Con immensa gioia “In Missione” di febbraio è dedicato alla Georgia, la nuova frontiera missionaria che i cappuccini dell’Emilia-Romagna sono stati invitati a oltrepassare, per riportare la presenza francescana là dove oltre un secolo e mezzo fa si era interrotta bruscamente; pubblichiamo quindi una presentazione della nuova missione, che avrà inizio ufficialmente a Pasqua, e la lettera che i Provinciali del Nord Italia hanno inviato a tutti i frati a fine novembre per comunicare questo nuovo inizio e che, attraverso le colonne di Messaggero Cappuccino, allarghiamo a tutti i lettori amici e sostenitori della missione.

Saverio Orselli

Incontro a nuovi fratelli

Sta nascendo un nuovo progetto missionario in Georgia 

Image 151Tu chiamale, se vuoi, emozioni

Ancora un nuovo inizio. Ed ancora una nuova emozione, per chi segue con passione le tante espressioni della “missione”: sta nascendo - anche se sarebbe più giusto dire che sta rinascendo - un nuovo impegno missionario, a cui i cappuccini sono chiamati a offrire, in umiltà, le proprie capacità. Dopo oltre 167 anni, la Pasqua di quest’anno 2013 vedrà di nuovo la presenza cappuccina in Georgia, grazie alla disponibilità di padre Filippo Aliani della Provincia dell’Emilia-Romagna e di padre Tomasz Wronski, della Provincia di Varsavia, pronti ad accogliere l’invito del Ministro generale, Mauro Jöhri, di riprendere il contatto con la gente di quella terra.

Per preparare queste pagine dedicate alla nuova missione in Georgia, ho ricevuto dal Ministro provinciale, Matteo Ghisini, il resoconto inviato al Generale dei cappuccini all’indomani del viaggio a Tbilisi nel novembre scorso, insieme con i Ministri provinciali del Nord Italia. Assieme a tale resoconto, padre Matteo mi ha inviato la relazione sulla visita in Georgia, compiuta nel settembre del 2011 da padre Oriano Granella, superiore regolare di Turchia, che rappresenta la “prima visita conoscitiva” con la realtà georgiana. «È tutto materiale che ti può servire per gli articoli», mi ha detto padre Matteo.

L’accoglienza del pastore

Nel leggere il materiale ricevuto, la prima sorpresa è stata tutta personale e mi ha fatto pensare a un mondo davvero piccolo: amministratore apostolico dei latini del Caucaso è il vescovo mons. Giuseppe Pasotto, uno stimmatino veronese, definito sempre nei resoconti molto accogliente e gentile. Un salto all’indietro di quasi quarant’anni mi ha fatto ritrovare quel Giuseppe Pasotto con cui ho condiviso qualche stagione, in collegio a Verona. Saperlo ora dinamico, «molto attivo e capace» pastore dei cattolici di rito latino che vivono in Georgia, Armenia e Azerbaigian - un territorio più o meno grande come mezza Italia - mi ha fatto molto piacere. I tempi di Verona sono lontani e ora mons. Pasotto, in Georgia dal 1994, sente di appartenere a quella terra, come confermò qualche anno fa a Giampaolo Mattei, a conclusione di una lunga intervista apparsa sull’Osservatore Romano e simpaticamente intitolata La piccola “divisione” del papa nella terra di Stalin: «La Georgia oggi è la mia terra. Sono pronto a dare la vita per la mia gente. Questo vale anche per gli altri sacerdoti che sono lì e sentono fortemente la loro missione. È un’avventura partita dal nulla e fatta di tanti incontri e di tante grazie inaspettate: la visita di Giovanni Paolo II nel 1999, la riapertura della cattedrale a Tbilisi, il sinodo… Sappiamo di essere deboli. Ma sappiamo anche di non essere soli».

Ora, in aiuto a questa piccola “divisione” di fedeli, di sacerdoti diocesani, di suore benedettine, di missionari stimmatini e camilliani, arrivano anche i cappuccini, attesi con gioia dal vescovo e dalla gente.

Durante il viaggio dei superiori provinciali di novembre, mons. Giuseppe Pasotto ha fatto gli onori di casa, accompagnando i rappresentanti dei frati del Nord Italia per tutto il tempo, mostrando i luoghi e favorendo l’ascolto delle persone che operano in Georgia e che aspettano l’arrivo dei frati. Una giornata intera il gruppo l’ha trascorsa ad Alkhaltzikhe - il luogo dove nel Settecento arrivarono i cappuccini e che il vescovo propone di affidare alla cura pastorale dei frati - incontrando le tre suore della Congregazione di Santa Nino, di lingua francese, presenti da pochi anni e la comunità di quattro suore benedettine e una postulante locale, presenti dai primi di ottobre 2012. È stata quella anche l’occasione per visitare due chiese in paesini cattolici nei dintorni della città, dove operano alcuni preti, e notare quanto siano delicate le relazioni con la chiesa ortodossa: un aspetto fondamentale questo per la futura presenza dei cappuccini che, pur garantendo l’assistenza spirituale ai cattolici, non dovrà essere troppo invadente.

Un’altra giornata piena il gruppo italiano l’ha vissuta a Tbilisi, dove ha incontrato il nuovo Nunzio Apostolico, di origine polacca, e dove c’è stata l’occasione per parlare anche di un futuro impegno in Armenia, oltre che per un aggiornamento sulla nuova situazione politica, con le ultime elezioni vinte dal partito filo-russo sostenuto anche dalla Chiesa ortodossa. Pur nelle difficoltà di relazione, circa la coabitazione delle due chiese, ci sono dei segni positivi che incoraggiano ad andare avanti. L’apertura della Caritas diocesana da parte della Chiesa cattolica, che ha stimolato gli ortodossi a fare altrettanto, è solo un esempio tra i tanti, come il riproporre anche nella realtà ortodossa le strutture cattoliche per creare aggregazione tra i giovani, nei confronti dei quali la nuova missione dovrà certamente avere una particolare attenzione.

Image 155Si parte a Pasqua

Con mons. Pasotto, a più riprese, è stata definita la stessa presenza dei cappuccini, nello sforzo - come dice la relazione di padre Oriano - di rispettarne «il carisma e la tradizione, che prevedono che i frati risiedano e vivano in un convento, cioè in una struttura che preveda non solo una parte abitativa e per le attività parrocchiali, come in una canonica, ma anche luoghi e spazi per la vita fraterna, come una cappella propria per la preghiera della fraternità, una sala capitolare, un luogo per la ricreazione, una foresteria per frati ospiti o giovani in ricerca vocazionale… e un orto con un po’ di verde intorno per garantire pace e silenzio per i frati che vogliano leggere, pregare, fare un po’ di lavoro nell’orto. Una casa dei frati in cui, in futuro, se l’attività parrocchiale ritornasse alla diocesi - grazie al rifiorire delle vocazioni sacerdotali diocesane - i frati possano rimanere per dare la loro testimonianza di vita religiosa e fraterna». Accogliendo l’invito del vescovo, nel progetto si parla anche di «una eventuale zona ricreativa per ragazzi e giovani, sul tipo dei nostri oratori, da costruire o presso il convento, prevedendo quindi uno spazio adeguato che salvaguardi la quiete dei frati, o in altra sede. È comunque importante avviare un’attività per ragazzi e giovani perché nella cittadina non vi è nulla per loro» e gli spazi di aggregazione sono importanti per la formazione alla vita cristiana comunitaria.

La prossima Pasqua vedrà l’inizio di questo nuovo cammino, con l’arrivo dei primi missionari. Per chiudere questo primo intervento georgiano di Messaggero Cappuccino, non possiamo che augurare pace e bene a questa nuova testimonianza francescana, in attesa dei primi resoconti sul campo, da proporre ai lettori.