Capita a volte di fare due chiacchiere non solo davanti a una tazza di tè ma al computer, via mail con amici lontani e di confrontarsi. E ci si ritrova molto vicini. Riportiamo questa chiacchierata con un amico, Amadou Coulibaly, imam del Mali.

Barbara Bonfiglioli 

L’onestà ancorata al cuore di un musulmano

Intervista ad Amadou Coulibaly, imam del Mali

Image 231 In questo numero di MC affrontiamo come tema l’onestà. Che cosa significa per te, musulmano credente e praticante, essere onesto?

L’onestà e la sincerità sono punti cardini nella vita di un musulmano: sono ancorate nel suo cuore e si manifestano nelle parole e nell’agire. Il Profeta Maometto dice: «Vi raccomando la sincerità. Infatti, la sincerità porta alla pietà, che a sua volta porta alla felicità del paradiso. L’uomo sia costante nella sincerità per essere inscritto tra gli onesti presso Dio. Guardatevi della bugia perché la bugia è una sorgente del vizio che a sua volta porta alla dannazione dell’inferno.

La persona che pratica la bugia e persiste in essa finisce per essere iscritta tra bugiardi presso Dio». L’onestà e la sincerità sono modalità per praticare la pietà e diventano le chiavi per entrare nella felicità del paradiso che per un musulmano rappresenta la massima aspirazione. Per contro la disonestà conduce a praticare l’empietà e apre la strada alla dannazione nell’inferno, cosa che il musulmano teme.

Nelle leggere le tue parole ho trovato l’eco delle parole di un salmo noto ai cristiani: «Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi». Ma oltre al paradiso, quali sono per un musulmano i “vantaggi” che derivano dall’essere onesti?

La pratica della sincerità e dell’onestà produce molti frutti nella vita di ogni giorno. Il profeta Maometto diceva che la sincerità produce la quiete dell’anima. L’onestà e sincerità sono sorgente di benedizione e di abbondanza dei beni nella vita di un musulmano, preservandolo dalla disgrazia.

 E nella concretezza del quotidiano cosa dovrebbe fare un musulmano onesto e sincero?

L’onestà si manifesta in diversi modi. Un modo è nella sincerità delle parole: il musulmano dice sempre e solo la verità. Racconta le cose con autenticità. Il profeta Maometto dice: «I segni caratteristici dell’ipocrita sono tre: egli racconta bugie quando parla, non mantiene la parola promessa e tradisce la fede». Un altro modo consiste nel vivere la sincerità nei rapporti con gli altri e negli affari, quindi, evitare il furto, le furberie, il falso, l’inganno sotto tutte le forme.

Per un musulmano è importante anche mostrare di avere una volontà sincera che consiste nel non tergiversare o procrastinare una volta che è stata presa una decisione, senza ricorrere a scappatoie, onorando gli impegni assunti e rispettando la parola data.

Comportarsi in modo sincero significa anche essere persone autentiche, fedeli alla propria coscienza, ed evitare di presentarsi in modo diverso da quello che si è in realtà. Per esempio: presentarsi in modo da far supporre una condizione di ricchezza è falso tanto quanto vestirsi con stracci per simulare l’austerità.

 C’è nell’islamismo questo collegamento tra onestà e generosità?

La generosità è virtù nota al musulmano, che non può essere avaro dato che l’avarizia nasce dalla bassezza dell’anima e dalla rigidità del cuore. Grazie alla sua fede e alle opere pietose, il musulmano si allena per mantenere la sua anima pura ed il suo cuore luminoso di bontà e di tenerezza. L’avarizia è, infatti, un male diffuso da cui nessuno può considerarsi al riparo, se non il musulmano che pratica la preghiera e l’elemosina leale (zakat). Nel santo Corano è detto: «L’uomo è stato creato incostante. Tranne coloro che praticano la preghiera e che sono assidui nelle preghiere, e sui beni dei quali c’è un diritto ben determinato per il mendicante ed il povero».

 Nella Bibbia si dice che Dio benedirà chi dona generosamente.

Anche nel Corano troviamo: «Chiunque dà e teme Dio e considera la verità la più bella ricompensa, noi gli faciliteremo la via alla più grande felicità. E per chi è avaro e considera la bugia la più bella ricompensa, noi gli faciliteremo la via alla più grande difficoltà e a nulla gli serviranno le sue ricchezze quando sarà buttato nel fuoco». Si racconta infatti che tutte le mattine che gli uomini si svegliano, due angeli scendono dal cielo. Uno dei due dice: «Il Signore restituisce al caritatevole quello che spende»; mentre, l’altro dice: «Il Signore colpisce l’avaro con la rovina».

 Quindi ricevi in proporzione a ciò che dai o non dai… e nel quotidiano come si declina?

Non è solo una questione di quantità. Il profeta ricorda che per preservarsi dal fuoco dell’inferno, basta dare in elemosina almeno metà dattero, ma con amore. In tal caso Dio accetterà questo dono e se ne prenderà cura fintanto che non diventi grande come una montagna. La vera generosità inoltre esige di tacere i doni che uno fa e di non ricordarli a coloro che ne hanno beneficiato per non ferire nell’amor proprio. La vera generosità gode nel dare a chi si trova nella necessità. Ma non è un dare che spreca, anzi, è un dare caratterizzato dalla moderazione e dal tener conto delle proprie possibilità.

 Mi ricordi quella vedova del vangelo…

La solidarietà, la compassione e la benevolenza reciproca che esiste tra i credenti richiama l’analogia del corpo: ogni membro sta male se un altro è nel dolore o nella mancanza. Per questo ricorda il Corano di comportarsi con bontà verso il padre e la madre, verso gli orfani ed i poveri, verso i vicini-vicini ed i vicini-lontani, verso i colleghi ed i viaggiatori, perfino verso gli schiavi, perché Dio non ama il presuntuoso e il prepotente.