Image 228Django unchained

un film di Quentin Tarantino (2012)
distribuito da Sony Pictures Home Enterteinment

Chi ama i film tranquilli, con trama lineare e valori morali rigidamente osservanti, non guardi questa pellicola. Così come chi si turba facilmente di fronte a scene crude. Eppure il film è molto bello e tutto sommato al di sotto degli standard di violenza di Quentin Tarantino. Questi gioca una partita importante: relegando ad un secondo livello di attenzione lo sviluppo della trama con tutti i suoi espedienti, più o meno ortodossi, per puntare a raccontarci una storia epica, quasi ancestrale. Il destino e il valore dell’uomo, tutti giocati nella ricerca della libertà e dell’amore. Quasi una nuova ambientazione mitologica, espressamente richiamata nella saga dei Nibelunghi. E, se il protagonista porta il nome di Django, per un omaggio viscerale allo Spaghetti Western e a Sergio Leone, la moglie si chiama Broomhilda, trasposizione americana dell’amata di Sigfrido. Ecco perché anche la violenza messa in atto per liberarla o le scorciatoie morali adottate (il protagonista è un cacciatore di taglie e non si fa troppi scrupoli nell’eliminare le sue prede) non fanno che accentuare lo stoicismo della lotta intrapresa dal protagonista, per la sua libertà da ex schiavo qual era e per quella della sua compagna. Ambientata nel Sud degli Stati Uniti, due anni prima dello scoppio della Guerra Civile, la trama si appoggia su una splendida fotografia, con notturni insolitamente realistici e luminosi, e su una caratterizzazione dei personaggi minori efficacissima, non raramente aiutati dalla verve ironica, sempre presente nei film di Tarantino. I lunghi primissimi piani, che sondano gli animi dei personaggi e ci offrono un polso aggiornato della situazione, sono un ulteriore tributo al cinema di Sergio Leone, omaggio sancito anche dalla bellissima colonna sonora di Ennio Morricone e il recupero di uno dei suoi pezzi classici dal film Per un pugno di dollari.