Con Marco Spaggiari, musicista rock, sfatiamo il mito o il luogo comune che il rock sia musica diabolica, anche se ogni tanto in campo cattolico la questione ritorna. Marco e i suoi amici della band Controtempo sono né più né meno che musicisti. Suonano e cantano rock per passione prima, poi per mestiere, per raccontare la vita di tanti ragazzi, di uomini e donne, che si riconoscono nelle loro parole e nella loro musica.

Lucia Lafratta

 Il sogno che unisce dentro e fuori

Intervista a Marco Spaggiari della rock band Controtempo

 
Image 184Vangelo e musica: ne puoi parlare ai lettori di MC?

Io ho avuto la fortuna di crescere negli ambienti parrocchiali e di incontrare san Francesco e il carisma francescano. E da sempre sono stato attratto dalla musica e dal desiderio di suonare.

Andavo in chiesa e sentivo musica bella, certamente, poi uscivo e trovavo musica altrettanto bella, ma si trattava di due mondi distanti. Purtroppo per me la musica di fuori, che a me piaceva, sembrava non potesse raccontare la vita che io avevo incontrato “dentro”: era come vivere in due mondi separati che sembrava non avessero possibilità di incontro. Nelle mie, chiamiamole così, crisi adolescenziali, mi chiedevo come potevo tenere insieme il mio essere cristiano, in definitiva il me stesso più vero, e il mio desiderio di essere musicista, altrettanto me stesso e altrettanto vero e fare la musica che piace a me, la musica rock.

Come sei riuscito a tenere insieme il dentro e il fuori?

Ho cominciato a scrivere canzoni rock che parlavano della vita che facevo, non di un mondo disperato, ma di una vita illuminata da una speranza che, pur tra le tante difficoltà comuni a tutti i ragazzi della mia età, mi faceva vivere e mi dava coraggio. Canzoni con un linguaggio per così dire laico, e cioè accessibile a tutti, perché penso che questo sia importantissimo. D’altra parte mi pare che il primo che ha usato un linguaggio così, comprensibile a tutti, sia stato proprio Gesù: anziché chiudersi tra i suoi o nel tempio, andava fuori, parlava con le prostitute e i pubblicani, parlava un linguaggio che si poteva capire.

Anche io, come tutti, da ragazzino ascoltavo canzoni rock che portavano un messaggio che non corrispondeva a ciò che ero, però incontravo un artista che mi provocava, che suscitava in me domande: cosa dice? è giusto o sbagliato? cosa significa per me, nella mia vita? Insomma, mi faceva riflettere. Questo accadeva perché l’autore parlava di sé e sapeva comunicarlo bene.

In quella che viene definita christian music di solito non è così; chi compone è certamente autentico, sincero, ma a volte ne vien fuori un prodotto che sembra che sia ciò che si pensa debba essere la musica cristiana. E questo si percepisce e, invece di avvicinare, allontana. Anzi io l’abolirei questa definizione, parlerei di musica e basta. Se uno vive l’esperienza cristiana, questa emergerà da quello che racconti della vita, non deve aver il bollino cristiano o non cristiano sopra.

Image 186E che ne dici della musica che tutti cantiamo in chiesa?

A volte entrando in certe chiese si sentono certi canti e certa musica che allontanano i ragazzi. Per questo credo che ci sia molto da lavorare in questo senso. La Chiesa ha sempre fatto cultura, ha educato la gente, ma mi sembra che da tempo in questo campo si sia un po’ fermata.

Nella vostra discografia ho notato il primo titolo: “In tutti i giorni eroi”.

Sì, lo abbiamo scelto perché rappresenta proprio quello da cui siamo partiti: la nostra vita, il percorso che ogni giorno ognuno fa per essere, appunto, eroe tutti i giorni, non solo quando succede qualcosa di straordinario.

Penso che sia questo anche lo stile di vita francescano. Io suono con persone che hanno sensibilità diverse, ma condividiamo valori comuni e nelle nostre canzoni tutti ci riconosciamo; è quello che succede quando non si mettono barriere e si cerca di camminare insieme. Con qualcuno condivido anche un cammino di preghiera.

Il gruppo attuale si è costituito nel 2008 e unisce alla grande amicizia una grande professionalità. Questo è ciò che ci ha spinto a fare il salto nel mondo discografico; è bello vedere che il messaggio passa e ci unisce tanto. È la dimostrazione che il cristianesimo, quando va all’essenza di ciò che è, arriva a tutti. Questo lo vedo quando andiamo a suonare. Vedo che c’è tanta voglia nei giovani di sentire qualcuno che ti porti qual è la verità della vita, non una vita distorta o mascherata secondo l’idolo del momento. I ragazzi hanno voglia di un messaggio di verità e credo che la nuova evangelizzazione significhi portare questo messaggio senza chiudersi in tanti schemi, senza mettere paletti tra chi crede e chi non crede.

Image 190Che scambi avete col vostro pubblico?

Ci sono i concerti, nei quali comunichiamo tanto. Ultimamente capitano anche concerti-incontro, che faccio da solo o assieme ad un altro amico del gruppo. Si suona, si parla, si racconta, viene fuori la storia personale, la storia del gruppo, le scelte che abbiamo fatto, anche alla luce di un percorso di fede, che ci ha portato anche la chiusura di tante porte per essere coerenti con la nostra scelta. Per le case discografiche grosse, ai giovani bisogna offrire o canzoni che non dicono niente o canzoni trasgressive, perché sono quelle che si vendono meglio. Ci siamo trovati davanti alla scelta: o rinunciare a ciò che di vero ha fatto nascere la nostra storia o stare fuori da quell’ambiente. Invece io mi sono detto: io ci voglio stare a modo mio, e allora abbiamo cominciato a usare la creatività per aprirci altre strade. Da lì è partito l’incontro con Terence Hill. Gli ho detto: noi vorremmo fare come te con don Matteo, far passare un messaggio profondo con un tipo di linguaggio che arriva a tutti. E anche con Bud Spencer, far passare un messaggio positivo con l’ironia. Vorremmo fare la stessa cosa con il linguaggio musicale. Lui ha detto che la cosa era troppo bella per non accoglierla e così è partito il video che abbiamo fatto con lui, che ha lavorato gratis, e poi anche con Bud Spencer. La nostra avventura discografica è partita tutta dal video con Terence e Bud.

Qual è il vostro pubblico? Chi ascolta la vostra musica?

Ci ascoltano bambini e adulti, ma soprattutto giovani. Abbiamo fatto con il CSI di Modena un tour delle scuole dopo aver fatto il video clip “Eroica” per comunicare appunto l’idea che tutti siamo eroi tutti i giorni. I protagonisti sono gli atleti di una squadra di hockey su carrozzina, l’esempio di come nella vita è importante mettere sempre tutto il cuore in quello che fai e con quello che hai, senza stare sempre a pensare a cosa ti manca. I ragazzi erano entusiasti, perché si trasmetteva un concetto di libertà e felicità vero, lontano da quello falso indotto dai media. I giovani hanno voglia di seguire una vita che intravvedono vera: basta che ci sia chi la trasmette, allora la musica può essere proprio questo mezzo di trasmissione che per i ragazzi è molto importante.

Per conoscere il gruppo Controtempo vi segnaliamo due siti:

www.marcospaggiari.it
www.controtempo.info