Creta nelle mani del vasaio

L’umiltà francescana consiste nel saper apprezzare il tutto che viene da Dio

di Marta Biasi
clarissa di Imola

Image 038Approccio delicato a Dio

Nelle Lodi di Dio altissimo, san Francesco esclama: «Tu sei umiltà». È un approccio a Dio tanto delicato quanto sublime. A questa divina intuizione, il serafico Padre è arrivato attraverso i sentieri della contemplazione che lo hanno condotto fino alle vette di una profonda e amorosa adorazione. In essa la creatura è accolta dall’infinita maestà di Dio, il quale proprio nell’adorazione si racconta e le si rivela e, se da una parte ella scompare come succede alle stelle all’apparire del sole, dall’altra intende molto di più di quello che riesce ad esprimere. Può anche dare nomi al suo Creatore e lodare le sue opere, ma sa pur sempre che si tratta di puerili approssimazioni, perché Dio rimane il “totalmente altro”.

È così che Francesco, contemplando l’infinita grandezza di Dio, si trova come calamitato dal suo amore umilissimo che osserva soprattutto nella persona di Gesù. Egli lo contempla prima bambino, poi lungo le vie della Palestina ove passa beneficando tutti; lo contempla nella sua passione e sulla croce: se ne innamora e si mette alla sua scuola e alla sua sequela. La passione per “l’Amore non amato” che ha posto la sua dimora nelle creature, lo porta naturalmente e con semplicità a confondersi con i poveri, ad amare tutto ciò che il mondo fugge e che, invece, l’Eterno è venuto a cercare come una mamma cerca il proprio figlio perduto: ama uomini e cose, non disdegna nulla, nessuno e nessuna situazione, neanche condividere il piatto con i lebbrosi. Amore umile, o umiltà piena di amore? Forse amore perché umile, umiltà perché frutto dell’amore.

L’unica porta per entrare

È indispensabile scoprire Gesù come il tutto della nostra vita per capire l’umiltà di Francesco d’Assisi. «L’unica porta per entrare nel Regno di Dio, per entrare nella Chiesa, è Gesù stesso. Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro o un brigante. Ma Gesù non è solo la porta: è il cammino, è la strada. Ci sono tanti sentieri, forse più vantaggiosi per arrivare, ma sono ingannevoli, non sono veri. La strada è soltanto Gesù, che ha detto: “Io sono la porta”, “Io sono il cammino” per darci la vita. Semplicemente. È una porta bella, una porta d’amore. Sempre dice la verità. Ma con tenerezza, con amore. A volte abbiamo la tentazione di essere troppo padroni di noi stessi e non umili figli e servi del Signore. È la tentazione di cercare altre porte o altre finestre per entrare nel Regno di Dio. Si entra soltanto da quella porta che si chiama Gesù. Si entra soltanto da quella porta che ci porta su una strada che si chiama Gesù e ci porta alla vita che si chiama Gesù. Chiediamo la grazia di bussare sempre a quella porta! A volte è chiusa: noi siamo tristi, abbiamo desolazione, abbiamo problemi a bussare, a bussare a quella porta. Non andiamo a cercare altre porte: Gesù non delude mai, Gesù non inganna; ciascuno di noi deve dire: “E tu che hai dato la vita per me, per favore, apri, perché io possa entrare”» (Papa Francesco).

È questo il segreto di Francesco d’Assisi: grazie ai lunghi dialoghi col suo amato Signore, si è liberato da tutte quelle illusioni del mondo che non possono colmare il cuore, gettandosi ciecamente nelle braccia di Colui che ha detto: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Da qui la sua umiltà fonte di “vera letizia”. Del resto proprio guardando a questo umile frate si scopre vero quanto diceva san Basilio: «Noi siamo opera di un buon Artefice che ci dispensa e ci distribuisce, con una provvidenza sapiente, tutte le cose grandi e piccole; in modo che nulla vi è di cattivo, nulla neppure che possa concepirsi migliore». Dio fa con noi come fa con il mare, cui ha assegnato limiti precisi. Non esiste nessuna tribolazione, nessuna tentazione cui Dio non abbia segnato dei limiti precisi, affinché serva non a perderci, ma a guarire le nostre ferite e a salvarci.

San Bonaventura racconta che, essendo san Francesco fortemente tormentato da una malattia che gli causava dolori acuti, un suo religioso, uomo semplice, gli disse: «Padre mio, pregate Nostro Signore di trattarvi un po’ più dolcemente; perché sembra che la sua mano si sia appesantita su di voi». Il Santo, udendo queste parole, apostrofò così l’ingenuo fraticello: «Se non sapessi che quello che hai detto è effetto di una semplicità in cui non c’è ombra di male, non vorrei mai più vederti, perché sei stato tanto temerario da biasimare i giudizi che Dio esercita su di me».

Image 042Tutto concorre al bene

Ci vuole umiltà, a volte molto profonda, per credere che tutto concorre al bene di chi ama il Signore e, di conseguenza, accettare tutto ciò che ci succede, come dono dell’Amore, «perché il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio… Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati» (Eb 12,5ss). Con questa umile fede Francesco si lasciò lavorare dall’amore di Dio come un pezzo di creta nelle mani del vasaio: un niente che si lascia formare per il tutto!

E con questa umiltà riparò la Chiesa di Dio. La tenerezza del suo amore si espanse in un abbraccio universale all’intero creato, conquistando migliaia di cuori: i potenti si sono inchinati davanti a lui, i violenti si sono trovati disarmati dalla forza irresistibile della sua mansuetudine! Potenza della fede umile e dell’umiltà fedele!

Concludo con altre parole di papa Francesco: «Quando noi andiamo per il mondo con questa magnanimità e anche con questa umiltà, quando non ci spaventiamo delle cose grandi, di questo orizzonte, ma prendiamo anche le cose piccole - l’umiltà, la carità quotidiana - il Signore conferma la Parola. E andiamo avanti. Il trionfo della Chiesa è la risurrezione di Gesù. Ma c’è la croce, prima. Chiediamo oggi al Signore di diventare missionari nella Chiesa, apostoli nella Chiesa ma con questo spirito: una grande magnanimità e anche una grande umiltà. Così sia».