Il Segretariato Attività Ecumeniche (SAE) gode di una caratteristica del tutto unica in Italia: quella di essere una Associazione interconfessionale, cioè di cristiani appartenenti a diverse chiese, che ha per fine la promozione dell’Ecumenismo nel nostro paese.

Barbara Bonfiglioli

Image 240Coerenti al vangelo

SAE: un’associazione di cristiani per la promozione dell’ecumenismo in Italia

di Roberto Ridolfi
del SAE di Bologna

 Rapporti veramente fraterni

Il numero sempre più cospicuo di diverse comunità cristiane in Italia che si affiancano alla chiesa cattolica rende ormai urgente anche sul piano pastorale quell’impegno ecumenico che Giovanni Paolo II nella sua enciclica definiva «irrevocabile e irreversibile» per tutta la Chiesa. Si tratta di impegnarci in un cammino, sorto per impulso dello Spirito Santo, che richiede rapporti nuovi tra i cristiani e tra le chiese, fatti di amicizia e solidarietà al posto degli antichi pregiudizi e ostilità, di testimonianza comune nel mondo, e soprattutto di sincera conversione a Cristo. La sua preghiera al Padre per l’unità dei suoi discepoli (Gv 17,21) è il suo testamento spirituale, il pungolo che sempre deve sollecitare tutti i cristiani per realizzare rapporti veramente fraterni: «da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri» (Gv 13,35). L’ecumenismo, cioè la ricerca instancabile dell’unità dei cristiani, sta dunque al cuore del Vangelo. Non possiamo pensarlo come un ‘optional’ di cui occuparci, semmai, dopo gli impegni pastorali consueti e assorbenti della catechesi, della liturgia, della carità; o ritenerlo un impegno riservato in modo esclusivo ai cristiani più preparati. Proprio quel testamento spirituale di Gesù ha costituito la vocazione e la bussola di Maria Vingiani, straordinaria pioniera veneziana, che nel 1964 ha fondato il SAE a Roma, dove era stata chiamata da papa Giovanni XXIII quando aveva indetto il Concilio Ecumenico Vaticano II. Nel fervido e fecondo periodo conciliare fu preziosa collaboratrice del card. Agostino Bea, il presidente del Segretariato per l’unità dei cristiani e l’uomo che più si adoperò perché il Concilio intraprendesse un cammino del tutto nuovo nei confronti degli Ebrei. Anzi fu proprio Maria Vingiani che, per l’amicizia che la legava a Roncalli suo ex Patriarca e al suo segretario mons. Loris Capovilla, procurò l’incontro dello storico ebreo J. Isaac (la cui famiglia era stata sterminata ad Auschwitz) con papa Giovanni e fu l’inizio della svolta più grande («La donna che fece incontrare il papa e l’ebreo»: Osservatore Romano 15/6/2010). Pochi giorni dopo infatti, Roncalli cominciò col cancellare l’espressione “perfidi giudei” dalla liturgia cattolica del venerdì santo.

Con l’impegno diretto dei laici

E proprio questi fatti sono nel DNA del SAE, che nel suo statuto così si definisce: «Associazione interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo, a partire dal dialogo cristiano-ebraico». Attualmente ha sede legale a Milano, ha una presidente e un Comitato Esecutivo (Maria Vingiani è presidente onoraria a vita) e la sua attività ecumenica è strutturata attraverso i gruppi locali che sono presenti in moltissime città d’Italia e godono di ampia autonomia nelle proprie scelte operative. L’associazione si avvale di consulenti (teologi di diverse confessioni) ma volutamente non ha assistenti ecclesiastici, né imposti dall’alto né scelti dal basso. In questo modo valorizza pienamente la responsabilità del credente laico e il suo impegno diretto nel cammino ecumenico; è indipendente dalle rispettive chiese e strutture ecclesiastiche dovendo però provvedere alla propria autonomia con l’autofinanziamento.

Obiettivo primario del SAE è la formazione ecumenica, ma non pensata in modo libresco e astratto:

l’ecumenismo non si può fare a tavolino. Le occasioni di formazione sono piuttosto contesti vitali di incontro, di amicizia, di dialogo alla pari, di approfondimento. Possono essere semplici riunioni, convegni o addirittura Sessioni di formazione che durano una settimana (annualmente svolte da 50 anni!), dove la gioia di conoscersi tra diversi non è meno importante degli approfondimenti spirituali o teologici. A questo “laboratorio del dialogo in Italia” hanno contribuito innumerevoli persone, e ne sono state assidue presenze molti tra i più noti esponenti del dialogo ecumenico (quali ad es. il card. Carlo Maria Martini, Enzo Bianchi, Paolo Ricca) che capita di ascoltare anche alla radio nella bella trasmissione “Uomini e profeti” di Gabriella Caramore, anch’essa socia SAE.

Image 247L’intento educativo

Recentemente l’associazione ha pensato di offrire una nuova iniziativa, mettendo a disposizione la propria lunga esperienza nel campo della formazione e l’ha chiamata “il SAE per la scuola: schede didattiche per il lavoro in aula”. Consiste nell’avere commissionato e messo nel proprio sito web nazionale (www.saenotizie.it) delle schede snelle e rigorose sulle diverse confessioni cristiane presenti in Italia e pensate innanzitutto per gli insegnanti. Gli autori che le hanno preparate sono qualificati rappresentanti delle diverse confessioni e hanno un accurato taglio didattico ed ecumenico insieme. L’intento e l’urgenza di “entrare” nel prioritario mondo della formazione scolastica si affianca alla constatazione che negli insegnamenti curriculari mancano approfondimenti specifici delle diverse tradizioni religiose confessionali, secondo un approccio ecumenico, e questo non sempre per la mancanza di competenze del corpo docente quanto piuttosto per la carenza di opportuni strumenti didattici. Nella regione Emilia-Romagna i gruppi SAE sono presenti e molto attivi a Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna. Non potendo qui trattare nel dettaglio le varie iniziative promosse a Bologna, invito il lettore a visitare il sito www.saebologna.gruppisae.it mentre mi soffermo brevemente a descriverne una molto particolare. Da ormai 35 anni il SAE locale e la Chiesa metodista di Bologna promuovono regolarmente il Gruppo Biblico Interconfessionale. Ogni anno viene letto un libro della Bibbia, alternando Antico e Nuovo Testamento; l’anno in cui si legge l’AT viene invitato anche il rabbino di Bologna. Dai primi anni in cui era prevalente il confronto teologico a partire da passi biblici, si è fatto successivamente sempre più forte il desiderio di mettere al centro l’ascolto della Parola di Dio, confrontandosi piuttosto col testo in esame, pur consapevoli dell’antico adagio «la Bibbia chiusa unisce i cristiani, la Bibbia aperta li divide». Invece, in un contesto che negli anni si è fatto sempre più ecumenico con la presenza anche di ortodossi, anglicani e protestanti di diverse denominazioni, sono sorte solide amicizie fraterne, di cui ringraziare il Signore. Con il passare degli anni si è potuto fare la bellissima esperienza di come l’interpretazione delle Scritture sia cammino di unione tra i cristiani. E si è fatto sempre più forte il convincimento che più si va a fondo nella ricerca sulle Scritture, più si colgono le possibilità di dialogo, di apertura, di comprensione dell’altro e, soprattutto, si scopre che le ragioni della divisione, per quanto possano apparire teologicamente agguerrite, in ultima analisi contraddicono sempre il vangelo.