La scuola
un film di Daniele Lucchetti (1995)
distribuito da Cecchi Gori Home Video
Fino al 1995 nessun regista si era mai cimentato ad inquadrare la scuola italiana, guardandola dal di dentro: esaminando la classe docente. Attento osservatore della realtà sociale italiana, il regista ha saputo condensare in precisi flash una tipologia di personaggi, di situazioni, di problemi peculiari della scuola e della società italiana con sapienti dosi di ironia. Il soggetto, estrapolato dal lavoro dell’insegnante-scrittore Domenico Starnone, è una commedia agrodolce sui meccanismi della scuola italiana e sui circuiti sperimentati dai docenti, continuamente schiacciati fra l’immobilismo burocratico e l’ambizione di una creatività didattica, che vanamente rimbalza contro il muro di gomma dell’indifferenza e del menefreghismo. La storia, o meglio, le storie sono racchiuse nell’arco temporale di un anno scolastico di un istituto tecnico della periferia romana, ma ci sono continui salti spazio-temporali che conferiscono ritmo alla pellicola, iniziando proprio dall’immagine-metafora del crollo del soffitto della biblioteca scolastica. Mentre il prof. Vivaldi cerca di mettere in salvo gli studenti a rischio di ripetenza con le ultime disperate interrogazioni, il vice preside perora la bocciatura dei propri alunni per liberarsi del problema e concentrarsi sulle proprie ambizioni professionali. Intorno a loro si agita una fauna di professori, preside e allievi in un girotondo di vicende tragicomiche, molto vicine alla realtà. Nel corso degli scrutini finali, quindi, si ritorna ai momenti salienti dell’anno appena trascorso: dalla preparazione dell’orario alla gita scolastica, passando per brevi flashback sul rapporto tra insegnante e alunno e tra colleghi. L’orario scolastico, unico vero centro d’interesse dei docenti, fissa da subito le ansie, le fissazioni, le frustrazioni di un corpo docente demotivato e incapace di far fronte ai veri problemi educativi, mentre gli studenti problematici, alieni per i professori, finiscono con l’alienarsi anche da se stessi come accade a Cardini, imitatore ad oltranza di una mosca e continuamente evocato ma mai visto nel film, che nella sequenza finale quasi completa la sua metamorfosi, spiccando un volo disperato. (AC)