L’amerò e sarà l’anima gemella

Le imperfezioni della coppia accolte dall’amore reciproco

di Lucia Lafratta
della Redazione di MC

Image 103Lui e Lei

Lui è molto preciso, molto razionale, lui di solito prevede tutto, o quasi. È sempre munito d’ombrello quando sa che pioverà, la pioggia non lo coglie di sorpresa. Forse è per questo che fatalmente dimentico l’ombrello, anzi lo lascio a casa, nonostante il cielo plumbeo, solo perché, proprio nel momento in cui esco, non piove. E non credo che pioverà ancora di lì a poco - forse è stata l’ultima acqua prima di una lunga siccità - non ci voglio credere, non fosse altro che per opporre la mia dichiarata imprevidenza alla sua inossidabile previdenza. Beh, non sono perfetta; e allora? E allora evita almeno di fartene vanto, mi rimprovera lui, tanto più che, tra noi due, chi pensa sempre di essere perfetta sei tu. A volte, pochissime, ne rido, altre volte mi adonto e adombro e me ne lamento con i parenti e gli amici di sempre.

Tra i quali Alessandro occupa un posto privilegiato; con il suo acume mi chiede: «Ma chi o cosa ti autorizza a pensare che lui, se davvero fosse stato e fosse così perfetto, avrebbe scelto proprio te, con tutte le donne che ci sono al mondo?». Fortunatamente prosegue con gli esempi: «Così come io non sono autorizzato a pensare che mia moglie avrebbe scelto proprio me». Bene, ora siamo pari e possiamo tranquillamente raccontarci ancora come vediamo il mondo e come abbiamo, strada facendo, imparato almeno un po’ che l’amore perfetto non esiste. Né la coppia perfetta, né la moglie perfetta, né il marito perfetto. Queste sono idee balzane che, forse, ancora albergano nella mente di qualche giovane prete infilatosi nel tunnel dei corsi in preparazione al matrimonio. In cui tutt’ora aleggia il pensiero che il fidanzamento (non so come si dica adesso, con termine più attuale) sia il tempo, il luogo deputato a conoscersi e a capire “se siamo fatti l’uno per l’altra”, se lui o lei sia davvero la “mia dolce metà”, la persona giusta. Capito questo, la questione è risolta e tutto filerà liscio, nonostante le gioie e i dolori, la salute e la malattia, finché morte non ci separi.

Image 109Come la Gioconda

«Ma ti rendi conto? Mi capita di incontrarne di coppie, stanno bene insieme, ma tentennano, perché stanno lì a chiedersi se è davvero la persona giusta. La persona giusta! Certo che non lo è». Lo sarà, però, se vorrai, se vorrete. Lo deve diventare, ecco. Lo diventerà, con una paziente, molte volte impaziente, opera quotidiana. Nella fitta trama di gioie e dolori che, lentamente, nel corso degli anni, disegnano il quadro di quelle due persone, separate e unite al tempo stesso, che formano una coppia. Imperfetta, molto imperfetta, a dispetto di tutta la indefettibile e indefessa ricerca di perfezione, alla faccia di tutti i manuali di cui tracimano le librerie su “come trovare la persona giusta”. Ma così com’è è solo lei, un dipinto unico come la Gioconda, un gioco di chiaroscuri, di indefinitezza, di ambiguità. Ciò che si vede non è ciò che è, non del tutto, solo in parte, alle spalle un luogo che nessuno è riuscito a identificare, lo sguardo lievemente strabico, forse il solo che permette di vedere davvero, di cogliere da una prospettiva sempre diversa le sfumature degli sguardi altrui, gli accadimenti, i casi della vita che magari non sempre vengono per caso. Solo con quello sguardo di sbieco è forse possibile accogliere, anzi tenere cari, i difetti dell’altro e, cosa ancora più ardua, i propri. Con quello sguardo è possibile riporre ogni sera con cura nell’apposito cassetto la tovaglia, anziché lasciarla, benché ripiegata, a cavallo dello schienale della solita sedia di cucina, perché tanto domani si usa di nuovo e, comunque, si deve asciugare perché c’è caduta sopra dell’acqua. Certo, se anziché usare quella scomoda caraffa con i filtri, che, secondo me, inquinano, bevessimo direttamente acqua del rubinetto, il problema non si porrebbe. Ma tant’è, nessuno è perfetto e le tovaglie continuano ad entrare e uscire dal cassetto, finché morte non ci separi.

«Ma tu lo sapevi a cosa andavi incontro quando ti sei sposata? Lo sapevate, voi?». Lo sapevamo noi, con tutti i nostri incontri, e la scuola di teologia (allora si era agli inizi e la pomposità accademica degli istituti di scienze religiose era di là da venire), e i campi estivi, le letture edificanti, Carlo Carretto, la teologia della liberazione e le magnifiche sorti e progressive? incalza l’amico, sempre con quello sguardo un tempo solo miope, ora qualcos’altro in più che gli anni gli hanno regalato. No, non lo sapevo, non lo sapevamo, l’abbiamo saputo strada facendo, nel bene e nel male. C’è chi, sotto la luce della consapevolezza, del dispiegarsi degli eventi, lungo una strada magari più accidentata di altre si è trovato a sentire il peso troppo gravoso, insopportabile, duro, inaccettabile. Ha fatto bene, meglio sarebbe stato agire diversamente? Chi può rispondere, se non qualche prete rimasto, per sua sfortuna, con le idee chiare e distinte, al quale si aggiunge qualche genitore ormai vecchio, ma ancora indomito? Sicuramente non chi ci si è trovato in mezzo e ha deciso, così ha creduto, per il meglio, o per il meno peggio. Chi può rispondere?

Una carne sola

Non ho niente contro i corsi in preparazione al matrimonio: con mio marito, quello previdente che non si lascia sorprendere dalla pioggia, abbiamo a lungo accompagnato verso la meta coppie di aspiranti coniugi. Ma più gli anni passano, più mi entusiasmo nella lettura della Bibbia, più mi convinco della necessità di cambiare un po’ stile e strategia. Messe da parte storie edificanti o istruttive di sante coppie, che hanno dato alla luce giovani sante, nonché letture sul sacramento del matrimonio, sui diritti e doveri derivanti dal matrimonio concordatario, o di stampo psicologico, fatti un paio di incontri sulle questioni indispensabili, sarebbe interessante passare alla Bibbia, che non è un libro per gente pia, per entrare finalmente in medias res. E scoprire che le storie d’amore lì narrate, come le nostre, non sono affatto perfette: c’è disprezzo, inganno, fatica, fragilità; e, sopra tutto, la forza prepotente dell’eros, non quello delle escort, tristissimo e di plastica, ma quello che ci rende intimamente conoscibili a noi stessi. La storia di Adamo ed Eva parte sotto i migliori auspici, ma finisce male, qualcosa non ha funzionato tra quei due; Rachele e Lia, due sorelle, si rodono dalla gelosia e per tutta la vita si contendono lo stesso uomo; Giacobbe imbroglia padre e fratello, ma sa aspettare sette anni la donna che ama. Potremmo scoprire che la Bibbia parla di noi, che ha molte meno certezze di quante ne abbiano i cristiani e molte più domande di quante ci è stato consentito porre. Quelle domande che, finita la cerimonia e il viaggio di nozze, esploderanno nelle vite dei novelli sposi e faranno dei due, nel viaggio dell’esistenza, se vorranno, una carne sola.