Il Consiglio della Fraternità Ofs dell’Emilia-Romagna ha lavorato nel 2012 alla stesura delle Linee formative delle Fraternità Ofs che, partendo dai contenuti di numerosi documenti e da una vasta bibliografia, propongono un cammino comune di riflessione sulla formazione come strumento importante per la continua conversione, attraverso la definizione dei suoi obiettivi e metodi.

Elisabetta Fréjaville

Image 170La formazione come relazione e progetto

di Morena Sacchi e Valentina Giunchedi
della Commissione Formazione del Consiglio Ofs dell’Emilia-Romagna Elisabetta Fréjaville

Il 2 dicembre 2012 a Bologna si è svolta l’Assemblea dei Consigli locali delle Fraternità Ofs dell’Emilia-Romagna che ha concluso un lungo cammino di riflessione sulla formazione. La Chiesa e l’Ordine in questi anni, unitamente alle veloci e continue trasformazioni in ambito sociale e culturale, pongono sempre nuove sfide. Noi intendiamo raccogliere questa sfida come un’occasione per ravvivare la fiamma del nostro carisma e per riprendere, con rinnovato slancio ed entusiasmo, il cammino di sequela del Signore Gesù. La giornata giunge al termine di un percorso che ci ha visto riflettere su identità e ruolo dei membri del Consiglio (con fra Adriano Parenti nel dicembre 2011) e sulla Regola come codice di comunione (con Remo di Pinto nel maggio 2012). Il 2 dicembre padre Dino Dozzi ha risposto a tre domande intimamente collegate tra loro.

 Quale fraternità vogliamo costruire?

È necessario costruire una fraternità in cui le relazioni non sono un optional ma la scelta: accogliere il vangelo significa vivere una fraternità evangelica che presenti a tutti l’invito e la possibilità di vivere con gioia e riconoscenza da figli di Dio e da fratelli tra di noi. Una fraternità avrà uno stile francescano se non punta alla sopravvivenza, ma alla vitalità nel contesto di una società che sta cambiando rapidamente mentalità, punti di riferimento e quadro di valori; sarà capace di sentire ogni fratello e sorella come dono di Dio, da non abbandonare mai, dove tutti «di buon grado si servano e si obbediscano vicendevolmente» (Rnb V, 14). C’è bisogno di fraternità che sappiano guardare lontano, volare alto, darsi grandi obiettivi.

 Quale formazione vogliamo darci?

Per questo è necessaria una formazione che faccia spazio a tutti, che incoraggi il ritorno a casa dei fratelli più giovani, dei fratelli maggiori, dei responsabili che per motivi diversi si sono allontanati o sono solamente “affaticati”; solo così si scoprirà che ci si aspetta a vicenda. Dobbiamo ritrovare le ragioni dello stare insieme nella fraternità, riscoprendone nella comunicazione fraterna la migliore qualità, recuperando tutti il prendersi cura gli uni degli altri, come suggerisce una vecchia canzone di Battiato: «Sei un essere speciale ed io avrò cura di te», bisognoso e meritevole di cura speciale.

Image 176 Quale progetto formativo utilizzare?

Lo scopo del progetto formativo, concretamente adeguato, dovrebbe essere: creare, incoraggiare, coordinare iniziative e attività di animazione tendenti a far crescere la qualità della vita fraterna. Ogni gesto, ogni aspetto, ogni attenzione, ogni programmazione, ogni momento che metta in evidenza che la fraternità è sia soggetto che oggetto della formazione, aiuterà la fraternità a crescere per diventare sempre più e meglio ciò che deve essere e aiuterà la formazione stessa ad essere più autentica e più efficace. Ogni nostra fraternità potrebbe divenire un “luogo francescano” di cultura e di evangelizzazione, prima di tutto per la fraternità stessa e per l’ambiente circostante, composta da francescani secolari nuovi per un mondo vecchio, aperti per un mondo chiuso: dei francescani secolari con lo Spirito di Assisi.

 Spunti per una formazione personalizzata

Il Ministro regionale ha poi cercato di attualizzare concretamente quanto esposto da padre Dino. Siamo tutti diversi eppure in molti tratti simili. Camminiamo al fianco l’uno dell’altro, chiamati ad un’attenzione reciproca. Non esiste una risposta uguale per tutti i bisogni, anche formativi; qualunque sia l’offerta formativa è necessario impegno, attenzione e creatività affinché si possa elaborare una risposta. Le diverse sensibilità e percezioni fanno cogliere sfumature diverse da uno stesso evento o da una medesima proposta. La formazione è alla base della nostra crescita, deve essere pensata e rispondere ai bisogni di crescita umana-cristiana-francescana. Questo è fondamentale affinché ognuno possa realizzarsi quale prodigio fatto e pensato dal Signore. Una formazione pensata, che permetta di mantenere il nostro obiettivo di crescita costante, necessita di strumenti che consentano di trasformare ciò che si ascolta in un vero e proprio stile di vita.

La lettura del testo nazionale, ad esempio, è importante ma non può essere fine a se stessa; prima deve essere fatta una lettura dei bisogni, delle sensibilità, attenzioni e inclinazioni della fraternità. Si possono poi estrapolare parole chiave che possano essere approfondite, attualizzate e rese accattivanti per tutti attraverso nuovi canali comunicativi: siti internet, bibliografia, documenti della Chiesa, cinematografia, discografia, testimonianze, esperienze di altre realtà e/o di altre fraternità.

Ognuno è particolarmente sensibile ad un canale comunicativo ed è quello che si deve utilizzare per stimolare la propria crescita, affinché le parole non siano lettera morta. È necessario pensarsi sempre come un cantiere in attività, che costruisce nuove parti di noi e rende maggiormente resistente ciò che già esiste. Questa è la conversione, questo è passare ogni giorno «dal vangelo alla vita e dalla vita al vangelo», questo permette di essere credenti e credibili nella quotidianità. Questo lavoro serio e impegnativo deve sempre avere la fraternità come obiettivo e soggetto principale. Ad ognuno è affidata la raccolta dei “frutti” di questo cammino; ognuno, per la propria sensibilità, potrà riempire il proprio zaino della vita e continuare a camminare, ricordandosi che «ieri è storia, domani è un mistero, oggi è un dono: per questo si chiama presente», come saggiamente afferma la vecchia tartaruga Oogway nel film d’animazione Kung Fu Panda.