Cosa ci fa un animatore culturale tra i francescani, e ancor più tra i cappuccini? Fra Antonello Ferretti, che si è ritrovato inopinatamente in questo ruolo, si fa la domanda e, per fortuna, si dà anche la risposta: «Il bello si pone come l’ambito in cui il divino e lo spirituale si colgono in modo immediato e scendono dritti al cuore, che è la sede della vera sapienza. Queste considerazioni sono quelle che mi spingono ogni mattina a mettermi in gioco con i bambini o nelle scuole o all’interno del Museo dei Cappuccini di Reggio Emilia». E chi ha visto Antonello all’opera conosce il significato delle sue parole.


Lucia Lafratta
 

Cultura è...

Le scoperte di un frate, animazione culturale a Reggio Emilia

di Antonello Ferretti
animatore culturale a Reggio Emilia

Image 188Un viaggio affascinante

Circa un mese fa ho ricevuto dall’amica Lucia di Imola una mail nella quale mi si chiedeva di scrivere due righe su quanto sto operando a livello di animazione all’interno del Polo Culturale dei Cappuccini dell’Emilia-Romagna; come se ciò non bastasse padre Dino Dozzi, anche egli di Imola, mi ha invitato a parlare della Bibbia come grande codice culturale ad uno dei tanto famigerati “Lunedì di Messaggero Cappuccino”… e tutto questo è accaduto perché di fianco al mio nome nell’elenco che indica le mansioni dei frati dell’Emilia-Romagna è scritto animazione culturale.

Ma cosa significa essere animatore culturale per un frate? Significa fare incontri, corsi sull’arte, la letteratura, la musica, mostre, eccetera? Per alcuni forse significa ciò, per me non solo!

Si tratta di un viaggio affascinante che ha il suo concretizzarsi e farsi vero nel «ciao frate Antonello» di un bambino che incontro lungo le strade della città di Reggio Emilia dopo che ho condiviso con lui una o più esperienze di laboratorio didattico, o nel «Buon giorno posso offrirle un caffè?», rivoltomi da un signore che ha partecipato ad una iniziativa legata all’arte o che ho incontrato in museo. Museo, laboratori didattici, incontri e altre attività o luoghi del genere sono strumenti, l’incontro con la gente per strada o le chiacchiere fatte sorseggiando un caffè che da questi strumenti derivano… sono cultura e - passatemi il termine - nuova evangelizzazione.

Ma per noi uomini ormai “post-post moderni” che ci stiam dimenticando anche della esistenza del
libro cartaceo, così innamorati come siamo dell’e-book, cosa significa veramente la parola cultura?

Sarebbe bello condurre una campionatura tra le persone comprese tra i venti e i cinquanta anni per vedere quale è il significato che viene dato a questo termine, ma nell’impossibilità di fare ciò ci limitiamo a vedere come i principali dizionari ed enciclopedie definiscono questa importante realtà.

Dove bello e vero si incontrano

Cultura è un termine che deriva dal latino e significa coltivare, l’uso fu esteso poi a tutte le attività e situazioni che richiedevano un’assidua cura, dalla “cura” verso gli dei, quello che tuttora chiamiamo culto, alla coltivazione degli esseri umani ovvero la loro educazione.

Nel senso moderno la cultura è quel complesso di conoscenze, tradizioni e saperi che un popolo considera come fondamentali e degni di essere trasmessi alle generazioni successive.

Cultura allora non significa aver letto tanti libri e sapere molte cose, ma significa aver un patrimonio di conoscenze ed esperienze che son state rielaborate e ripensate da chi le possiede, in modo tale da convertire le nozioni da semplice erudizione in elemento costitutivo della propria personalità morale, della propria spiritualità e del proprio gusto estetico. E allora la conoscenza nel campo della cultura è solo un trampolino di lancio… e la vera cultura è quello che rimane quando si è dimenticato tutto ciò che si è imparato; quando ciò che hai studiato e conosciuto è parte di te, è cosa tua e senti l’urgenza di trasmetterla ad un altro perché è importante.

E tutto questo cosa c’entra con il mio essere frate?

È forse colpa mia se «Il verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi», come ci racconta il vangelo di Giovanni? Incarnandosi il Figlio di Dio ha assunto su di sé la nostra umanità, la nostra cultura e l’ha vivificata, le ha dato un significato profondo e vero.

E d’altra parte la cultura in cui ognuno di noi vive contribuisce ad una lettura sempre nuova e stimolante di quella che è la Parola, facendoci crescere sempre più nella sua comprensione. Parola e cultura son quindi realtà sì autonome, ma fortemente interagenti tra di loro.

Don Lorenzo Milani, il famoso sacerdote educatore e priore di Barbiana, aveva capito che una persona che conosce poche parole sarà sempre sfruttata, ma soprattutto non sarà in grado di accedere alla Parola con la “p” maiuscola, quella di Dio, che dà senso a tutte le parole che ogni giorno pronunciamo. E da questa motivazione assai semplice, ma estremamente profonda, è scaturita tutta quell’opera formativa, educativa e catechetica che è stata la scuola di Barbiana.

Son convinto che solo se la cultura diventa funzionale all’annuncio della fede abbia un senso nel mio essere frate, altrimenti rimane una sovrastruttura, bella ed affascinante finché si vuole, ma pur sempre una sovrastruttura.

Inoltre il bello, come già avevano sottolineato sant’Agostino, e successivamente san Francesco d’Assisi, e tutta la filosofia e la teologia da lui discendenti, si pone come l’ambito in cui il divino e lo spirituale si colgono in modo immediato, senza troppe interferenze e scendono dritte al cuore che è la sede della vera sapienza.

Image 195Rimettersi in gioco ogni mattina

Tutte queste considerazioni sono quelle che mi spingono ogni mattina a mettermi in gioco con i bambini o nelle scuole o all’interno del museo dei cappuccini di Reggio Emilia.

La sfida è grande, ma quando un bimbo di sei anni ti dice «L’amore rende leggeri» dopo aver osservato un quadro di Marc Chagall in cui i personaggi volano… capisci che ha colto il messaggio che l’amore fa volare, ti fa mettere le ali e ti conduce a Dio.

E sempre Marc Chagall è l’amico-pretesto che mi ha permesso di far conoscere a piccoli e grandi la cultura e la religione ebraica e la figura di Gesù attraverso il colore e un modo di dipingere quasi infantile.

Ma anche il racconto della creazione della Genesi abbinato al mito cinese di Pangu e al Cantico delle creature sono elementi che portano a parlare di Dio e della sua opera di amore per noi dopo aver ovviamente creato con la creta, animali, piante e tutto quello che era presente nell’Eden.

E la favola di Topo Federico (dello scrittore ebreo Leo Lionni) che raccoglie i raggi del sole, i colori e le parole e poi le mescola tutte insieme non son forse lo spunto per parlare di san Francesco e del suo modo di comporre il cantico di frate sole?

E il trovarsi nelle calde sere di estate a bere uno “Spritz d’autore” insieme dopo aver spiegato brevemente un quadro del nostro museo e aver impostato su di esso un’attività di gioco per gli adulti non vi sembra simpatico e coinvolgente?

Ma al di là delle esemplificazioni concrete questo modo di operare con piccoli e grandi attraverso la cultura e la creatività è solo un momento di semina, il raccolto avviene “on the road”, dove l’incontro e lo scambio di parole ti conducono lontano, al di là dell’arte e della cultura, dove il Bello ed il Vero ti aspettano per sorriderti e raccontarsi.