Ricordando padre Stanislao Santachiara da Campagnola

Docente di Storia della Chiesa all’Università di Perugia e autore di fondamentali studi sulle fonti e la storiografia del francescanesimo 

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Campagnola Emilia (RE), 3 aprile 1929

† Perugia, 28 agosto 2012

Come Abramo

Padre Stanislao era uscito come Abramo dalla sua terra natìa, per andare dove il Signore lo avrebbe condotto: dopo un lungo cammino, era giunto in terra «straniera». Là aveva piantato la sua tenda, perché aveva scoperto il fascino di quel piccolo lembo d’Italia dove ancora aleggiava l’eco della voce e dei passi di Francesco d’Assisi. Era nato a Campagnola Emilia, una cittadina della bassa reggiana, posta a metà strada tra la città e l’alveo del «grande fiume». Poco più che decenne, sull’esempio di due suoi fratelli, al Signore che chiamava aveva risposto come Francesco: «Cosa vuoi che io faccia?» (FF 587). Si era messo in cammino.

Dopo cinque anni di seminario serafico, il 31 dicembre 1944 fu finalmente ammesso al noviziato di Fidenza. Nell’Epifania del 1946, si trovò pronto a dire il suo primo ed esitante «Io, Stanislao, faccio voto…» nelle mani del padre Bonaventura da Pavullo, Ministro provinciale. L’8 dicembre 1950, solennità dell’Immacolata, patrona della Provincia cappuccina di Parma, la decisione definitiva di abbracciare la croce già abbracciata da Francesco. Questa volta fu un sì deciso: «Io, Stanislao, faccio voto… per tutto il tempo della mia vita».

Il 21 marzo 1953 fu ordinato sacerdote e, dopo un anno da sacrista nella chiesa conventuale di Parma, nell’ottobre del 1954 fu inviato a Roma nel nostro Collegio Internazionale, per frequentare la facoltà di Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana. In quattro anni ottenne il dottorato con una tesi sul vescovo cappuccino di Parma Adeodato Turci (1724-1803). Nel frattempo, nel 1957, si era diplomato in archivistica frequentando la Scuola Vaticana di Paleografia. Una fame di cultura davvero insaziabile.

Tornato in Provincia fu nominato archivista provinciale, ma le anguste pareti di un archivio non riuscivano a contenere tutti i suoi sogni. Ridiscese a Roma nel 1959, questa volta come insegnante di storia francescana nel medesimo Collegio Internazione che lo aveva visto studente, e lì diede inizio a quell’attività che poi, in altre sedi, lo terrà impegnato per tutta la vita. Nel 1966 fondò e divenne direttore della rivista Laurentianum, organo di studio e di ricerca dello spirito francescano-cappuccino, e responsabile di Collectanea franciscana, rivista internazionale di indagine del francescanesimo lungo i suoi otto secoli di storia. Tuttavia l’insegnamento di storia francescana, pur impartito a studenti cappuccini provenienti da tutto il mondo e svolto anche nel Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, non lo appagava del tutto. Così, nel novembre 1966, trovò la sua definitiva collocazione in cui vivere e studiare. Perugia sarebbe stata la sua nuova patria: come cappuccino nel convento di quella città e quale docente di studi francescani presso la facoltà di lettere e filosofia della locale università.

Image 235Studioso delle Fonti francescane

Sorretto da grande forza di volontà e dotato di doni di intelligenza non comuni, l’anno seguente divenne assistente ordinario di storia medievale e di storia moderna e, infine, nel 1968, conseguì la libera docenza in Storia della Chiesa. Accanto a questa «carriera» di docente universitario ricoprì pure altri incarichi, come quando, nel 1972, divenne vicepresidente della Società internazionale di Studi francescani con sede ad Assisi, o come, in occasione della pubblicazione, nel 1977, delle Fonti Francescane da parte del Movimento Francescano, fece parte del gruppo redazionale: di quell’opera fu responsabile della prima e seconda sezione, che riguardavano gli scritti di San Francesco e le sue biografie dei secoli XIII-XIV, scrivendone le relative ampie e documentate introduzioni.

In questo intenso lavoro di studioso, pur seguendo i numerosi studenti che preparavano con lui le loro tesi di laurea e pur non sottraendosi agli impegni che il suo ruolo di docente esigeva, non volle mai esentarsi dai ritmi di preghiera della fraternità in cui viveva, armonizzando le esigenze del suo lavoro con i momenti più significativi della vita liturgica dei confratelli.

Fino al 1982 rimase come “ospite” della Provincia umbra, ma a partire da quell’anno fu inserito ufficialmente nella presentazione delle fraternità della Provincia come componente di quella del convento dell’Oasi di Sant’Antonio di Fontivegge, dove è rimasto fino alla morte. Oltre alla docenza all’Università della città, ricoprì anche ruoli all’interno della vita provinciale: consigliere della Commissione Studi e Promozione culturale, e supervisore della Biblioteca Oasis, annessa al convento dell’Oasi di Sant’Antonio di Padova e di cui diventerà «bibliotecario» nel 1997. In quest’ultimo incarico Stanislao rimarrà fino al 2010, allargandone i campi di studio, in particolare del Medioevo e della Storia della Chiesa, e aprendo inoltre nuovi settori, come la Storia della scuola, la Storia delle donne, il Modernismo e i carteggi tra personalità di spicco del mondo culturale e religioso del Novecento. Sotto la sua direzione si è verificato un aumento nell’afflusso di studenti universitari che hanno frequentato tale biblioteca per preparare la loro tesi di laurea.

Ha pubblicato innumerevoli opere storiche. Tra quelle di carattere francescano ne segnaliamo alcune più significative: L’angelo del sesto sigillo, l’Alter Christus, Le origini francescane come problema storiografico e altri studi sulla predicazione francescana e in particolare di quella cappuccina, oltre a numerosi saggi su temi storiografici, quali il movimento giansenista e l’epoca napoleonica.

Image 236Professore emerito

Nel 2003, abbandonata ormai la docenza universitaria attiva, ma restando professore emerito dell’Università di Perugia, continuò a mantenere la responsabilità della Biblioteca dell’Oasis, e fu anche nominato confessore nella chiesa parrocchiale del convento dell’Oasi.

Ma ormai gli anni pesavano e la debolezza dell’età accompagnava il ritmo lento dei suoi passi. Il pericolo di cadute accidentali, che poi si dimostrano devastanti, sta sempre in agguato accanto alle persone anziane. Così è avvenuto per Stanislao: una caduta gli ha causato la frattura del femore della gamba sinistra, tanto da richiederne il ricovero in ospedale prima e nell’infermeria provinciale Oasi di Sant’Antonio poi. A ben poco sono valsi i successivi interventi a cui si è sottoposto: ci sarebbe voluta una nuova giovinezza per riprendersi da quell’incidente. Successivi malanni lo hanno infine condotto alla soglia di quella porta che, una volta superata, si è chiusa alle sue spalle oscurandogli la luce del mondo per immergerlo in quella di Dio. Si è spento il 26 agosto 2012 presso l’ospedale cittadino di Santa Maria della Misericordia.

Stanislao, pur vivendo la maggior parte della sua vita fuori della Provincia di appartenenza (Provincia di Parma prima e poi Provincia dell’Emilia-Romagna), non ha mai cessato di esserne membro, sensibile e attento alle principali vicende delle sue originarie radici culturali e spirituali, e se all’inizio della sua attività universitaria venne a conoscere difficoltà e incomprensioni, non mancò mai di vivere la sua vocazione cappuccina anche in un contesto difficile come quello universitario, guadagnandosi la stima dei colleghi docenti, degli studenti e dei confratelli. È stato sepolto nella sua terra natale, nel locale cimitero di Campagnola, in attesa del ritorno del Signore.

Nazzareno Zanni

Vicesegretario provinciale