Si parla qui di tre frati: a padre Edoardo Spiessens è stata intitolata una via a Fidenza; padre Corrado Ronzoni ci ha lasciati il 21 dicembre 2012; di frate Diego si racconta un fioretto cappuccino.
Nazzareno Zanni
Via Padre Edoardo Spiessens
Una strada intitolata ad un cappuccino molto particolare
Benemerenza per i suoi principi
Non è di tutti i giorni vedersi intitolare la via di una città. Non una delle vie del centro cittadino, perché già occupate da altri personaggi illustri, ma una nuova strada della periferia, costruita per consentire una viabilità maggiore.
L’8 novembre 2012, una delibera del Comune di Fidenza aveva così stabilito: «L’Amministrazione Comunale, in seguito all’apertura della nuova viabilità di ingresso al centro abitato di Fidenza, intende procedere alla denominazione di tale area di circolazione.
L’Amministrazione ha valutato che questa area di circolazione possa essere intitolata a padre Edoardo Spiessens, Padre della Congregazione dei Cappuccini, portatore di importanti valori, che ha rappresentato un importante conforto spirituale per la comunità fidentina nel periodo dal 1972 al 1999 (anno in cui è deceduto, proprio a Fidenza), in modo da conferire risalto alla memoria di questa persona che ha acquisito particolare benemerenza per i suoi princìpi e il suo operato. Ritenuto che l’intitolazione riguarda un personaggio di particolare rilevanza e valenza sociale, soprattutto per la comunità fidentina,
Fidenza, l’antico Borgo San Donnino, è una cittadina nella bassa parmense, vivace e accogliente, che negli ultimi anni ha visto sorgere nuovi insediamenti di famiglie. Quando il Sindaco della città ha scoperto la targa segnaletica di una strada che fa da collegamento tra la città e la tangenziale, consentendo anche una più agile circolazione con le frazioni fidentine di Castione e di Bastelli, gli immigrati degli ultimi anni potrebbero chiedersi chi fosse mai quel cappuccino, di nome padre Edoardo Spiessens, ormai in paradiso dal
Eppure se si interroga la gente di Fidenza chi fosse quel frate, la risposta è unanime: un frate che parlava un italiano approssimativo, che si recava, in sella a una bicicletta e con due sporte di verdura al manubrio, nelle case dei poveri e dagli ammalati, per portare oltre che il conforto del vangelo, anche quello, quanto mai prezioso, del suo lavoro. Vegetariano di strettissima osservanza, coltivava egli stesso nell’orto del convento la verdura, e con questa sfamava se stesso e tanti altri poveretti e malati che non se la potevano permettere, tentando pure di convincerli a infoltire quella fetta di vegetariani incalliti che della carne non vuole neppure sentirne pronunciare il nome. E così per ventisette anni. Con i confratelli era alquanto parco di parole: «I deve andare», diceva, e così aveva detto tutto. Poi di fretta montava sulla bicicletta e correva dove la carità lo chiamava.
Circense, obiettore, marito e sacerdote
Edoardo - Rick era il suo nome di battesimo - nella sua vita aveva fatto un po’ di tutto, e sempre fuori dal quotidiano. Da giovane, quando era ancora nella sua terra natale (Fiandra belga), si era aggregato anche a un circo, vivendo la vita nomade dei circensi. Era stato arrestato e anche imprigionato per le sue idee pacifiste e per il suo diniego a svolgere servizio militare. Sentendosi chiamato al sacerdozio, fece numerosi tentativi per entrare in seminario, ma era sempre stato respinto come non idoneo, forse perché i superiori temevano di non riuscire a “domarlo”. Che il Signore lo chiamasse per un’altra strada? Così conobbe una giovane atea, Martha, nella quale egli vide l’anima gemella. Con l’aiuto di Rick, Marta scoprì la fede e la nuova coppia divenne una testimonianza viva dell’amore verso i poveri. Con la moglie Martha, da cui non ebbe alcun figlio, fece per ben due volte, andata e ritorno, il viaggio avventuroso Belgio-Roma con un «carretto a mano», attraversando più volte le Alpi a piedi e dormendo sempre all’addiaccio: il primo, più breve - cinque mesi -, per celebrare l’Anno Santo del 1950; il secondo, della durata di un anno, arrivato a toccare anche Fatima, nel 1951-52. Con la morte di Marta nel 1958 per malattia incurabile, riprese in mano l’antica vocazione: farsi sacerdote. Bussò a tante porte: alcune non si aprirono nemmeno, altre si schiusero con un piccolo quanto inutile spiraglio, con la conclusione che nessuno voleva tra i piedi quel giovane non più giovane, magro da far paura, debole di costituzione, sovversivo, pacifista, obiettore di coscienza e vegetariano. Ma la sua testardaggine si dimostrò ancora più forte dei dinieghi. Il viaggio che lo portò a San Giovanni Rotondo fu decisivo: là incontrò padre Pio che lo incoraggiò, e padre Raffaele da Mestre, cappuccino della Provincia religiosa di Parma, che lo ascoltò e lo rincuorò. Così, quando nel 1966, bussò alla porta del convento dei Cappuccini di Parma, fu accolto a braccia aperte. Pur faticando a parlare l’italiano, e tanto meno il latino, riuscì a completare gli studi più sulla fiducia che su quello che gli insegnanti riuscivano a comprendere al momento degli esami. Ma la sua tenacia alla fine ebbe la meglio: nel
Un segno di solidarietà
Un’anticipazione della dedicazione a lui del nuovo tracciato stradale era già stata fatta il 15 settembre 2012, una giornata piena di vento, in occasione dell’apertura della strada e in quell’occasione il Sindaco non aveva fatto mistero del proposito di intitolarla al padre Edoardo Spiessens: «Abbiamo pensato, considerando la vicinanza al cimitero, luogo forte di una città, dove tante persone hanno i loro cari, i loro affetti e i loro amori, di intitolare questa strada a una figura che a Fidenza ha lasciato un segno nel campo della solidarietà, dell’impegno, del rapporto con la gente, nella sua sobrietà, per il suo stile, per la sua passione nello stare in mezzo alla gente, che è padre Edoardo Spiessens. Faremo l’intitolazione ufficiale della strada prossimamente, perché stiamo aspettando il completamento del procedimento amministrativo con la prefettura».
L’inaugurazione della targa segnaletica da parte del Sindaco Mario Cantini è finalmente avvenuta il 3 marzo 2013. Il discorso ufficiale del primo cittadino della città ha sottolineato ancora una volta il segno profondo lasciato da padre Edoardo a Fidenza: «Un autentico personaggio che ha donato tanto amore al prossimo, testimoniando con la sua vita valori come la fraternità e la solidarietà». Anche la voce dei cappuccini si è fatta sentire nel ricordare la figura del confratello a cui la nuova via era dedicata, non senza rilevare come il nuovo tronco stradale fosse privo di pista ciclabile: chi non sapeva come la bicicletta fosse il mezzo di locomozione preferito, anzi unico, di padre Edoardo?
Così alla periferia di Fidenza c’è ora una strada, che la popolazione chiamerà: «Via Spiessens», pronunciando il nome scritto com’è. Ma padre Edoardo non se la prenderà di certo, perché anche lui pronunciava i nomi della gente alla fiamminga, senza che nessuno lo correggesse o se ne avesse a male.