Questa volta parliamo di frati: l’occasione è offerta da un corso di formazione ad Assisi, organizzato dalla Conferenza degli Assistenti spirituali Ofs d’Italia, seguita da una semplice riflessione sui nostri Ministri provinciali.
Elisabetta Fréjaville
Assistenti si diventa
Un corso per la formazione degli assistenti della famiglia francescana
Reciprocità
Nel gennaio 2013, ad Assisi, il XIV Corso nazionale di formazione per gli assistenti Ofs GiFra e Araldini, ha visto riuniti oltre cento frati appartenenti alle tre famiglie del Primo Ordine e TOR. Il tema “Damme fede diritta” con sottotitolo “Assistente e assistenza in crisi?” invitava a riflettere sul ruolo e sull’identità attuale dell’assistente spirituale, oggi chiamato ad essere sempre più Accompagnatore fraterno delle nostre Fraternità, e sul valore che i frati devono tornare ad attribuire a questo servizio, da sempre richiesto nella loro interazione con i francescani secolari.
È risuonata spesso la parola reciprocità, dalla prima relazione di suor Elena Bosetti all’omelia di chiusura in Santa Maria degli Angeli del vescovo francescano Rodolfo Cetoloni: l’evangelizzatore deve lasciarsi evangelizzare, l’annuncio deve partire dall’ascolto, come ci insegna Gesù nel suo incontro con la samaritana e con i discepoli di Emmaus, senza aver paura di perdere tempo con un numero ridotto di persone. Il rimando è ad un’assistenza umile, che comincia chiedendosi quale sia il bisogno della fraternità con cui si è in cammino: giovane, adulta, anziana, piccola, numerosa, assetata di Dio, impegnata nel mondo, etc. Francesco ha sentito il fuoco divorante e trasformante che gli ha permesso di accendere gli altri: siamo disposti noi a lasciarci rapire e ferire dal Signore? Sono disposti i frati a vedere nei francescani secolari dei fratelli e delle sorelle che, sulla base della loro esperienza nel mondo, possono trasmettere loro la ricchezza di vivere la fraternità e la misericordia?
Come ha ricordato l’assistente generale Ofs, fra Amando Trojllo,
Gioiosi testimoni
Nella tavola rotonda moderata da fra Paolo Grasselli, presidente della Conferenza degli Assistenti dell’Emilia-Romagna, fra Prospero Rivi, segretario generale MoFra, ha ricordato l’importante funzione del laicato francescano di stimolo per i frati ad essere «gioiosi testimoni del vangelo e della vita vissuta in fraternità», raccomandando che la consapevolezza dell’unità ed unicità della grande famiglia francescana, nei suoi tre Ordini, sia specificamente trasmessa ai religiosi sin dai primi anni di studi. Dobbiamo chiedere fede certa e robusta per accettare di vivere evangelicamente da fratelli, che è oggi l’ingrediente più prezioso per andare verso la santità, dovendo gestire le nostre povertà ed accogliere quelle del fratello senza scandalizzarci; solo quando Francesco ha accettato di avere fratelli affaticati e stanchi (così diversi dall’ideale che sognava) ha ricevuto il dono di conformarsi ancor più a Cristo.
Il presidente Ofs nazionale, Remo Di Pinto, richiamando dal Testamento “il dono dei fratelli e poi la sequela del vangelo” ha ribadito l’importanza che l’assistente spirituale si senta «fratello fra fratelli di pari livello, tutti chiamati a vivere il vangelo alla maniera di Francesco, seppur nei modi diversi dettati dal nostro stato di vita». Per questo i francescani secolari hanno bisogno di frati che incarnino una radicalità evangelica in cui poterci specchiare, che siano testimoni visibili e credibili dello sforzo e della gioia di vivere la continua conversione e ricerca dello spirito di fraternità, a cominciare dalla propria realtà religiosa di appartenenza: «un assistente che cammini con noi - a passo d’uomo, fianco a fianco - ricco della sua specificità che non deve temere di vedere sminuita», riconoscendoci reciprocamente dono del Signore.
Nelle occasioni previste di confronto e condivisione sono state approfondite le provocatorie domande dei numerosi relatori, riferendosi alle personali esperienze dei presenti, anche con riguardo alle relazioni fra assistenza Ofs e GiFra nelle diverse regioni. Se dovessimo fare una sintesi per gli assenti, potremmo dire: «Cari frati, aprite le porte dei vostri conventi, delle vostre fraternità, dei vostri cuori alle altre Famiglie francescane, alle sorelle e ai fratelli, laici e religiosi, di ogni età e stato di vita; condividiamo le nostre esperienze di ricchezza e povertà, amandoci per questo con reciproca misericordia, per camminare insieme su nuove vie di evangelizzazione».