Autovelox per il futuro

La rapidità dei cambiamenti sociali ci invita a leggervi la presenza di Dio

di John Martin Kregel
comunicatore ed educatore scout

Kregel 1Nel dubbio accelera

Caricati a molla doppia, ogni giorno corriamo, dobbiamo correre, a ritmo sostenuto nel tentativo di raggiungere impegni e attività che si lasciano inseguire volentieri.

Costantemente in ritardo, si accumulano, rimanendo sospese tra i nostri pensieri, le tante cose ancora da fare, tra quelle che vorremmo iniziare o riprendere, quelle a cui sappiamo che dovremmo dedicare più tempo, quelle che segretamente ci convinciamo che ci farebbero cambiare tutto. Se non c’è tempo, tocca fare prima. Velocizzare le azioni, i dialoghi, le decisioni. Chi si ferma è perduto, cade nell’incertezza, quell’ombra che ci segue da vicino, infiltrandosi silenziosamente nelle nostre vite. Nel dubbio, accelera. Lascia dietro quel che hai davanti, passa oltre.

Ce l’hanno insegnato, non è che sia nostra intenzione. Abbiamo imparato che il valore delle cose dipende dalla loro immediatezza, come un regalo da scartare che presto si autodistruggerà. Alta velocità, ultimo minuto, offerta limitata, scadenza improrogabile. Da quando prendi in mano il telefono alla mattina a quando spegni la tv alla sera, sei connesso alla società dell’ipervelocità. Le email ti raggiungono ovunque, le notizie 24 ore su 24, il meteo della tua città, rimani aggiornato e seguici su twitter... finché c’è campo non c’è scampo.

E dire che il progresso tecnologico ci aveva promesso tempo libero. Dall’aspirapolvere ai pagamenti online, ogni strumento è stato ideato con quello scopo di rendere più facile, veloce ed efficiente ogni nostra azione. Soddisfatto il bisogno, vacanza. E invece no, senza accorgercene abbiamo accettato la moltiplicazione dei bisogni, degli strumenti, delle possibilità, delle scelte, dei canali di comunicazione.

Secondo Hartmut Rosa, filosofo e sociologo tedesco, non è la tecnica ad averci portato nella high speed society, la società dell’alta velocità. “La tecnologia permette l’accelerazione del ritmo di vita, ma non l’impone, ci dà i mezzi per disporne liberamente”. Se l’attività (lavorativa, di relazione, di svago) fosse rimasta la stessa, sicuramente avremmo tanto tempo libero da non sapere che farcene. Invece, il grado di crescita della società, la quantità di possibilità e di attività conseguenti sono aumentate molto più di quanto le tecnologie possano aiutarci in questa corsa contro noi stessi. Ci aspettiamo dagli altri la solerzia che gli altri si aspettano da noi e così facendo ci diamo un’altra spinta, costringendoci a vicenda ad accelerare.

Kregel 2L’estensione del presente

Nei pochi momenti in cui riusciamo a rallentare, a vivere uno spazio di autonomia, ci accorgiamo di come tante di queste cose dette, fatte, mandate, vengano risucchiate vorticosamente in un passato che pare sempre uguale, sebbene i cambiamenti si susseguono a un ritmo sempre più incalzante. In quei momenti può capitare malauguratamente di guardare un po’ più avanti, verso il futuro, semmai esso esistesse ancora. Senza dubbio c’è l’innovazione, la prossima riforma, le frontiere da oltrepassare nella conoscenza scientifica e nell’efficientismo, ma il futuro, quello che si costruisce e si conquista, si fa più raro nell’orizzonte delle persone. Anche esso è stato assorbito da un presente che non basta mai, un tempo che si dilata per cercare di comprendere la mole di eventi di quanto accade nel mondo, un presente esteso in cui cercare stabilità, aggrappandosi al piacere di un momento o a piccoli successi, crogiolandosi in cerca di conforto.

D’altronde il dubbio che la spina si stacchi da un momento all’altro ci rimane, come l’unica certezza rimane proprio l’incertezza che ci tiene sospesi, non sapendo cosa ci riserverà il domani, quale possibilità si aprirà, un altro frammento di vita che dura fintantoché non si rompe qualcos’altro.

Stragi, disastri ambientali, terrorismo, crisi finanziarie, rivolte contro l’amministrazione corrotta, lo scenario delle istituzioni che si sgretolano non aiuta a confidare nell’uomo. Ancora una volta per mancanza di tempo. La democrazia, come la pace, non si improvvisa, richiede calma, dialogo, attenzione.

Per i giovani in particolare, sembra fallimentare anche solo il tentativo di progettare la propria vita, di utilizzare il proprio tempo per prepararsi a una vita adulta, sforzandosi e sperando in gratificazioni future. Indeterminato, non è certo il posto di lavoro, ma la propria collocazione in una società governata dal rischio e dalle logiche della speculazione, in cui conviene prendersi quello che si riesce finché si può, che sia un lavoro, una casa, dei figli, spesso in ordine sparso.

Le famiglie si stringono per resistere, ma se non hanno un percorso, un progetto, si ritrovano schiacciate dalle diverse esigenze e scoppiano.

Come prevenire, come prepararsi a resistere alla tempesta di cambiamenti che continueranno a incastonarsi uno addosso all’altro?

Estote parati

Molti giovani hanno fatto dell’indeterminatezza una strategia di vita. Non vogliono certo mollare il colpo. Spaziano nelle infinite possibilità che si aprono di giorno in giorno, cavalcando l’onda che rischia di rompersi, dedicandosi a impegni brevi, aspettando l’occasione giusta. Hanno imparato a domare l’incertezza e a vederne le potenzialità, tanto che loro stessi studiano come trasformarla in risorsa.

Allo stesso modo molte famiglie varcano soglie inaspettate per mantenere una dinamicità che consente a tutti i membri di sentirsi parte di un singolare esercizio di trasformazione. Così si acquisiscono fratelli e sorelle, si osano soluzioni temporanee di sostegno tra nonni e nipoti che portano alla condivisione di mondi apparentemente lontani. Anziani entrano in punta di piedi nel web, scoprendo di non essere soli, mentre i ragazzi riscoprono la bellezza di stupirsi delle piccole gioie.

Adattarsi sì, dando spazio e tempo alle cose importanti che non cambiano, ma senza rimpiangere un ritmo che non può più esserci. Nella costruzione della propria idea di uomo o di famiglia di domani sembra spesso giocare un ruolo chiave il caso, l’imprevisto che porta alla riflessione, alla rielaborazione e quindi alla trasformazione. A ben vedere c’è di più. Solo con gli occhi della fede si possono leggere i cambiamenti che si inseriscono nel cammino di ciascuno. Ma anche per questo ci vuole tempo.