Il sistema periodico

Image 217un libro di Primo Levi

Einaudi, Torino 1994, pp. 138

 

 

 

 



Non è facile recensire una raccolta di racconti. Bisogna vestire i panni di Sherlock Holmes o del suo aiutante Watson e rintracciare, tra i racconti, un filo rosso che li unisca, un significato comune a tutti, un messaggio complessivo. Bisogna soprattutto evitare di inventarselo, questo filo rosso, e restare, per quanto è possibile in letteratura, fedeli all’autore. In questo senso Il sistema periodico di Primo Levi, scrittore conosciuto soprattutto per Se questo è un uomo, terribile e straordinaria testimonianza della vita nel lager, mi viene incontro. Perché è un’originalissima e certamente non convenzionale autobiografia. Il filo rosso, il primo almeno, sta dunque qui: Levi ripercorre alcuni episodi della sua vita, raccontandoli con quel suo stile così lapidario che lo contraddistingue.

Ce n’è poi un altro, di filo rosso, che dà ordine e rigore al suo libro: la chimica. Quella chimica che Levi ha conosciuto da vicino, quella chimica che gli ha dato lavoro per lunghissimo tempo, prima del lager e prima di iniziare a scrivere. In fondo il mestiere del chimico non è poi così diverso da quello dello scrittore: si analizza, si soppesano le possibilità, si fanno delle scelte e si mettono in pratica. E così a ogni racconto è assegnato un elemento del sistema periodico che diventa in un modo o nell’altro il protagonista della vicenda.

La vita e la chimica. Sono due cavi di sicurezza che sorreggono tutta la storia, sono la corda del funambolo su cui corrono e oscillano le profonde tematiche di questo libro. La vita, così fragile, così piccola, schiacciata e oppressa dal peso della Storia che non le dà tregua. Una Storia che parla di fascismo, di lager, di sterminio. E la chimica, la scienza che combatte filosoficamente la materia, che cerca di indagarla, penetrarla e domarla. Ci prova senza mai riuscirci, perché la materia è sempre imprendibile, mai del tutto conoscibile.

La chimica e la vita. L’ordine e il caos. È una speranza, quella che lascia Levi. Dare un ordine ai frammenti della sua vita, collocarli dentro un sistema così perfettamente equilibrato, significa bene o male dare loro un significato. Non un perché, non lo concede il suo materialismo, ma un significato sì, un’armonia di fondo che permette all’autore di ripercorrere con serenità e delicatezza le fasi della sua vita, che siano dolci o violente, tragiche o vittoriose. Questo, sopra tutto il resto, è ciò che Il sistema periodico lascia in dote a chi lo legge: le note stonate di una vita che suonano un’armonia perfetta. (Pietro Casadio)