I piccoli soggetti della storia

 Onestà nella rilettura storica per allargare l’attenzione alla gente comune 

di Elia Orselli
della Redazione di MC 

Immagine orselliUna storia nuova 

Non è semplice parlare di onestà nella rilettura della storia. Non è semplice perché la regola di fondo pare quasi banale: uno storico è onesto quando fa bene il suo mestiere. Cosa significa quindi fare bene il mestiere di storico? Ammetto che non sono la persona più titolata per dirlo: sono ancora uno studente, il mio primo lavoro di ricerca - ancora in corso - è la tesi di laurea. Fortunatamente ho trovato aiuto presso Marc Bloch, che con la sua Apologia della storia o Mestiere di storico ha messo per iscritto le basi del modo odierno di studiare questa strana materia.

 Cominciamo con lo sgombrare il campo da alcuni equivoci, il primo dei quali è frutto della scuola. Fare storia, specialmente oggi, non significa stilare cronologie di date e fatti uno dietro l’altro. Immagino sia esperienza fin troppo comune, vissuta da più o meno tempo, aver dovuto imparare a memoria le gesta di imperatori, i nomi di battaglie e i luoghi di trattati di pace, tutti corredati dalla loro bella data più o meno precisa.

 Senza ovviamente rinnegare il passato né gettarlo alle ortiche, la storia oggi è cambiata radicalmente. L’École des Annales di Bloch e Febvre, fondata nel 1929, ha aperto la porta alla nouvelle histoire. Quale la novità di questa storia? Il soggetto. Non più i grandi governanti e le battaglie come centro esclusivo dello sguardo dello studioso, non più quindi la minima parte della società, ma i piccoli. Gli uomini, le donne, i bambini diventano i soggetti interessanti; la vita, le idee, gli usi assurgono ad oggetto della ricerca. In campo scientifico l’innovazione degli Annales è stata prorompente e pressoché universale, ma questo sguardo estremamente vicino alla logica del vangelo - purtroppo - ancora fatica a trovare il proprio posto nell’istruzione scolastica, dato che troppi insegnanti, spalleggiati da editori che ripropongono il confortante schema tradizionale, continuano a portare avanti l’insegnamento di un passato fatto di soli imperatori, grandi politici e battaglie.

 L’orco sulle tracce dell’umano 

Lo storico che lavora a questa nuova storia è un po’, parola di Bloch, come «l’orco della fiaba» che va alla ricerca della carne umana annusando in qua e in là. Le paludate fonti ufficiali, dalle grandi cronache agli archivi dei sovrani, non sono infatti più sufficienti.

 Non basta più stilare elenchi di date salienti: bisogna saper ascoltare tutte le tracce possibili che si nascondono nei resti del passato. Tutto è importante, dai lasciti nel linguaggio ai reperti archeologici, dalle testimonianze volontarie ai diari privati che per caso si sono conservati, dai dipinti nei musei ai racconti della tradizione; persino le cronache e i documenti dei sovrani tornano utili, anche se letti con l’intento di scovare in essi le tracce silenziose dei nuovi soggetti della storia.

 Il bravo storico, dice bene Hubert Jedin, «è in grado di riferire soltanto ciò che trova e solo quel tanto che trova nelle fonti correttamente interpretate».

 Lo studioso deve sapere vagliare gli elementi, ben sapendo che i testimoni non devono essere per forza creduti sulla parola: spesso nelle fonti, volontarie o meno, si insinuano degli “inganni” che vanno smascherati e dei quali è necessario scoprire le origini.

 Esemplare mi sembra il caso in cui mi sono imbattuto proprio oggi, anche se non per ragioni professionali. Scrivo questo articolo a pochi giorni dall’elezione di papa Francesco, proprio ieri ha concelebrato la messa pro Ecclesia con i cardinali. Rileggendo l’omelia nella versione ufficiale nel sito web del vaticano si scopre che le parole «ONG pietosa» sono diventate «ONG assistenziale», quando l’audio originale è facilmente reperibile. Un solerte funzionario ha quindi pensato di fare cosa buona aggiustando il testo papale, ma così facendo ha prodotto uno dei tanti falsi pronti per essere oggetto di indagine degli storici di domani.

 Il giudizio imparziale

 C’è un altro criterio cardine, che è quello del giudizio. Un bravo storico, deve essere un bravo esaminatore, capace di guardare e spiegare gli elementi, senza d’altra parte mai voler emettere sentenze. Non è semplice. In molti casi è complicato essere sufficientemente distaccati - sia studiando la contemporaneità, sia pure guardando al passato - per non propendere per una parte. Altrettanto difficile, in verità, sarebbe essere capaci di giudicare - ma a quale scopo? - perché presupporrebbe di avere gli strumenti per elaborare un fatto non con i canoni di oggi, ma con quelli dell’epoca in cui l’evento è accaduto.

 Attenzione alle fonti, discernimento, osservazione sono i fattori fondamentali nella rilettura della storia. E quando lo storico li applica con pazienza è onesto.

 Ciò, sia ben chiaro, non garantisce che il prodotto della ricerca sia corretto o che mai possa essere confutato o rivisto. Basterà che una fonte rimasta celata venga a galla perché un lavoro onesto richieda di essere rivisto. La storia, scienza degli uomini nel tempo, è sempre in cammino. Non ci resta che guardarla con onestà, evitando di trasformarla nella bandiera per le proprie recriminazioni o per il proprio tornaconto.