Molti gli avvenimenti svoltisi “in convento” alla ripresa dell’anno sociale. Si dà qui conto di alcuni di essi: un’assemblea-convegno tenutasi a Vignola su “Vocazione e vocazioni”, la professione temporanea di sette giovani dopo l’anno di noviziato, una serie di eventi organizzati dal Polo culturale dei Cappuccini a Reggio Emilia legati a “Graffiti Writing” e “Street Art” e infine il ricordo di padre Stanislao da Campagnola.

Paolo Grasselli

 Il segno caratterizzante della fraternità

Assemblea-convegno promosso dalla Commissione per la Pastorale Giovanile e Vocazionale (Vignola, 10-12 ottobre 2012)

di Michele Papi
della Redazione di MC

Image 198I nodi al pettine

Presso la “Casa Frate Leone” di Vignola si è tenuta nel mese di ottobre una tre-giorni che ha visto la partecipazione di tutti i guardiani e i vicari delle nostre fraternità insieme ad altri frati interessati all’argomento; tra i convenuti, oltre una cinquantina, c’erano anche i responsabili della pastorale giovanile e vocazionale delle Province di Torino, Milano e Venezia, nonché due sorelle francescane provenienti da istituti a noi legati. La commissione per la pastorale giovanile e vocazionale ha voluto offrire a tutta la Provincia, attraverso gli interventi dei diversi relatori che si sono succeduti, un punto di partenza per trattare il tema che accompagnerà la nostra riflessione durante tutto quest’anno pastorale e cioè la vocazione alla vita religiosa nella nostra famiglia cappuccina dentro il contesto più ampio della vocazione cristiana.

L’emergenza vocazionale è sotto gli occhi di tutti e le risposte trovate fino ad ora per rendere più “accattivante” la proposta della nostra vita non sembrano efficaci in un contesto in cui le scelte di vita radicali e definitive sono viste come fumo negli occhi da parte di tanti giovani. Invece di arroccarsi in una visione pessimistica che demonizza la società e la rende l’unica responsabile del continuo ridimensionamento delle nostre presenze per mancanza di personale, si è cercato di andare più a fondo per scorgere nuove strade che si inerpichino sui declivi della post-modernità.

Image 202Il senso dell’oggettività

Il primo intervento è stato quello di padre Gianluca Cafarotti dei padri somaschi: forte della sua esperienza di responsabile didattico di un istituto per la formazione professionale, ha cercato di leggere il complesso mondo giovanile nel contesto attuale. Si è soffermato su temi quali la fluidità delle relazioni interpersonali e la crisi della paternità, la soggettività esasperata e il relativismo, dando diverse indicazioni per un’educazione che fornisca ai giovani capacità critica, senso dell’oggettività e li porti a costruire relazioni interpersonali profonde tra di loro, con gli adulti e con Dio in vista di una risposta vocazionale matura.

Il pomeriggio della prima giornata è stato dedicato all’ascolto della testimonianza di don Claudio Cipolla, parroco della diocesi di Mantova, che ha impostato tutta la pastorale sul coinvolgimento dei giovani, attraverso un cammino di graduale responsabilizzazione che, in un percorso di oltre dieci anni, li porta a prendere in seria considerazione la chiamata al servizio dentro e fuori l’ambito parrocchiale. Punto centrale della sua testimonianza è stata l’idea che, se sostenuti da una rete educativa forte e basata su relazioni affettivamente significative sia tra coetanei che con gli educatori, si riescono a formare giovani capaci di scelte vocazionali importanti e durature; ne è la prova il piccolo esercito di animatori e catechisti, circa cento, ai quali è fatta la richiesta di un servizio continuativo di dieci anni sotto un preciso mandato che la comunità affida loro attraverso il parroco.

Nella seconda giornata, il lavoro è proseguito all’insegna del dialogo tra i frati e dell’interesse per le tematiche trattate: ci si è soffermati sulle dinamiche dell’accompagnamento spirituale visto come luogo per un discernimento vocazionale ad ampio spettro e siamo stati aiutati in questo dall’esperienza del padre gesuita Stefano Titta, famoso per i suoi corsi di formazione per accompagnatori spirituali che hanno luogo regolarmente presso la casa per esercizi Villa San Giuseppe di Bologna. Il suo intervento ha spaziato dall’ambito psicologico-antropologico a quello spirituale-patristico con un occhio alla spiritualità ignaziana, tenendo così unite le dimensioni di volontà e grazia che concorrono in ugual misura a far nascere nei giovani una personalità completa e strutturata, aperta alla risposta vocazionale, intesa prima di tutto come chiamata alla vita, corretta autopercezione, relazionalità e dono si sé.

Ultima testimonianza all’assemblea-convegno è stata quella in cui don Andrea Turchini, presbitero della diocesi di Rimini e direttore del centro regionale per le vocazioni, ci ha illustrato le varie iniziative di animazione vocazionale che porta avanti, in rete con le parrocchie e le associazioni come Azione Cattolica e AGESCI, in un territorio normalmente considerato refrattario ad ogni proposta che si discosti da quelle che gli hanno valso il titolo di “divertimentificio d’Italia”. 

Essere testimoni

La giornata conclusiva ha visto la partecipazione di un numero ancora maggiore di frati convenuti per la celebrazione dei giubilei e ha avuto il suo momento principale nella celebrazione eucaristica e nel successivo pranzo di festa. Dopo una breve presentazione dei contenuti delle precedenti giornate, che il Ministro provinciale ha preparato per aggiornare i nuovi arrivati e per permettere agli altri di raccogliere le idee, ci si è divisi in gruppi di studio per cercare di rispondere a tre domande molto attuali che insistevano sul vissuto della Provincia: ci è stato chiesto di analizzare la relazione tra risposta affermativa a proposte esigenti come quella vocazionale e relazione significativa dei giovani con un gruppo o un accompagnatore di riferimento; una seconda domanda ci chiedeva che tipo di esperienza di paternità spirituale viviamo; il terzo quesito andava nella direzione di identificare strumenti nuovi per un percorso di pastorale vocazionale nella Provincia.

Concludendo, possiamo affermare che questi giorni di condivisione e confronto, caratterizzati da un’apertura alle realtà ecclesiali presenti nella nostra regione, hanno offerto un segno molto evidente di come primo e fondamentale passo per una proposta credibile e accattivante della nostra vita sia la testimonianza di fraternità; solo entrando in relazione con una fraternità cappuccina segnata dall’amore vicendevole (Gv 13,35: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri») i giovani potranno trovare un luogo adatto a compiere quel lavoro di discernimento e guarigione interiore capace di aprire il loro cuore alla risposta gioiosa alla volontà di Dio su di loro, magari decidendo di percorrere la via tracciata da Francesco.