Parliamo di responsabilità, dell’acquisizione di essa come processo di maturazione essenziale sia nella ricerca di senso della nostra vita, sia nel cammino di consapevolezza dei nostri limiti. Evidenziamo la difficoltà di questo passaggio dall’età giovanile a quella adulta, registrando tutte le tentazioni di dirottare scelte impegnative che la nostra società ci sottopone. Lo facciamo attraverso l’analisi dei film “Alta fedeltà” di Stephen Frears e “Quasi amici” di Eric Toledano e Olivier Nakache.
Alessandro Casadio
Alta fedeltà
un film di Stephen Frears (2000)
distribuito da Buena Vista International Italia
Film metropolitano con uno stile e modelli di relazioni condivisi ovunque. Stephen Frears, regista eclettico, qui lavora con intelligenza sulle manie e i codici di gruppo e di sopravvivenza dei personaggi: abbastanza complice da renderceli simpatici e reali, abbastanza distante da non lasciarsi coinvolgere eccessivamente e da non perdere, perciò, ritmo e lucidità nello sviluppo dell’analisi critica. Tratto dal libro omonimo di Nick Hornby (un autentico piacevolissimo manuale per genitori in crisi dialettica con i figli) e geograficamente trasportato a Chicago, si occupa di faccende esistenzialmente complesse, molto più di quanto la leggerezza delle situazioni lascerebbe intendere, frugando nei meandri dell’affettività dei giovani nel momento in cui questa deve trasformarsi in sentimento maturo e responsabile. Il diaframma tra leggerezza della situazione e profondità dei contenuti è largamente compensato dall’acutezza dei dialoghi, che si muovono con leggiadra disinvoltura nell’impegnativa analisi psicologica.
Il protagonista Rob Gordon è il proprietario di un negozio di dischi in vinile e i suoi due dipendenti sono in possesso di una cultura musicale enciclopedica e passano il tempo a stilare classifiche “top five” su qualsiasi argomento. I tre, eccentrici per motivi differenti, sono accumunati dalla ricerca quasi inconsapevole di un senso profondo di vita, persi come sono nelle inguaribili pigrizie e paure dell’essere giovani. Ma il tempo presenta loro il conto e questi si accorgono di appartenere ad una generazione che sta passando senza aver lasciato segni. Da qui parte un metodo di verifica di vita a dir poco trascinante, ben sorretto nella partitura del film da una musica molto ricercata e coinvolgente. Il film, che mostra anche i pericoli e le involuzioni che una mancata assunzione di responsabilità può comportare, approfondisce, con il proprio metodo accattivante, anche le problematiche della relazione di coppia, arrivando ad offrire una soluzione controcorrente rispetto all’attuale trend di disimpegno che oggi il rapporto a due subisce. (AC)