Nel grande corridoio del nostro convento di Bologna, dal 9 all’11 novembre è stata organizzata una mostra filatelica che ripercorre la storia dello scoutismo; iniziano poi i “fioretti cappuccini”, che non potevano non partire da frate Berardo; infine si fa memoria del confratello Ugolino Biondi.

Nazzareno Zanni

 Cent’anni dopo

La storia degli scout e delle guide attraverso la filatelia

Image 113Il gigante servizievole

Al primo piano del convento di Bologna si distende un maestoso corridoio di 107 metri di lunghezza, che mostra per tutta la sua estensione la bellezza rustica di imponenti capriate lignee, appoggiate sui muri esterni su una larghezza di dodici metri. Per dimensioni ha il primato in città su concorrenti simili, e ne va orgoglioso quando i visitatori, nello spingere lo sguardo lungo il rincorrersi di quei manufatti carichi di anni, rimangono con il fiato sospeso. Ai due lati del corridoio, largo quasi quattro metri, a intervalli regolari si trovano le piccole porte delle celle dei frati, ora lasciate libere per conservarvi i ricordi dei secoli trascorsi, che ricreano nella fantasia di chi vi entra l’atmosfera di tanti anni di vita fratesca, sconosciuta ai più. Un posto ideale, il corridoio, oltre che per farvi lunghe camminate, anche per organizzarvi attività culturali.

Image 115Panoramica per chi non c’era

Nei giorni 9, 10 e 11 novembre 2012 vi è stata allestita una mostra filatelica, che ripercorreva la secolare storia del movimento scout. Tuttavia, in considerazione che la storia centenaria del movimento non poteva competere con la lunghezza plurisecolare di quello spazio conventuale, è stata utilizzata solo una metà del corridoio, aggiungendovi, a completamento, l’area riservata all’archivio storico provinciale, per usufruire delle sue vetrine come superficie espositiva. Un evento di notevole valore, che ha attirato numerosi visitatori: vecchi scout con i pochi capelli rimasti simili a una spruzzata di neve, scout divenuti adulti che ne hanno abbandonato il caratteristico abbigliamento per gettarsi nell’avventura della vita reale, ma che quell’esperienza se la portano sempre nel cuore, e giovani che nel movimento scout impegnano ancora la loro esistenza. Non sono mancate anche le voci chiacchierine dei più piccoli - lupetti e coccinelle - che, più che soffermarsi a contemplare il materiale esposto, giocavano a nascondino tra i pannelli o dietro le vetrine, come se si trovassero in un bosco.

Non si erano mai visti tanti scout in convento, non solo quelli in carne e ossa vestiti in pantaloni corti e in gonnella, o «in borghese» se attempati, ma soprattutto quelli raffigurati Image 117nei francobolli, a partire dalla data della loro fondazione (1907 per lo scautismo maschile e 1910 per il guidismo femminile) fino ad oggi.

Image 124I pannelli riportavano esposte, in originale, ventidue collezioni di diciannove espositori privati, per un totale di 963 fogli, senza alcuna didascalia, ma che era facile interpretare alla luce delle date impresse in stampa o dei timbri postali. Oltre ai francobolli, erano esposti annulli postali in occasioni dei Jamboree (nel linguaggio degli indiani d’America significa “incontri di tribù”) e una collezione di cartoline con vignette o raffigurazioni di celebrazioni scout, mentre le vetrine custodivano rari libri pubblicati nei primi anni del movimento scout e altro materiale informativo a testimonianza della sua vitalità lungo gli anni del secolo scorso.

L’esposizione ha accompagnato l’incontro annuale dell’AISF (Associazione Italiana Scout Filatelia), e la mostra ha voluto essere, a suo modo, una panoramica a tutto tondo del movimento scout, per far conoscere, soprattutto a chi non ne ha vissuto l’esperienza, l’evoluzione e la realtà attuale di quel particolare mondo di formazione alla vita.