Profezie, visioni e sogni per il bene comune

Su persone di ogni età opera la forza divina dello Spirito

di Piero Stefani
biblista

Image 026Il giorno del Signore

Il libro di Gioele (secondo l’etimo «Yhwh è Dio») non è tra quelli più letti della Bibbia. Per quanto sia breve, la sua frequentazione è piuttosto scarsa. Tuttavia alcuni suoi passi sono ben conosciuti o perché citati nel Nuovo Testamento, a iniziare dall’ampio stralcio riportato nel discorso di Pietro il giorno di Pentecoste (At 2,17-21), o perché letti nella liturgia (per es. il Mercoledì delle ceneri) o per la comparsa di un nome, Giosafat, il quale, peraltro, viaggia quasi autonomo rispetto alla sua fonte. Quel termine, secondo l’etimo «Yhwh giudica», è stato collegato, nella storia successiva, al luogo dell’ultimo giudizio sui vivi e sui morti (cf. per es. Dante, Inferno, X, 9-12), significato privo di riscontro nel testo originale.

Il libro è diviso in due parti: la prima è costituita da un lamento per la catastrofe che si è abbattuta sul popolo; a esso seguono accenti penitenziali a loro volta gratificati da una risposta benevola da parte del Signore (1,1-2,7). La seconda è un oracolo di salvezza che contiene la promessa del dono dello Spirito, la restaurazione d’Israele e la condanna delle genti (3,1-4,21). In tutto il libro è presente il tema profetico del «giorno del Signore», tempo contraddistinto da un intervento diretto da parte di Dio per salvare il suo popolo e sconfiggerne i nemici (Am 5,18-20). In testi più recenti l’espressione sarebbe stata usata per indicare il giudizio che si abbatterà sulle nazioni straniere responsabili di soprusi contro il popolo ebraico (cf. per es. Is 13,1-19,17; Sof 2,4-15). L’autore si qualifica semplicemente figlio di Petuèl senza fornire alcun riferimento cronologico. Specie la parte penitenziale del libro presuppone l’esistenza del tempio di Gerusalemme. Il particolare induceva in passato ad ascrivere il testo a un’epoca anteriore all’esilio babilonese. Di contro oggi si è sostanzialmente concordi nell’assegnare il libro a un’epoca post-esilica. Il tempio a cui ci si riferisce sarebbe perciò il secondo e non il primo.

Ad ogni età

Tra le peculiarità del breve scritto vi è la ripetuta attenzione riservata alle età della vita e al trascorrere delle generazioni. Il tema è presente fin dalle righe iniziali: «Udite questo anziani, porgete l’orecchio, voi tutti abitanti della regione. Accadde mai una cosa simile ai giorni vostri o ai giorni dei vostri padri? Raccontatelo ai vostri figli e i vostri figli ai loro figli, e i loro figli alle generazioni seguenti» (Gl 1,1). «Radunate il popolo, indite un’assemblea solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli, i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua camera e la sposa dal suo talamo» (Gl 2,16). «Dopo questo io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo (alla lettera “carne”) e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; e i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (Gl 3,1).

Lo snodarsi delle generazioni e delle età della vita coinvolge il racconto degli interventi di Dio (tanto punitivi quanto salvifici), gli atti penitenziali connessi all’ammissione della propria colpa, la promessa di uno spirito profetico che si riverserà su tutto Israele. Siamo di fronte a un soggetto comunitario preso non già in modo compatto bensì articolato secondo i tempi, i momenti e le condizioni (maschi, femmine) propri di ciascuna delle sue componenti. Questa prospettiva è stata riproposta in un modo esistenziale e pastorale da Carlo Maria Martini: «Nella predica di Pentecoste, Pietro riprende (…) le parole del profeta Gioele del IV secolo a.C. e racconta l’opera dello Spirito Santo in tre fasi della vita, ognuna differente: “i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno sogni”. I “figli e figlie” saranno profeti significa che essi devono essere critici. La generazione più giovane verrebbe meno al suo dovere se con la sua spigliatezza e con il suo idealismo indomito non sfidasse e criticasse i governanti, i responsabili e gli insegnanti. In tal modo fa progredire noi e soprattutto la Chiesa. Il profeta dice poi che la generazione di mezzo, vale a dire coloro che sono responsabili, avrà delle visioni. Un vescovo, un parroco, una madre, un imprenditore: essi dovrebbero avere degli obiettivi per una comunità, una famiglia, un’azienda (…). Il profeta rammenta agli anziani che devono trasmettere i sogni e non le delusioni della loro vita» (Gesù, il Mulino, Bologna 2012).

Image 030Varietà di forme

Le annotazioni di Martini sono suggestive e toccanti, specie là dove, in un’intensa riga, ci si riferisce all’età che riguardava più da vicino il vecchio cardinale. Le considerazioni esistenziali trasferiscono su un piano umano quanto nell’antico profeta era invece coniugato in relazione all’azione dirompente di Dio. Lo spirito (ruach) è una forza che piomba sugli individui e li trasforma. Non scende in modo generico, tocca questo o quello anche se in vista di un’azione che riguarda tutti. Profezia, visioni e sogni, nel linguaggio biblico, sono modi strettamente imparentati tra loro per indicare la maniera in cui il Signore manifesta la sua presenza e compie i suoi propositi. Come i carismi, di cui avrebbero parlato soprattutto le lettere di Paolo (cf. 1Cor 12;14,1-24), anche la profezia presuppone una varietà di forme a vantaggio dell’intera comunità: sarà di tutti, ma non di tutti allo stesso modo.

La profezia di Gioele proietta nel tempo ultimo del «giorno del Signore» il desiderio che fu di Mosè. Nel libro dei Numeri si legge che Mosè, su ordine di Dio, radunò settanta anziani davanti alla tenda del convegno; essi avrebbero dovuto aiutarlo a condurre il popolo. Il Signore aveva promesso di togliere un poco dello spirito che era su Mosè per distribuirlo a loro. Così avvenne ed essi iniziarono a profetizzare. Due dei convocati, Eldad e Medad, non si erano però presentati. Lo spirito li raggiunse ugualmente, nonostante il fatto che fossero restati nell’accampamento. Pure loro si misero a profetizzare. Giosuè lo riferì a Mosè dicendogli di far smettere quei due “irregolari”. Questa fu la risposta: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito» (Nm 11,29). Il sogno del vecchio Mosè si è trasformato in profezia (o visione) in Gioele. Figli e figlie, giovani e anziani formuleranno profezie, avranno visioni e sogni. Vale a dire sapranno che nella loro vita opera una forza che solo Dio può dare.