Quattro pilastri per la pace
L’incontro dell’11 aprile dell’Ofs di Bologna
Vietato delegare
«La pace è possibile» ha ripetuto più volte il prof. Stefano Zamagni nella Biblioteca di San Francesco, a Bologna, l’11 aprile 2013, durante l’incontro organizzato dall’Ofs di Bologna nel 50° anniversario dell’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in Terris.
La pace non è un evento naturale, va continuamente voluta, costruita, mai data per scontata. Nella storia dell’uomo la guerra non si è mai scatenata fra due democrazie: la reciproca interazione fra i Paesi deve quindi favorire lo sviluppo della libertà, del rispetto della dignità degli individui e delle culture. Questo contribuirà ad annullare la follia di pochi nella più ampia possibilità per i singoli di esprimersi in termini di scambio: culturali, economici, politici.
Anche se, per ora, la maggior parte dei Paesi è costretta a spendere buona parte del proprio patrimonio in armamenti, la vera difesa dalla guerra va perseguita costruendo “istituzioni di pace”, riscrivendo ed aggiornando le regole del gioco, affinché, nell’attuale contesto di globalizzazione, sia sempre meno possibile la progressiva creazione di nuove disuguaglianze sociali ed economiche; è questa povertà che produce odio e porta alla guerra, oggi sempre più presente in forma di guerre civili verso il gruppo/l’etnia che ha avuto accesso ad una ricchezza.
La grande sfida odierna, infine, è insita nella capacità di dialogo interculturale, che non può essere confuso con la ricerca di convivenza multiculturale o con l’assimilazione, ricercando invece il modello per interpretare un reale rispetto ed una valorizzazione delle diversità etniche, religiose e culturali. Va affermato il principio del dono, quale prerequisito per realizzare l’equità: non si parla della semplice donazione che può nascere dalla solidarietà, ma della reale gratuità che l’enciclica Caritas in Veritate pone innovativamente a fondamento del principio di fraternità, nella consapevolezza che siamo tutti figli di uno stesso Padre.
A noi cristiani e francescani l’impegno di riportare l’attenzione dall’individuo sulla relazione fra le diverse componenti della società, a cui non possiamo né dobbiamo più delegare i principali impegni (educazione, assistenza, politica) come è accaduto nel modello del welfare State (lo Stato provvede al benessere); tutti siamo chiamati ad esprimerci e sforzarci di costruire insieme una società fondata sui quattro pilastri che Giovanni XXIII pose alla base della pace: verità, amore, giustizia e libertà.