Il Signore sia con voi

Le professioni temporanee di fr. Emanuele, fr. Miro e fr. Jurij

di Fabrizio Zaccarini
formatore a Santa Margherita Ligure

IN CONVENTO zaccarini 01Il mondo in una piccola chiesa

Sabato 31 agosto a Santarcangelo le dimensioni minori di una chiesa cappuccina rispettosa delle antiche costituzioni e colma di gioia da ogni lato debordante, hanno fatto da sfondo alla professione temporanea di fr. Emanuele, fr. Miro e fr. Jurij. Il primo è così entrato nella Provincia dei cappuccini dell’Emilia-Romagna, gli altri due nella provincia della Slovenia. Hip hip hurrà!

Chi scrive era uno dei novizi che, baldanzosi per il loro solenne numero di dodici, nel lontano ottobre del 1997, lasciandosi alle spalle una rattristata Vignola traslocavano verso il convento di Santarcangelo. Fino a non molto tempo prima quel convento era semichiuso e quasi del tutto vuoto: fr. Nilo Alberghini, «delegato dal provinciale», come riferiva con aria ironica ed ingenua, per lui questa acrobazia espressiva era del tutto naturale, ci stava da solo con la pazienza e la saggezza di un gufo. Ben presto riempimmo il convento di entusiasmo (forse) mistico, di sfide calcistiche a non finire, di salmi intonati cantando e, talvolta, stonando.

Come noi per primi tutti quelli che sono venuti dopo hanno professato nella chiesa parrocchiale della Collegiata. In questa tornata, tra 2012 e 2013, il piccolo numero avrà esposto i novizi alla tristezza di sentirsi come un piccolo resto di Israele, ma, d’altra parte, per la prima volta ha reso realistica l’ipotesi da tempo vagheggiata di celebrare in casa nostra non solo la mensa conviviale con profusione di piadine variamente infarcite e innaffiate, ma anche la celebrazione eucaristica, la parte più importante della festa di famiglia in cui il Padre ci ha regalato tre nuovi fratelli. Abbiamo potuto così dire e (forse) credere che «piccolo è bello».

A sostenere Emanuele, Miro e Jurij confratelli, provinciali e futuri formatori in primis, amici e parenti erano accorsi dalla Slovenia, dalla più vicina Emilia e tanti, va da sé, erano i fedelissimi del convento. Ma entrare nella famiglia cappuccina significa allargare il cuore a dimensioni numeriche e geografiche impreviste e imprevedibili. E il segno di questa dilatazione in quell’ultimo pomeriggio di agosto c’era bello chiaro, lì davanti a noi. La cappella del coro era gremita da diversi postnovizi che a Milano hanno accolto Emanuele nella fraternità formativa che l’accompagnerà per un bel tratto di cammino, dalla voce cristallina e dalla presenza provvidenziale (sennò chi avrebbe fatto da solista?) di alcune suore filippine, che coi frati, i novizi e il parroco della Collegiata hanno condiviso un cammino di preghiera e, infine, dagli attuali novizi, cinque italiani e due libanesi.

IN CONVENTO zaccarini 02Il migliore augurio

Qualcuno era sceso in Romagna perfino dal Piemonte, precisamente da Fossano.

Insomma, nella piccola chiesa di Santarcangelo il cappuccinesimo del nord Italia e la cattolicità mondiale erano davvero ben rappresentati! Se ne deduce che, per quanto siano piccoli la chiesa e il chiostro di un convento cappuccino, è la libertà del cuore francescano che li fa grandi abbastanza per accogliere il mondo che bussa alla loro porta! Anche questo conferma quanto sia stata azzeccata la riflessione che in omelia il provinciale dell’Emilia-Romagna ha proposto ai novizi e a tutti i fedeli. «Quando ero ancora in ricerca vocazionale», raccontava fr. Matteo, «davanti a un bel crocifisso di legno, pregavo così “Muovi un piede, una mano, un occhio e io saprò cosa devo fare”, ma non si muoveva mai nulla! Cioè, non si muoveva il Cristo di legno, ma il corpo di Cristo vivente, la Chiesa, la parrocchia, i gruppi di Taizé, i frati, intorno a me era tutto un premuroso muoversi e guidarmi, un dinamismo, che mi diceva forte: “Non avere paura Matteo, il Signore è con te”».

Ecco l’augurio potrebbe essere questo per Emanuele, Miro, Jurij e per tutti quelli che, una volta incontrato Gesù, non possono più smettere di cercarlo e di provare a seguirlo: che ci lasciamo illuminare dalla luce dello Spirito per non star tanto lì ad aspettare i mirabolanti segni dei cristi di legno, ma che sempre possiamo vedere che lo Spirito del Signore e la sua Parola pervadono tutta la terra e trovano continuamente mediazioni umane, calde e vicine a noi per parlarci, confortarci e indicarci come continuare il cammino.

“Buona visione” dicevano un tempo le annunciatrici dopo Carosello. È quello che dico anch’io!