Il viaggio di senso a ritroso

Il tempo del noviziato rivisitato da un neoprofesso 

di Andrea Oddone
neoprofesso cappuccino di Genova

Image 213Vi prenderò dalle genti

Siamo giunti insieme da provenienze diverse, riuniti in fraternità, spinti dal denominatore comune della grazia di Cristo. Noviziato è il crocevia di un viaggio cominciato sotto lo sguardo materno della Madre di Dio. Noviziato, tempo di grazia offerto dall’Amore che ci ha creato e per il quale viviamo ed esistiamo. È il punto di arrivo di un viaggio a ritroso per recuperare l’umanità perduta nella deriva di un esilio disgregato dalla sordità voluta di chi ha rifiutato a lungo l’ascolto delle domande di senso che in lui gridavano invano.

Il noviziato è un dono e una conquista; è dono perché in esso si fa esperienza della gratuità, nella disponibilità di un gruppo di persone che mettono il proprio tempo e le proprie capacità al servizio di ciascun novizio, è conquista perché ciascuno di noi è chiamato ad accogliere questo dono e lo ha potuto fare solamente aprendosi all’ascolto, nel silenzio di sé e nel distacco da sé. Ciascuno di noi sa quanto è costata e quanto costa questa apertura.

Noviziato, dicevo, è punto d’arrivo di un faticoso viaggio di ritorno ma solo quando lo si vive ci si accorge che questo punto d’arrivo è una nuova nascita, diviene in realtà il punto di partenza verso un mondo nuovo e ignoto in cui proprio l’ignoto è la condizione necessaria e primaria per coglierne tutta la ricchezza. Abbiamo imparato durante questo percorso a convivere con la realtà della condizione umana priva di ogni certezza, abbiamo conosciuto invero l’unica certezza dell’esistenza umana, l’amore di Dio in Gesù uomo-Dio, un amore non certificabile e tuttavia così vero, così reale nella fede che prende vita nell’abbandono al suo abbraccio e alla sua voce presente in ogni gesto in ogni realtà creata. Sì, perché il cammino del noviziato introduce in una realtà inedita per l’uomo di questa terra, la realtà dell’ascolto a tutti i livelli, religioso, personale e fraterno.

È un lavoro di cesellatura sull’uomo vecchio, portando via dalla sua forma ciò che è superfluo e dannoso, inutile e nocivo, per lasciar emergere ciò che è vero, educandolo all’ascolto dello Spirito. Un tempo di grazia per scoprire se stessi scoprendo l’amore, seguendo le tracce di san Francesco e imparare passo dopo passo ad incarnare, a realizzare la sua esortazione a «non trattenere nulla di ciò che è nostro per noi, per donarci totalmente a Colui che totalmente a noi si dona». Per molti di noi il noviziato è stato sperimentare il paradosso dell’amore di Dio. Nell’obbedienza adulta ai limiti concreti posti alla libertà d’azione, condizionata al dialogo con i superiori e i formatori, nella dipendenza economica, nell’osservanza dei ritmi e degli appuntamenti, nel lavoro manuale per la fraternità e per se stessi, abbiamo imparato a vivere come bambini che, sia pure talvolta capricciosi, si riconoscono piccoli, indifesi e bisognosi di tutto di fronte al Mistero e divengono capaci di quell’abbandono filiale al Padre che è principio della vera fede. Noviziato alla vita con Gesù, per Gesù, in Gesù verso il Regno preparato dal Padre mediante la sorgente di vita dello Spirito.

Passo dopo passo

La vita fraterna è capace di far emergere energie umane della persona altrimenti sepolte nell’ignoranza, perché è maestra di relazione e occasione propizia per spogliarsi di sé e mettersi in gioco. Essa educa al dono di sé nella restituzione a Dio, mediante la condivisione fraterna, delle proprie ricchezze umane, spirituali e materiali: quest’azione, mentre lascia un senso di svuotamento e di perdita, introduce nel cuore la ricchezza di una libertà che nessun tesoro mondano può avvicinare. È questa libertà che ha alimentato la speranza e acceso la fede per farci otri nuovi capaci del vino nuovo in Cristo.

La vita francescana è molto intensa, piena e fortemente concreta; dunque abbiamo vissuto presenti a noi stessi ogni giorno del noviziato, così che il momento della professione dei voti temporanei è giunto atteso ma non improvviso, desiderato con discrezione e prudenza. La consapevolezza del lavoro personale e fraterno che ha segnato questo tempo ci ha permesso di convivere con i nostri timori senza esserne schiacciati e ha sostenuto la volontà di rispondere alla proposta del suo amore.

Il dissolversi delle paure

Le piccole grandi paure percepite durante l’anno sono evaporate al calore della gioia semplice, emersa passo dopo passo, del sentirsi chiamati da Gesù, del sapere che infine potevamo dirgli “Io ci sono!”. Il giorno della professione abbiamo contemplato la Bellezza nella grazia di un rapporto intimo, personale, con Gesù a cui siamo giunti insieme e insieme avremmo vissuto di lì a poco la “luna di miele” col nostro Diletto.

Il giorno 1 settembre 2012 a Santarcangelo di Romagna, con timore, trepidazione e gioia, abbiamo detto sì al Signore in sette: Alessandro Bianchi della Provincia religiosa di Alessandria, Dante Paolo Rado della Provincia dell’Emilia-Romagna, Andrea Oddone della Provincia di Genova, Bostjan Hari e Marko Petek della Provincia della Slovenia, Daniele Sobrero e Manolo Librera della Provincia di Torino.