Ritornando da Rimini a Vignola, a conclusione del Festival Francescano, provo a riassumere le mie impressioni a caldo: parole, numeri, sensazioni, colori, sapori che risaltano più di altri e che letti nella loro totalità forse riescono a dare un quadro quasi completo di questa quinta edizione “in cammino”.

Caterina Pastorelli 

Il colore della letizia

Vita di una festa di famiglia, durata tre giorni, che già non vede l’ora di ricominciare

FESTIVAL 05 (Valentina Benetti)È ormai la quinta volta che, dopo i tre giorni vissuti in piazza per il Festival Francescano, rientro verso casa guidando sola in autostrada.

Un viaggio lento e silenzioso, che chilometro dopo chilometro mi allontana da Rimini e dal Festival che lì si è appena concluso, e mi riporta alla mia città e alla quotidianità, con così tante immagini, parole, suoni, incontri e riflessioni che si affollano nella mente che non basteranno 100 chilometri, una settimana o un mese per riassaporarle tutte e per dare loro un ordine. Anzi, se succede come negli scorsi anni, mi accompagneranno per lungo tempo, riportandomi in Piazza Tre Martiri, al cuore del Festival, a san Francesco e al suo messaggio finché non saremo di nuovo là a montare i gazebo, a guardare le nuvole sperando che non piova, a vedere la piazza popolarsi di frati, suore e laici, a salutare gli amici conosciuti nelle edizioni precedenti, a inginocchiarci davanti alle reliquie…

Le mie impressioni a caldo sono quindi parole, numeri, sensazioni, colori, sapori che risaltano più di altri e che letti nella loro totalità forse riescono a dare un quadro quasi completo di questa quinta edizione “in cammino”.

FESTIVAL 01 (Leonardo Kurtz)Pioggia

Ringraziare per sora acqua è difficile quando la domenica mattina comincia a scendere copiosa e continua a farlo ininterrottamente fino a sera, costringendo a spostare tutti gli eventi in luoghi al coperto, generando un “fuggi fuggi” generale dalla piazza, bagnando i piedi – tanti in sandali! – e lasciando la sensazione di una festa interrotta sul più bello. Difficile anche per il Festival Francescano, ma non impossibile, perché proprio sotto la pioggia ha potuto scoprire una nuova forza e avere la conferma che non è solo la curiosità di chi passa per la piazza a riempire le conferenze e gli spettacoli, ma anche il desiderio da parte di tanti di dedicarsi un po’ di tempo per riflettere su tematiche attuali e farlo con un punto di vista francescano. Desiderio che, appunto, ha permesso che tutti gli eventi fossero affollati di pubblico, anche quelli al chiuso della domenica, anche quello dove non si poteva capitare “per caso”.

 

3FESTIVAL 02 (Ivano Puccetti)0.000

Sono state 30.000 le persone che, tra bambini e adulti, sono passate da Rimini per partecipare alle iniziative del Festival Francescano. Alcune volontariamente, altre per caso, tutte si sono ritrovate in piazza in mezzo agli stand delle realtà francescane; hanno potuto scambiare un sorriso e alcune parole con i frati e le suore presenti; hanno ascoltato importanti relatori parlare di accoglienza, eternità, incontro con l’altro, scelte di vita, arte; hanno pregato davanti alla reliquia di sant’Antonio; si sono conosciute e hanno condiviso esperienze. 30.000 persone che si sono lasciate incuriosire e attirare dal messaggio di san Francesco e che sono rientrate nelle loro case arricchite da questo incontro.

30.000 persone – come l’anno scorso – che avrebbero potuto essere molte di più, se l’estate fosse durata ancora un giorno e non avesse lasciato il posto alla pioggia e al freddo dell’autunno.

Centinaia di persone erano ad ascoltare Moni Ovadia per scoprire che in lingua ebraica la parola benedizione e la parola ginocchio hanno la stessa radice e che, quindi, non c’è benedizione più grande che camminare verso l’altro. Altrettante condividevano il punto di vista di Maurizio Pallante e la necessità di cambiare il nostro modello produttivo o conoscevano un Gino Bartali poco noto attraverso le parole del figlio. Tante, poi, hanno partecipato ai workshop, cantato con Francesco De Gregori e il Piccolo Coro “Mariele Ventre” dell’Antoniano di Bologna e si sono commosse guardando le immagini e ascoltando Gian Antonio Stella raccontare dell’emigrazione italiana.

Arancione

È il colore delle magliette dei volontari, oltre 100, che sono stati presenti in ogni momento del Festival Francescano. All’Infopoint o nelle aree conferenze, sfrecciando in bici o accostatati a un muro, hanno sorvegliato ogni singola attività proposta, assicurandosi che tutto si svolgesse nel modo migliore e cercando di porre rimedio agli inevitabili inconvenienti di un evento così grande. L’hanno fatto semplicemente per la voglia di mettersi a disposizione di un progetto nel quale credono, per dare il loro contributo, per sentirsi parte di questa grande famiglia francescana che, Festival dopo Festival, cresce sempre di più e diventa sempre più accogliente.

FESTIVAL 04 (Valentina Benetti)Cioccolata

Marco è un signore svizzero che, scoprendo per caso il Festival Francescano sul web, è venuto a Reggio Emilia nel 2009 per la prima edizione. Da allora, ogni anno aspettiamo di incontrarlo in piazza, con la sua macchina fotografica al collo, e ogni anno è lì con noi, attento e coinvolto spettatore delle iniziative proposte e prezioso “critico” della manifestazione. Quest’anno ci ha anche fatto un regalo: dell’ottima cioccolata, che ha lasciato all’Infopoint per i volontari e gli organizzatori, condivisa tra un’informazione e una maglietta.

Il Festival Francescano è anche questo: fa nascere amicizie e crea una famiglia, dove ci si prende cura uno dell’altro, dove si coltivano i rapporti, dove si sperimenta la fraternità.

FESTIVAL 03 (Roberto Sardo)In cammino

Il manifesto scientifico di questa edizione recitava: “... c’è il camminare del pellegrino. Egli si muove per raggiungere una meta profondamente desiderata. Si muove portando in sé una domanda, una preghiera. [...] Anche quando si parte da soli, sulla via del pellegrinaggio, ci si accorge sempre di appartenere a un popolo di pellegrini; alla meta si arriva in compagnia. Il pellegrinaggio è il cammino che cambia la vita; da esso non si ritorna mai uguali. È il cammino che cambia il cuore e lo sguardo sulle cose solite, che acquistano così un colore nuovo...”.

Pensavo parlasse del pellegrinaggio e, invece, dopo i tre giorni passati in piazza, credo parli anche del Festival stesso, dove ciascuno arriva con una propria motivazione e cercando qualcosa di ben preciso; dove si arriva da soli, o con qualche amico, ma poi ci si trova “travolti” in una famiglia francescana che accoglie, ti fa sentire parte di qualcosa di grande e che, se proprio non ti accompagna sino alla meta, ti mostra la strada. Un Festival che cambia, se non la vita, lo sguardo e che dà alle cose un colore nuovo, quello della letizia, che ci accompagnerà nell’edizione del 2014 per riprendere la festa interrotta sul più bello.