Mostrare la forza del Vangelo
La vita di fede dei frati nelle nuove Costituzioni cappuccine
di Paolo Martinelli
preside dell’Istituto di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum
Simbiosi tra evangelizzazione e fede
Il tema della vita di fede dei frati, come già nelle precedenti Costituzioni, occupa un posto peculiare nella nostra legislazione. Esso si trova all’interno dell’ultimo capitolo, il XII, precisamente nell’articolo II. Finora l’intero capitolo portava come titolo: La diffusione della fede e la vita di fede, che traduceva il latino De fide diffundenda et colenda. Ossia, la fede veniva qui compresa come realtà da diffondere e da coltivare. Le nuove Costituzioni portano come titolo per questo capitolo L’annuncio del vangelo e la vita di fede. Come le precedenti costituzioni, il capitolo rimane composto di due articoli, di cui però è stata variata la titolatura. Il primo articolo - precedentemente chiamato L’impegno missionario dell’Ordine - ora ha per titolo: Il nostro impegno di evangelizzare. Il secondo articolo - precedentemente chiamato La vita di fede dei frati - ora si intitola La nostra vita di fede. In tal modo le nuove Costituzioni chiariscono meglio il contenuto del capitolo in questione, ponendo l’accento innanzitutto sulla urgenza della evangelizzazione cui corrisponde la vita della fede. Inoltre i nuovi titoli recepiscono anche l’indole personale e comunitaria di ogni aspetto della nostra vita: «il nostro impegno» e «la nostra vita di fede», quasi a voler evidenziare la responsabilità propria che deriva a noi dalla grazia che ci viene data con la nostra vocazione sulle orme di san Francesco. Nella prospettiva così delineata si esplicita meglio la relazione tra evangelizzazione e vita di fede.
In effetti, nell’articolo II non sono state introdotte che poche variazioni. Tuttavia, essendo notevoli i cambiamenti introdotti sull’evangelizzazione, di conseguenza questi ricadono di fatto sulla cura che bisogna avere per la vita della nostra fede. Vediamo in sintesi alcuni cambiamenti introdotti.
Piccoli significativi cambiamenti
1. Un primo aspetto molto evidente è la sottolineatura dell’evangelizzazione come compito imprescindibile della Chiesa e dunque del nostro Ordine. Ciò lo si comprende fin dall’incipit, in cui si afferma che Gesù Cristo ha inviato gli apostoli ad evangelizzare tutte le genti e ha costituito la sua Chiesa sacramento universale di salvezza e, perciò, missionaria per sua stessa natura. Importante è anche l’enfasi sul compito proprio della nostra vocazione: «i religiosi, in forza della loro speciale consacrazione, sono chiamati a vivere la grazia di evangelizzare, adempiendo così il mandato del Signore». In tal modo i frati come tali devono ritenersi tutti missionari.
2. Assai importante è l’introduzione di differenti significati del termine “evangelizzazione”, che corrisponde alla riflessione recente del Magistero della Chiesa. Oltre all’impegno missionario svolto in comunità cristiane in buona salute, con una chiara tensione alla testimonianza evangelica nella società, l’attenzione è posta su quei frati che, lasciando la propria terra di origine, sono mandati a svolgere il loro ministero in contesti dove non si conosce ancora il vangelo o dove la realtà ecclesiale è ancora molto giovane. Nuovo è anche il riferimento all’invio dei frati in ambienti in cui è necessaria una nuova evangelizzazione, come nei Paesi di antica tradizione cristiana in cui strati ampi della popolazione hanno abbandonato la fede. Questa tripartizione, come ha raccomandato anche il recente Sinodo sulla nuova evangelizzazione, non deve essere assunta rigidamente; infatti, spesso pastorale ordinaria, missio ad gentes e nuova evangelizzazione si intrecciano, come popoli di diverse culture e religioni oggi si intrecciano dando origini a meticciati di civiltà. Evidente è che tutti abbiamo bisogno di riscoprire il fascino profondo della vita della fede che sorge dall’incontro con Cristo. In tutto questo viene riaffermato lo stile cappuccino di inserimento nelle zone di forte povertà o di conflitto per portare il vangelo della riconciliazione e della pace.
3. Il nostro testo legislativo recepisce anche l’aumentata sensibilità ecclesiale intorno al tema del dialogo ecumenico e dialogo interreligioso. Poiché, come affermava già molto tempo fa l’allora prof. Joseph Ratzinger, «il rapporto del cristianesimo con le religioni del mondo è divenuto oggi una necessità interna per la fede» (J. Ratzinger, Il nuovo popolo di Dio, Queriniana, Brescia 1971, pp. 391-392). Il nostro carisma, quando vissuto nella sua integrità, ci abilita a riconoscere «i segni della presenza di Dio e i germi del Verbo nelle varie culture, discernendone i valori autentici, accogliendoli per una più approfondita comprensione del mistero stesso di Dio e contribuendo al loro perfezionamento».
4. Di rilievo mi sembra l’accento posto sul carattere testimoniale che l’annuncio evangelico deve prendere nel nostro tempo. L’andare per le vie del mondo, disponibili ad affrontare anche le situazioni più difficili, cercando in ogni cosa e sopra ogni cosa il volto di Dio sommamente amato, ci rende testimoni del Signore. In questa prospettiva testimoniale si comprende anche l’attenzione posta al rilievo missionario della vita contemplativa, in particolare nella forma del Secondo Ordine, che pertanto va incoraggiata e sostenuta.
5. È significativo che le nuove costituzioni, proprio nell’articolo II, dedicato alla vita della nostra fede, abbiano recepito un’importante espressione dell’esortazione apostolica del beato Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio: «la fede si rafforza donandola» (n. 2). Questo porta a superare una certa dicotomia tra la vita della fede e la sua comunicazione. In realtà esiste una vera circolarità: non si comprende veramente la fede se non si arriva alla testimonianza; dall’altra parte se non si alimenta una vera vita di fede, personale e comunitaria, il nostro annuncio si svuota. Da qui si comprende perché le nuove Costituzioni raccomandano l’approfondimento della fede autentica, vivendo sempre uniti alla Chiesa in tutto - Mater et Magistra - e chiedono che il credere informi tutta la nostra vita. La fede, infatti, non costituisce una dimensione privata dell’esistenza a fianco delle altre, ma c’entra con tutte le dimensioni della vita. Proprio ad una forma di vita come la nostra spetta mostrare a tutti, attraverso un’autentica vita di fede, la forza umanizzante del vangelo.
Curato dall’Autore segnaliamo:
Nuova evangelizzazione e carisma francescano. Prospettive e testimonianze
EDB, Bologna 2012, pp. 144