Un miracolo ogni giorno

Il germe della fede nasce semplicemente, nel quotidiano familiare

a cura della famiglia Merli
di Imola

Image 095Senza calcolare i rischi

Siamo una famiglia normale, marito e moglie, con cinque figli, due femmine e tre maschi, tra gli undici e i vent’anni. Se ci voltiamo indietro e osserviamo il cammino percorso fin qui, non avremmo mai immaginato che la famiglia che nasceva ventun’anni fa, con il nostro matrimonio nella chiesa di Ghiandolino sulle colline imolesi, sarebbe cresciuta e si sarebbe sviluppata arrivando a essere com’è ora. Per essere felici, in famiglia, si deve essere aperti alla vita, senza chiudersi troppo tra le mura domestiche e senza calcolare eccessivamente i rischi di quello che potrà accadere. Anche avere dei figli, dopotutto, è un regalo e non dipende dalle doti o dalle capacità dei genitori. È un dono misterioso, come lo è il figlio che nasce, con le sue personali caratteristiche fisiche, psicologiche e spirituali. Ogni figlio è diverso da tutti gli altri e con ognuno occorre avere un rapporto personale e un modo diverso di educare.

Le nostre difficoltà sono le stesse che incontra la maggior parte delle famiglie: economici (soprattutto in questo periodo), rendimento scolastico dei figli, problemi di salute, difficoltà di dialogo tra genitori e figli e tra i figli stessi, adolescenze problematiche… Anche le nostre gioie sono quelle della maggior parte delle famiglie: la nascita di un bimbo, il saluto dei figli quando si torna dal lavoro, la serenità dei genitori che si vogliono bene, un successo scolastico, lo sviluppo di capacità sportive o musicali, vedere i figli aprirsi e impegnarsi in attività che li maturano nell’attenzione al prossimo.

Soprattutto quando sono nell’adolescenza, ci si accorge che i figli non sono una nostra proprietà, ma che il Signore ce li ha donati con un mix di pregi e difetti che è unico e che è un tesoro da scoprire ogni giorno e sviluppare al meglio con equilibrio. Non è sempre semplice capire e accettare come loro, i figli, possano essere diversi da noi nei comportamenti e nella sensibilità. E a volte si è stremati da frequenti discussioni (con successive riappacificazioni, per fortuna), ma «l’importante è mantenere il dialogo», come ci disse un giorno una mamma con una grande fede. A ogni piccola o grande lite dunque, cerchiamo di riconoscere la mano del Signore, sforzandoci di capire quali sono stati i nostri errori educativi e guardando con amore la crescita dei nostri ragazzi.

Così la fede nella nostra famiglia si coltiva con piccoli gesti semplici e casalinghi. La preghiera prima di mangiare, la messa domenicale, l’impegno negli scout e in parrocchia, un pensiero a Gesù, nostro amico, prima di dormire. Quel Gesù che ci accompagnerà anche il giorno dopo, nelle difficoltà che vivremo, e che si farà riconoscere in ogni persona che incontreremo. Poter poi ricevere il Signore nell’eucarestia rappresenta un vero nutrimento, una spinta, una ricarica spirituale per tutta la giornata o la settimana. Ricordiamo entrambi con molto calore e gratitudine i germi della nostra fede anche nella semplice preghiera che la mamma tutte le sere diceva con noi prima di dormire e nei racconti delle nonne sulle vite dei santi.

Image 103Il gregge che sempre ritorna

Certo, ognuno di noi ha i suoi momenti difficili, di stanchezza, di dubbio, ma, grazie anche alla confessione e all’incontro con persone che ci hanno regalato un po’ di luce, siamo sempre ritornati a Lui come pecorelle smarrite. Pensiamo, insomma, che ogni giorno il buon Dio compia un meraviglioso miracolo nel mantenere l’unione e l’affetto nella nostra movimentata famiglia.

Una sera a tavola abbiamo discusso, stimolati dalla richiesta di MC, sulla fede in famiglia. Poiché a casa nostra i temi religiosi non sono ai primi posti nelle discussioni quotidiane, siamo rimasti sorpresi dalle riflessioni dei nostri figli che riportiamo.

Francesco, 16 anni: cerco di attenermi ad alcuni dei dieci comandamenti. La mia famiglia mi aiuta un po’ a vivere la mia fede nel quotidiano. Mi impegno a vivere la fede nel quotidiano, perché credo che un buon cristiano sia anche un buon cittadino.

Stefano, 14 anni: vivo la fede in tranquillità, serenamente. È un “credo” senza certezze scientifiche. La mia famiglia mi aiuta nella fede e non mi vergogno di essere credente. Penso anche che serva dialogo con gli atei. Vivo quindi la fede in azioni quotidiane improntate a simpatia e tranquillità.

Giovanni, 11 anni: vivo la fede in famiglia con serenità, allegria, amore.

Lucia, 20 anni: nella famiglia vivo la fede come un caldo rifugio. È una fede che non è fatta di emozioni, ma di gesti e azioni. Tutto, ogni gioia e ogni dolore, sente la carezza di Dio che guarda e che sorride. A volte i vicini potranno lamentarsi dei nostri litigi e dei nostri urli alle ore più improponibili. Dio no, Lui ama i nostri diverbi e accoglie ogni giorno i nostri piccoli dolori. Anche se nella mia futura famiglia sceglierò altri modi di vivere la fede, se avrò figli e farò proposte diverse per vivere la preghiera e la messa, questo rimarrà comunque il centro, il punto fermo da cui partire per crescere una famiglia nell’amore.

Chiara, 18 anni: la fede in casa mia è una certezza, un calore che non sento solo nei momenti di preghiera prima dei pasti, ma nell’atmosfera che si respira tra queste mura. È una sicurezza che a volte mi è capitato di non apprezzare, forse proprio perché così presente e quotidiana, non capendo perché i miei genitori vi attribuissero così tanto valore. Oggi però li ringrazio tantissimo perché è anche grazie a questa certezza vissuta in famiglia che ho imparato ad affidarmi e a credere pienamente.

Il miglior regalo

Spesso noi genitori pensiamo al futuro dei figli con un po’ di apprensione. Ci piacerebbe che trovassero un buon lavoro sicuro, che non sentissero la crisi dell’occupazione, che incontrassero un ragazzo o una ragazza con cui fare una bella famiglia, che godessero di una buona salute per il maggior tempo possibile e così via. Nostro compito è aiutarli a diventare sempre più autonomi, stimolandoli nello studio e nella comprensione della realtà in cui viviamo. Ma al di là di queste aspettative e desideri normali, il migliore regalo che possiamo fare ai nostri figli è quello di permettere loro di conoscere e incontrare Dio nella persona di Gesù, di conoscere la buona notizia che il vangelo porta e che potrà essere la luce che illuminerà il loro cammino e li aiuterà a essere pienamente felici.