Image 238Quasi amici

un film di Eric Toledano e Olivier Nakache (2011)

distribuito da Medusa Film

Divertimento e commozione: ecco le due emozioni che emergono, in maniera limpida, dalla visione del film Quasi amici. Saperle raccontare, penetrando il cuore degli spettatori, è senza dubbio una missione difficile, che i registi Eric Toledano e Olivier Nakache portano a compimento. L’incontro autentico tra l’aristocratico e tetraplegico Philippe e il suo badante, senegalese di umili origini, diventa un film piacevole e scorrevole, con una scrittura che ha il pregio di aggirare la trappola del pietismo, nonostante la storia sia incentrata sull’immobilità permanente del primo e sulla sua necessità di assistenza integrale e talora difficile. Quasi amici inventa un insolito duo cinematografico, sovente comico, affiatato e profondamente solidale, dove anche l’assistito trova lo spazio per un protagonismo relazionale ed aiuta, sia economicamente che moralmente, l’altro, facendolo uscire da una forma di irresponsabilità, troppo comunemente adottata nel pretesto-scusa delle scarse possibilità che la condizione sociale impone. Per entrambi si coglie un’evoluzione formativa positiva, stimolata dalla nuova improbabile relazione. Infatti, il rapporto tra i due personaggi, così agli antipodi sotto ogni profilo (fisico, psicologico, generazionale e sociale), è talmente autentico e unico da oscurare e rendere ininfluente il copione. Complici in questo i due attori protagonisti François Cluzet e Omar Sy, le cui interpretazioni innescano una corrispondenza con il pubblico priva di falsità e ipocrisia. Ridere insieme ad un disabile, riuscendo ad ironizzare su quanto il destino, a volte, possa riservare, è lo stimolo e la proposta che la lettura di questo film sostanzialmente e garbatamente offre. È qualcosa che si può fare e che si deve fare. È qualcosa che può smussare i contorni della tragedia, quando questa accade. Questa del film è una storia con fatti e personaggi non realmente esistiti, ma realmente esistenti. E la delicatezza del tema lascia presumere che il racconto sia veritiero, pur se imperlato di licenze narrative. Un’occasione insolita per lasciarci raccontare con sincerità la modalità relazionale che quotidianamente dovremmo riproporci di vivere con chiunque. (AC)