Image 251Il Piccolo Principe

un libro di Antoine de Saint-Exupéry
Bompiani, Milano 2000, pp. 121

Ponete il caso che un giorno o l’altro vi capiti di transvolare il Sahara con un aereo monoposto, di avere un’avaria al motore e di restare soli sperduti in mezzo al grande deserto. Non c’è da disperarsi o preoccuparsi e non maledite nessuno (tantomeno voi stessi), anzi siate felici perché lì, nella solitudine, farete un incontro che vi cambierà la vita: conoscerete il Piccolo Principe. È un po’ questo, mi pare, il testamento che ci ha lasciato Saint-Exupéry: un ragazzino che sa quali sono le cose importanti: le rose, le stelle, il grano, i vulcani. Un ragazzino che sta lì, nel cuore della nostra solitudine, e ci ricorda qual è l’essenziale di questo nostro pazzo mondo.

Avrò letto Il Piccolo Principe una dozzina di volte e non riesco a fare a meno, quando ce l’ho sottomano, di farmi catturare dalle sue parole, così semplici, così straordinariamente pure e pulite. E ogni volta che lo sfoglio non riesco a fare a meno di darmi dello stupido. Già. Ogni volta la stessa cosa: leggo qualche pagina, mi fermo, alzo la testa, fisso il vuoto e riprendo in mano la mia storia e mi chiedo: quante volte in un giorno mi scordo cos’è essenziale? Quante volte l’ho fatto oggi? E la risposta è sempre la stessa: sono uno stupido. Insomma, dai, è inutile giustificarsi, è così. Scopro un nuovo pianeta nell’universo e non mi chiedo “ci saranno lì le farfalle?”, ma “quanto pesa?”, “che traiettoria ha?”. Vedo il disegno di un boa che ha appena mangiato un elefante e (ahimè) mi sembra un cappello. Precipito nel deserto del Sahara e mi affanno a cercare di riparare il motore dell’aereo, anziché curarmi del Piccolo Principe che mi chiede di disegnargli una pecora.

Che stupido che sono. Figlio di questo nostro pazzo mondo che calza gli occhiali per vedere bene e parla veloce per farsi ascoltare. È incredibilmente assurdo, non trovate? Saremmo tutti senza speranza, ma per fortuna c’è lui, il Piccolo Principe, che ci aspetta nel deserto del nostro cuore per chiederci un disegno, senza darci risposte né niente, solo ricordandoci quanto belle sono le stelle del cielo e quanto è giallo il colore del grano. E questo è tutto quello che basta. (Pietro Casadio)