Inutile negarlo: i frati non crescono di numero. Questa è la realtà, perciò, come è accaduto nei secoli e come accade ancora, è bene aguzzare l’ingegno. E far lavorare la fantasia e la creatività, che ai francescani non difettano. Siamo meno numerosi? Ebbene, diamoci da fare per incontrare le persone, per stare in mezzo alla gente con altri mezzi, utilizziamo gli strumenti che Dio e la tecnologia ci mettono a disposizione: prove tecniche di nuova evangelizzazione.

Lucia Lafratta 

Teleconnettiamoci

Sviluppi tecnologici per un francescanesimo capace di rinnovarsi

intervista a Lanfranco Galimberti,
frate cappuccino di Faenza

VIA EMILIA E VANGELO 01 (Archivio TVCap)Agli albori fu fra Ivano Puccetti, corso di comunicazione a Roma negli anni Settanta, vena d’artista, sense of humour e ironia, capace di cogliere con la macchina fotografica e la cinepresa un gesto, uno sguardo, una posa, e con questi fare il ritratto più veritiero di confratelli, amici, ragazzi che girano per conventi e campi estivi.

Come sanno tutti coloro che ricevono da lui i resoconti fotografici di appuntamenti, incontri, riunioni che si svolgono nella provincia cappuccina e nei luoghi di missione. E che, con un rapido colpo d’occhio, si aggiornano sulle novità della vita fratesca in modo rapido e divertente. Niente e nessuno impedisce che i più valorosi - e dotati di tempo a sufficienza - leggano resoconti, verbali, articoli, ma la gran parte della gente comune preferisce - e capisce meglio! - il linguaggio delle immagini.

La strada era tracciata, quando fra Lanfranco, verso la fine del secolo scorso, iniziò il lungo cammino formativo tra i frati cappuccini dell’Emilia-Romagna. Padre Oriano Granella vide in lui la stoffa del regista e gli mise in mano una piccola telecamera. 

Ti occupavi già di riprese video?

No, non ne sapevo proprio niente, venivo dal settore dell’animazione turistica, facevo piano bar. Ma lui decise così, me la diede come obbedienza, mi disse che avrei dovuto occuparmi di riprendere le attività interne alla fraternità: i momenti di preghiera, le attività ricreative… A Oriano piacque, e piaceva anche a me, riuscivo abbastanza bene, così comprò l’attrezzatura che serviva per fare i montaggi. Partimmo allora con l’attività, decidendo di raccogliere tutto il materiale video fatto fino ad allora (soprattutto ciò che era stato fatto da padre Ivano e fra Marcellino). Tutto è partito da lì e, all’inizio, per l’attività di riprese trovammo il nome di Almalux.

VIA EMILIA E VANGELO 02 (Archivio TVCap)Nel 2003 sono stato mandato nel convento di Bologna, dove padre Alessandro Piscaglia mi propose di fare una scuola. A dire il vero non ero entusiasta dell’idea. “Pensaci, mi disse”. Nel frattempo venne l’occasione di lavorare per una televisione locale, ÈTV. Fu allora che entrai in confidenza con il vescovo Carlo Caffarra, che mi convinse a fare la scuola di regia e ripresa, così, quando c’era da riprendere Caffarra, chiamavano sempre me, perché lui preferiva così. Ora siamo TV CAP, che sta per Tracce Video Cappuccine, seguendo il consiglio di un collega di lavoro dello staff della trasmissione 12 porte che facevamo proprio per ÈTV.

La mia attività è soprattutto orientata a creare un archivio provinciale fatto di materiale video. Perciò ho recuperato tutto il materiale che nel tempo avevano fatto altri, cercando di sistemarlo e ordinarlo per argomenti e per anni; pensa che ci sono anche filmati in 8 millimetri. Poi ho ordinato il materiale fatto da me e continuo a riprendere ciò che accade in provincia. Il mio primo video, del 2003, è quello della ordinazione di Matteo Ghisini, il nostro Ministro provinciale attuale.

Non sempre lavorare con i frati è facile, perché non tutti e non sempre accettano di buon grado di farsi riprendere, c’è chi si vergogna, chi si appella alla privacy, a volte non si rendono conto che io sto facendo un lavoro di archivio per la vita e la storia della provincia.

Fai tutto da solo?

Nella attività che svolgo, soprattutto in quella che non riguarda direttamente la nostra vita cappuccina, mi aiutano alcuni ragazzi che ruotano attorno alla parrocchia di Faenza e che sono molto interessati a questo tipo di attività. L’idea di coinvolgere i ragazzi fu di fra Francesco Pavani quando era parroco: qui ci sono tanti ragazzini, perché non li coinvolgi nella tua attività? È così che è nato un gruppetto che “lavora” con me, una piccola équipe, cinque cameramen, un aiuto regista; ai ragazzi ho fatto un corso accelerato.

Con la troupe riprendiamo eventi particolari, come il Festival di San Marino, il Pavone d’oro a Faenza, il Grillo d’oro a Imola: manifestazioni canore fatte con e per i bambini. Poi riprendiamo incontri, manifestazioni, liturgie aperte a tutti, insomma momenti comunitari al di fuori delle mura dei conventi. Abbiamo circa 500 video archiviati e migliaia di foto.

Ora mi è stato dato anche un pulmino che ho adattato per fare la regia mobile, che mi è utile quando sono da solo, perché mi permette, con pochi accorgimenti, di fare il lavoro senza l’aiuto di altri. 

Che prospettive ci sono?

Questo bisogna chiederlo ai grandi capi!