Ricordando padre Ugolino Biondi

Quasi centenario, dopo una parentesi di faticosa ricerca, trovò pace e serenità 

Dozza (BO), 10 aprile 1913

† Reggio Emilia, 21 ottobre 2012

Image 143«Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti», così ci ricorda il salmo 90. Ugolino è andato ben oltre gli ottant’anni, e tutti attendevamo con impazienza che compisse i cento: sarebbe stato il primo centenario nella storia delle due Province dell’Emilia-Romagna. Domenica 21 ottobre, però, alle prime luci dell’alba, è andato a svegliare l’aurora di una nuova vita.  

La vocazione e i primi anni

Ugolino era nato il 10 aprile 1913 a Dozza, un borgo medievale del territorio bolognese che rappresenta la porta d’ingresso nella Romagna. Ancora ragazzo fece il suo ingresso nel seminario dei cappuccini di Imola. Un ambiente severo e impegnativo, dove ha appreso i primi elementi dello stare insieme. Così nel luglio 1928 affrontò la dura esperienza del noviziato a Cesena. Emessa la professione l’anno seguente, si trasferì per gli studi di filosofia a Forlì. Nel 1934, con la professione perpetua, passò a Bologna per lo studio della teologia, e tre anni dopo, il 22 maggio 1937, fu ordinato sacerdote. Nell’agosto 1939 fu destinato a Lugo come insegnante dei nostri seminaristi del ginnasio e in seguito a Forlì, anche come “padre spirituale”. A Forlì fece esperienza anche delle vicende dolorose della guerra, che costrinse frati e seminaristi a rifugiarsi in famiglia o in luoghi più sicuri. 

Il suo disagio interiore

Al termine del conflitto mondiale, lo stato degli studi in Provincia si presentava quanto mai precario, per cui ci si trovò di fronte alla necessità di procedere al loro riordino. Per Ugolino non fu previsto più nessun ruolo in tale settore e venne trasferito da Forlì a Rimini. Fu un duro colpo per lui. Si sentì come punito da tale decisione, avvertendo un profondo disagio nel suo animo.

Il Ministro provinciale di allora lo rimandò nuovamente a Forlì, con la speranza che l’ambiente già conosciuto gli restituisse la serenità perduta. Ma Ugolino sentiva permanere nel suo cuore tanta amarezza: si chiuse in se stesso, dandosi allo studio unicamente per interessi personali. Con questo stato d’animo trascorse oltre sei anni in quel convento, finché fu trasferito a Sant’Agata Feltria, dove è rimasto fino al luglio 1957, quando fu di nuovo trasferito, questa volta a Cesenatico. Con il cambiamento però egli si portava dietro tutto il suo carico di sofferenze morali, che non cessava di rendergli amara l’esistenza. All’inizio del 1959, si ebbe l’epilogo del suo disagio spirituale: chiese di essere ridotto allo stato laicale. Una decisione grave e sofferta, ma coraggiosa, che testimoniava onestà verso se stesso, verso l’Ordine e verso la Chiesa.

Dopo tre anni di esclaustrazione, il 14 gennaio 1964 finalmente venne la decisione a lungo auspicata e padre Ugolino fece ritorno. Trascorse sei mesi a Budrio come semplice religioso, prima che gli fosse concesso il permesso di celebrare la messa, e poi altro tempo ancora per svolgere tutte le mansioni sacerdotali: predicazione e confessione. 

Image 153Una nuova vita

Dopo brevi periodi trascorsi nei conventi di Cento e di Santarcangelo di Romagna, Ugolino nel 1966 si portò a Cesena, dove si rese disponibile soprattutto per le confessioni e la direzione spirituale, per le quali la sua esperienza gli dava la forza di comprendere meglio le difficoltà della gente e di accoglierla nell’abbraccio del Signore. Aveva ritrovato la sua serenità e si era pacificato con la vita.

Nell’ottobre 1973 fu trasferito di nuovo a Santarcangelo, dove è rimasto fino all’agosto 1981, periodo nel quale, facendo ricorso alla sua vivacità intellettuale, dimostrava la più ampia disponibilità a un rapporto personale con i confratelli. Nel 1981 fece ritorno a Cesena, dove si trovò impegnato come sacrista e confessore. Si prestò anche nell’aiutare nello studio i «giovani in accoglienza», in quanto in quel convento gli aspiranti alla vita cappuccina completavano i loro studi. E questo fino al 2005, quando, in considerazione della sua età, nel giorno del compimento del 92° anno di vita, decise di entrare a far parte della fraternità dell’infermeria provinciale di Bologna. 

L’ultima chiamata

Nell’autunno del 2011 si trasferì a Reggio Emilia, nell’infermeria provinciale dell’Emilia-Romagna, dove ha trascorso il suo ultimo anno di vita immerso nella preghiera. La parola che più pronunciava era «grazie» a chi lo accudiva o gli rivolgeva un gesto di attenzione. È spirato con il rosario tra le dita, come ultima preghiera offerta dalle sue mani a quel Dio che lo aveva chiamato prima alla vita e poi all’esperienza della vita cappuccina e sacerdotale, che lo aveva accompagnato con tenerezza paterna nel suo travaglio spirituale, e che lo aveva di nuovo chiamato a vivere il suo sacerdozio e la vita fraterna, e che ora lo ha chiamato definitivamente a sé a far parte della sua stessa vita.

Nazzareno Zanni