Con fede verso le frontiera

La XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che aveva a tema La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, aperta il 7 ottobre si è conclusa domenica 28 ottobre. Cinque i frati cappuccini presenti, a diverso titolo al Sinodo: mons. John Corriveau, vescovo di Nelson, mons. Beatus Kinyaiya, vescovo di Mbulu, mons. Jesús Esteban Sábada Perez, Vicario Apostolico di Aguarico, fra Paolo Martinelli, adiutor e il sottoscritto fra Mauro Jöhri, Ministro generale.

Nelle preposizioni formulate dal Sinodo ve ne è anche una sulla vita religiosa, un invito ai religiosi a vivere il proprio carisma fino in fondo, a vivere il primato di Dio, a vivere in vita fraterna. E poi un’altra cosa, molto forte e bella, un invito ad andare alle frontiere, quelle geografiche, quindi la missione, alle frontiere culturali, alle frontiere dove la gente si è allontanata dalla Chiesa. Quindi è un invito a svegliarci e a non pensare di continuare semplicemente quello che abbiamo sempre fatto, ma a chiederci cosa Dio vuole da noi in questo preciso momento, cosa la Chiesa vuole da noi. In questo senso il Sinodo è per noi un richiamo molto forte che dobbiamo prendere sul serio. Il Sinodo va visto nella prospettiva dell’Anno della fede. È stato bellissimo il primo giorno, quando il papa parlando, a braccio, ha fatto una riflessione sull’evangelizzazione, dicendo che essa è soprattutto una cosa di Dio. Se Dio non evangelizza… invano il costruttore costruisce la sua casa. Proprio per questo il papa diceva che noi tutte le nostre azioni le iniziamo con la preghiera, perché sappiamo che non è il “nostro” lavoro, è lavoro di Dio, è lavoro che parte dal Padre, dalla Trinità, e noi siamo i suoi collaboratori, noi siamo chiamati a vivere lì dentro. Mi sembra molto importante nei nostri giorni avere questa visione di fede. Se noi non abbiamo questa profonda convinzione che Dio è all’opera e noi siamo con Lui all’opera, vivremo di grandi delusioni, avremo l’impressione di non andare molto avanti. Invece se è Lui che agisce e noi siamo suoi umili servitori, umili aiutanti, questo ci dà una prospettiva di grande serenità.

Per me è stata una sorpresa vedere con quale insistenza si è parlato della riconciliazione. E proprio mons. Rino Fisichella - io ero nel gruppo con lui - parlando di riconciliazione diceva che in ogni diocesi dovrebbe esserci almeno una chiesa dove i fedeli possono andare a confessarsi, in quanto sanno che c’è qualcuno sempre disponibile. E quando lui diceva questo portava l’esempio di Casalpusterlengo, un convento dei cappuccini della Provincia di Lombardia, come dire: ecco, questo è un esempio. Quindi io credo che noi, che abbiamo una tradizione di grandi confessori, vedi Leopoldo Mandic e Pio da Pietrelcina, dovremo garantire nei nostri luoghi proprio questo servizio. Chiaramente è un servizio che chiede uomini di preghiera, chiede uomini di spirito, il senso di accoglienza, uomini che sono pronti ad accettare di rimanere in loco, perché è un servizio umile, di grande pazienza. Però oggi pare sia un servizio che permette di far fare un cammino alla gente, far riscoprire alla gente che l’importante è la misericordia di Dio per te, nella tua storia, che ti permette di ricominciare un cammino.

L’augurio che faccio ai frati è di renderci conto che al centro della nostra vita non ci sono le cose, non ci sono le attività, anche se tutto questo è importante. La nostra vita è fondata su un incontro personale, da approfondire e da gustare, con Gesù Cristo. Io ho detto al Sinodo, chiaro tondo: un cambiamento di vita lo si fa, perché si incontra una persona che ti fa scoprire una dimensione completamente nuova. Si sposa una persona, non si sposano i soldi, non si sposano le cose. Così non si sceglie la vita religiosa perche mi permette di avere una posizione sociale, di fare gli studi, ma si sceglie la vita religiosa a motivo di Gesù Cristo. Quindi auguro ai frati di scoprirlo ancora, di approfondire questa relazione. Non spaventiamoci di perdere tempo, nel senso buono, ad approfondire la relazione col Signore, individualmente, ma anche in fraternità e confrontandoci con la Parola di Dio.

fra Mauro Jöhri
Ministro generale