Ogni mattina, un samaritano

Le presenze vive che fanno di noi esperti di misericordia

di Giovanni Nicolini
Fondatore e superiore delle Famiglie della Visitazione ispirate a Giuseppe Dossetti

Image 060La Chiesa di poveri

Per poter accogliere, per noi cristiani, pur con grande timore e tremore, il titolo di “esperti di misericordia”, dobbiamo far memoria di un mirabile intervento nell’Aula conciliare del vescovo Giacomo Lercaro sulla Chiesa come Chiesa dei poveri. Chiesa dei poveri non solo perché non Chiesa dei ricchi e dei poteri mondani. Non solo perché madre, protettrice e guida dei poveri. Ma perché, più radicalmente, “Chiesa di poveri”!

La povertà non solo come virtù e come impegno morale, ma come elemento fondante la comunità cristiana. La povertà come l’identificazione più profonda di questo piccolo popolo di Dio eletto e mandato a proclamare il mistero della salvezza universale come amore salvifico di Dio verso ogni uomo e ogni donna della terra. Dunque, una povertà che va oltre ogni considerazione economica e sociologica, per trovare nel mistero del povero l’esito finale e supremo della grande ricerca che Dio ha fatto nella storia della salvezza per cercare e per trovare la sua creatura amata e perduta.

Un popolo nuovo che possiamo per un momento andare a cercare sulla strada che da Gerusalemme precipita a Gerico, dove giace un uomo mezzo morto che nessuno sembra in grado di aiutare. Neppure il sacerdote e il levita della prima grande alleanza sul Sinai, perché il contatto con la morte non consente di offrire il sacrificio nel tempio. Toccare un morto rende impuri. Ed ecco passare per la stessa strada un uomo samaritano, un eretico, un estraneo e un nemico. Il samaritano varca il confine etico che lo separa dall’ebreo mezzo morto, e la compassione per chi lo disprezza e lo giudica lo porta a prendersi cura di lui.

Nella sconvolgente catechesi di Gesù, il giovane rabbino di Galilea, il samaritano è la figura di Dio! Di Dio che è disceso a cercare l’umanità negli abissi della sua condizione ferita, e che si è contaminato con la carne dell’uomo, e che ora è incamminato a contaminarsi con la sua stessa morte. Il samaritano è il Figlio di Dio che dona i segni sacramentali dell’olio e del vino per curare le ferite dell’umanità. Dei tre che sono passati accanto al ferito sulla strada, il sacerdote, il levita e il samaritano, quest’ultimo è stato il “prossimo” per quell’uomo esposto alla morte. Il samaritano è Dio che si è fatto prossimo per noi! Il samaritano è Gesù che ci affida l’uno all’altro come ha chiesto all’albergatore della parabola lasciandogli quelle due monete, che sant’Agostino ama interpretare come le divine Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento.

Image 061Esperti di misericordia

Per questo noi siamo gli “esperti di misericordia”! Lo siamo perché noi per primi veniamo incessantemente soccorsi dal divino Samaritano che pone sulle ferite della nostra vita il suo sguardo di misericordia. Siamo noi quelli che Gesù coinvolge radicalmente nella meraviglia della parabola con quel comando improvviso: «Va’ e anche tu fa’ così!». Non si può dare investitura più forte e imperativa. Si tratta di portare nella tessitura della mia vita quotidiana il miracolo della misericordia divina che ho conosciuto e che ogni giorno sperimento in me e per me, povero peccatore, creatura debole e impaurita.

Non ho titoli speciali né garanzie forti che mi dicano esperto, se non il mio quotidiano sperimentare il mistero della salvezza della mia persona e della mia storia. Non è di poco rilievo che, dopo la parabola del Samaritano, la memoria evangelica di san Luca riferisca, a conclusione del capitolo decimo, il piccolo, prezioso episodio di Marta e di Maria nell’accoglienza di Gesù nella loro casa. Vicenda che potrebbe apparire come contraddizione della vicenda del samaritano e del grande invito all’operosità dell’amore.

Come non nascondere la nostra istintiva preferenza per la fatica della povera Marta? Ma in realtà Gesù non rimprovera la fatica di Marta, quanto il suo lamento per la sorella che la lascia sola, immersa com’è nell’ascolto del loro prezioso ospite che comunica Parola di vita. Quell’ascolto è in realtà immagine del nostro quotidiano incontro con la Parola della misericordia divina, che si fa sapienza della nostra vita e che è il principio della nostra nuova operosità, quella che celebra nella piccolezza della liturgia quotidiana della nostra vita la divina compassione del Samaritano.

Si dà e si riceve

Ogni mattina il Samaritano Gesù si piega su di me con la potenza del suo sacrificio d’amore perché anch’io possa alzarmi e fare come Lui ha fatto per me. Maria ha scelto la parte migliore perché ha scelto di fare della misericordia divina la sua sapienza e la sua forza. Marta non corra il pericolo di affaticarsi senza riposare nella misericordia potente del suo Signore. È cattiva interpretazione fare di Marta e di Maria la fonte delle cosiddette “vita attiva” e “vita contemplativa”. La vita è una sola, ed è quella che noi riceviamo dalla misericordia di Dio e che appunto ci fa esperti di misericordia.

E un’altra cosa ancora voglio dire: tutti possiamo in tal modi diventare esperti di misericordia, ma nessuno lo diventa più dei minimi che ci vivono accanto. Sono quelli che noi potremmo pensare, e giustamente, come quelli che aspettano da noi i segni della misericordia divina. Ma sono quelli che ben più di noi sono esperti di tale misericordia. Proprio perché sono i più piccoli tra noi, i più bambini, non solo accolgono il nostro desiderio di regalare loro quello che la misericordia divina ci ha affidato, ma sono loro che in misura straordinaria celebrano per noi e donano a noi quella misericordia di cui vivono ben più profondamente di noi.

Nell’economia del Signore non ci sono quelli che danno e quelli che ricevono. In Lui, tutti riceviamo e tutti doniamo. In Lui tutti siamo ad attendere il Misericordioso sulla strada della nostra povera vita e tutti possiamo celebrare con commossa umiltà lo sguardo e l’amore del divino Samaritano.