenza, tra i corridoi di un ospedale da incubo, nella condizione solitaria del paziente, con la propria vita nelle mani di medici che possono diventare salvatori o aguzzini. Si apre subito, nel fumetto, un contenzioso emotivo tra la bellissima madre del dolore che impersona la sofferenza, rendendo vittime tutte le persone a cui rivolge la sua tenerezza, e l’accanimento terapeutico scatenato ai danni del protagonista, con macchinari medici alienanti e glaciali, che si trasformano in strumenti di tortura. La storia esplora il disagio interiore del malato, la sua solitudine, il suo rapporto con il mondo esterno, che lo ama e lo compatisce al contempo, incapace di empatizzare fino in fondo con quel terrore atavico ed inconscio che rappresenta la sua condizione. In questo dramma di urla soffocate, emerge, quasi come guida spirituale del protagonista, la figura di un bambino malato, che ha imparato da tempo a convivere con la propria patologia e a non lottare inutilmente contro se stesso. Il confine tra la realtà e la dimensione allucinata si confonde e la scenografia ospedaliera viene filtrata attraverso una lente deformante che gli conferisce connotati da incubo. Le chine del disegnatore, Massimo Carnevale, si susseguono con stranianti inquadrature oblique, che presentano al lettore corsie ospedaliere dalle piastrelle spaccate e tenebrosi corridoi nei quali si muovono grotteschi infermieri dai camici sporchi, intrappolando ed ingoiando i personaggi in un’oscurità catramosa e claustrofobica. Tutto diventa malsano, lugubre. Corredato di interessantissimi contenuti speciali, il volume affronta tematiche spinose e controverse di natura sociale, quali eutanasia e testamento biologico, rappresentando la morte come possibile liberatrice da un’inutile agonia, priva di prospettive, e da una visione meccanica e cinica della morte stessa.