Il filo rosso che ci accompagna

Incontriamo Dio nella nostra storia, lasciandoci guidare su strade nuove

di Lidia Maggi
teologa e pastora della Chiesa Battista in servizio a Varese

Image 021Per dire Dio la Bibbia ricorre alla narrazione. E già questa scelta orienta il lettore, suggerendo che Dio non si fa catturare in definizioni. Noi con Dio abbiamo una storia. La fede non coincide con l’attimo fuggente di un’intensa esperienza religiosa o col momento in cui diciamo di credere. Nella Bibbia, come nella vita di ogni credente, la relazione con Dio avviene in una storia, fatta di alti e bassi, di entusiasmi e dubbi. La fede non può essere ridotta a compiere dei gesti religiosi sempre uguali nei confronti di un Dio pensato come “motore immobile”. Gli esseri umani si incontrano con Dio nel tempo, vivendo una relazione ricca e mai riducibile ad una formula. Per questo motivo la Sacra Scrittura non si presenta come un prontuario, un catechismo, ma come la narrazione di tante storie. Anche quando le pagine bibliche usano il linguaggio imperativo della legge o quello poetico della lode, il ricorso alla narrazione di una storia è inevitabile.

 Dio c’è, è presente

E tuttavia, esiste come un filo rosso che attraversa la complessa trama della narrazione biblica e che prova a dire con poche, essenziali parole quale sia l’identità del protagonista del racconto, il Dio biblico. Ad un capo di questo filo, troviamo la rivelazione che Mosè riceve al roveto che brucia senza consumarsi. Di fronte alla difficile missione affidatagli da Dio, andare dal faraone con la richiesta di far uscire Israele dalla terra di Egitto e convincere il popolo, Mosè domanda: «Ecco, quando sarò andato dai figli d’Israele e avrò detto loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato da voi”, se essi dicono: “Qual è il suo nome?” che cosa risponderò loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono». Poi disse: «Dirai così ai figli d’Israele: “l’IO SONO mi ha mandato da voi”» (Es 3,13-14).

La traduzione di questa auto-presentazione di Dio nelle lingue non semitiche - il greco, il latino, come anche l’italiano - non aiuta a comprendere il significato di questo biglietto da visita divino. In ebraico, infatti, il verbo essere equivale al nostro “esserci”. Dio si presenta come Colui che c’è, che è presente, che cammina con il suo popolo, accompagnandolo nelle diverse situazioni che dovrà affrontare. Non abbiamo a che fare, dunque, con una definizione metafisica, con una questione filosofica riguardante l’essere. Qui Dio si manifesta come “Colui che è Presente”: proprio l’opposto di un Dio distaccato, che risiede nell’Olimpo e si limita a guardare dall’alto in basso le ingarbugliate vicende umane. Il seguito della narrazione, sia quella raccontata nel Libro dell’Esodo, sia quella che abbraccia l’intera Bibbia ebraica, esprime questo volto di Dio che non si estrania dalla storia, prendendosi cura del suo popolo. 

Image 022Gesù, il Dio-con-noi

All’altro capo del nostro filo rosso, troviamo Gesù di Nazaret, che l’evangelista Matteo ci presenta identico al Dio di Mosè: è il “Dio-con-noi”. Quasi a suggerire che il mistero dell’incarnazione era già inscritto nella rivelazione antica.

Ma cosa significa che, in Gesù, Dio è con noi? Matteo inizia e conclude il suo racconto con queste parole: all’inizio messe in bocca ad un angelo che rivela a Giuseppe il piano di Dio; alla fine, dette da Gesù stesso, come ultima sua parola, come promessa senza spazio per ulteriori ripensamenti. Tra l’inizio e la conclusione, il lungo racconto evangelico ci fa comprendere il senso di questa presenza. Il lettore viene ammaestrato fino a diventare uno scriba sapiente, un uditore attento della Parola della salvezza.

Proviamo a soffermarci, almeno un attimo, sulle due soglie del racconto.

Nella prima, troviamo un Giuseppe spiazzato dalla situazione, che cerca di agire con giustizia. Che fare con una fidanzata messa incinta da altri? Mentre pensa di rompere il fidanzamento, senza esporla ad infamia, ecco l’annuncio: «un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati”. Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: “La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele”, che tradotto vuol dire: “Dio con noi”» (Mt 1,20-23).

 Una presenza che ci destabilizza

Il Dio-con-noi viene a condividere la nostra storia e ad accompagnare gli incerti passi umani non confermandoci nei nostri progetti ma spiazzandoci. Da Abramo in poi, la condizione del credente è quella di fuoriuscire dai territori conosciuti per percorrere le strade indicate da Dio. Noi abbiamo ridotto la fede alla stregua di una polizza assicurativa: Dio serve per la buona riuscita dei nostri propositi. Dio è con noi, nel senso che sostiene quanto desideriamo fare. Questo modo di intendere la presenza di Dio ha trovato la sua traduzione più aberrante sotto il regime nazista, i cui soldati portavano scritto sul cinturone la traduzione tedesca del nostro testo: «Gott mit uns»! Matteo, mentre ci introduce nel suo racconto, ci ricorda che le vie di Dio non sono le nostre vie (cf. Is 55,8-9). Che Colui che condivide con noi il pane - è questo il significato della parola “compagno” - non si riduce a nutrire le nostre piccole ambizioni ma desidera accompagnarci lungo i sentieri inediti del Regno.

 …e ci mette in cammino

Nella soglia finale, Gesù risorto si avvicina ai discepoli dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Mt 28,16-20).

Colui che è diventato discepolo di Gesù (un compito che dura tutta la vita!), dovrà farsi carico degli altri, facendo in modo che tutti possano sperimentare la salvezza. Ma la presa in carico dell’altro è possibile solo per il potere di Gesù che ci accompagna, assicurandoci la sua presenza costante, fedele, in ogni momento: nei giorni luminosi come in quelli tristi, quando si cammina spediti e quando si deve affrontare la crisi.

All’inizio come alla fine, il Dio-con-noi ci mette in movimento, ci invita ad andare, varcando i confini del nostro piccolo io e battendo i sentieri che Lui stesso ci indicherà. Non saremo soli in questo viaggio: Lui è con noi. Attraverso quelle Scritture che ci fanno riudire, ogni volta che vi prestiamo ascolto, l’annuncio della sua presenza, la promessa che non ci abbandonerà. Solo un lettore con un cuore capace di vero ascolto saprà discernere il Dio-con-noi. Leggendo un racconto biblico, una parabola, un salmo, sentirà di essere accompagnato da una voce altra, rispetto dalla sua… e non sarà più solo.

Segnaliamo il volume:

LIDIA MAGGI-ANGELO REGINATO
Dire, fare, baciare… Il lettore e la Bibbia
Claudiana, Torino 201