Molte sono le realtà francescane in Emilia-Romagna: religiosi del primo Ordine, sorelle del secondo Ordine e francescani secolari. In qualità di segretaria del neonato Movimento Francescano regionale (MofraER), ho accettato di far conoscere sempre meglio questa varietà ricchezza francescana anche sulle pagine di “Messaggero Cappuccino”. Iniziamo con uno degli Istituti più consistenti, le Suore Francescane Missionarie di Cristo.
Elisabetta Fréjaville
Sorelle di tutti i crocifissi
Le Suore Francescane Missionarie di Cristo
di Maria Gabriella Bortot
Vicepresidente nazionale del MoReFra (Movimento Religiose Francescane)
Guarda e servi
Guidata dal cappuccino padre Fiorenzo Ceccarelli, nel 1874 suor Teresa diviene terziaria francescana; è affascinata dalla contemplazione, attratta dalla minorità francescana e dall’attenzione al prossimo; comincia a visitare ogni giorno le famiglie dei borghi più poveri della città e gli ammalati nell’ospedale. Mentre attraversa nei due sensi il ponte di Tiberio, l’indole missionaria della nostra Famiglia prende forma, è potenziale in nuce. Chi si prende cura di persone ritenute dal mondo inutili o quantomeno di poco conto, sa cosa significa sentire nel sangue e nel cuore la totale disposizione a vivere il resto della propria vita vicino a chi è stato privato dei propri diritti e della propria dignità.
Nel 1883, finalmente, il vescovo di Rimini, Francesco Battaglini, le dirà: «Figlia, guardati attorno e servi!». È il segno che attendeva; raccoglie attorno a sé le bambine povere, le educa con delicata e sapiente maternità; aprendo il Collegio Sant’Onofrio, dilata la sua opera alle educande di Rimini e di altre città dell’Emilia-Romagna.
Il 16 aprile 1885 si consacra al Signore emettendo i tre voti assieme ad Angelica Bertola, una robusta ragazza presa come domestica dall’orfanatrofio della città; la signora e la serva cambiano nome, saranno semplicemente “sorelle”. Nel suo modesto convento che chiamerà “Ritiro di Sant’Onofrio” accoglie le prime “Suore Terziarie Francescane di Sant’Onofrio”. Nel 1888 cinque Sorelle sono inviate nell’Istituto San Giuseppe a Sassuolo (MO) ad essere madri ed educatrici di tante orfane e, poi, di centinaia di bimbi nella scuola dell’infanzia e nelle scuole primarie. Le due fondazioni di madre Teresa sono tutt’oggi fiorenti.
Quando madre Teresa muore, il 6 novembre 1910, la città dice di lei: “Donna nobile e colta assai, fu pensosa più d’altrui che di se stessa ed è diventata povera per avere aiutato i poveri di Gesù Cristo”. Dal 2008 le sue spoglie mortali riposano nella chiesetta di Sant’Onofrio a Rimini.
Radici ed innesti
Lascia in eredità una chiara identità spirituale, un volto e un posto specifico nella Chiesa, una meta di santità cristiana a cui tendere. «Vivere da sorelle, secondo la forma del santo vangelo, coltivando una gioiosa appartenenza reciproca, vivendo di preghiera, di letizia, di laboriosità e di sobrietà, servendo tutti, specialmente i piccoli e i “crocifissi”, accogliendo la grazia dell’itineranza per le vie del mondo, per annunciare l’amore del Signore e la novità della vita in Cristo». “Contemplative in missione” può essere la sintesi del carisma che fin dall’inizio ebbe due espressioni chiarissime: frequenti visite dei malati e dei poveri a domicilio.
Dal 2003 madre Teresa Zavagli è serva di Dio. Uno dei frutti maturi e saporiti di questa radice è sicuramente suor Maria Rosa di Gesù, (Bruna Pellesi,1927-1972), proclamata beata nel
La radice di madre Teresa ha avuto anche un innesto: dal 1969 si sono fuse a noi le ultime Cappuccine del monastero di Fanano (MO), che avevano nel loro ampio patrimonio spirituale la venerabile madre Diomira del Verbo Incarnato (Teresa Serri,1708-1768), favorita da Dio di molteplici doni mistici straordinari.
Oggi la famiglia religiosa delle Suore Francescane Missionarie di Cristo è diffusa in Italia con undici fraternità (otto in Emilia-Romagna), con la scelta peculiare di zone rurali; all’estero si è diffusa in Belgio (dal 1959), in Etiopia (otto fraternità dal 1972), in Brasile (1976), in Albania (1993), in Tanzania (2003), in Romania (2006).
Le sorelle lavorano nelle diocesi e nelle parrocchie, nelle scuole dell’infanzia e in quelle primarie, nelle case di riposo per anziani, nelle case del clero diocesano e nelle case di spiritualità e di accoglienza per donne e ragazze in difficoltà, per bambini portatori di handicap, nei seminari minori e nei collegi dei frati cappuccini, nei centri di promozione della donna, nei dispensari e centri di salute. Il loro desiderio è di muoversi nella fedeltà alla primitiva ispirazione, sempre cercando la scia creativa dello Spirito, per essere più degne del “sangue spirituale” di Francesco e Chiara d’Assisi; diventando sorelle appassionatamente umane, vigili a valorizzare e difendere la dignità di ogni persona, liete di servire, gioire, soffrire e anche morire per amore del Signore Gesù.