Troppo spesso pensiamo all’ecumenismo come a una dottrina teologica o a una collaborazione pastorale, ma in realtà esso è, prima di tutto, preghiera e carità. È difficile avvicinarci agli altri senza cercare, ognuno di noi, di vivere l’intimità con Dio. L’unità tanto cercata non sarà un risultato delle nostre forze, ma un dono che viene dall’alto. Il vero protagonista dell’ecumenismo è lo Spirito Santo, e il grande luogo ecumenico è la preghiera.

Barbara Bonfiglioli

Il luogo dell’unità

La preghiera ci predispone ai doni dello Spirito come quello dell’ecumenismo

di Tecle Vetrali
docente di Scienze Bibliche presso l’Istituto di Studi Ecumenici “S. Bernardino” in Venezia
 

Image 146L’ecumenismo finora ha fatto un grande cammino e ha prodotto ottimi risultati, ma solo in campi parziali. Il settore privilegiato e insostituibile è stato quello del dialogo teologico, seguito da timidi tentativi di testimonianza comune. Ciò che ancora sembra mancare è una condivisione della propria esperienza di vita cristiana, nella sua specificità di vita di fede concreta. Finora, ecumenisti sono stati considerati i teologi; agli altri cristiani era affidato il cosiddetto ecumenismo spirituale, cioè il compito di pregare per questi ecumenisti. Veri ecumenisti, invece, sono da considerare coloro che condividono sia la riflessione che l’esperienza di vita cristiana. Più o oltre che una preghiera per l’ecumenismo si deve arrivare a un ecumenismo nella preghiera.

Santità e unità

Se santità significa una vita in comunione con Dio, allora troviamo in essa il luogo dell’unità. Tutto il vangelo di Giovanni, ma soprattutto il capitolo 17, e in particolare i vv. 20-23, rivelano un movimento che parte dall’unità originaria del Padre con il Figlio il quale, comunicando la sua vita, istituisce una unità intima con i discepoli, trascinandoli così nel ciclo della vita trinitaria. Gesù prega per i discepoli “affinché siano perfezionati verso l’uno” (Gv 17,23), che è l’unità del Padre con il Figlio (cf. 10,30; 17,21.22): l’unità del Padre con il Figlio non è solo l’esempio, ma soprattutto il fondamento, il punto di partenza e di arrivo dell’unità dei discepoli.

Allora si comprende come l’unità è una realtà già presente con il dono della vita in Cristo, ma che raggiungerà il suo compimento solo con l’assorbimento definitivo nella vita divina. Solo così si può comprendere come essa può essere considerata il compimento dell’opera di Gesù (v. 4).

Risulterà sempre vano ogni tentativo di unificazione tra noi che non sia basato su questa unità con Dio in Gesù Cristo.

La preghiera elemento caratterizzante della vita cristiana

La preghiera contraddistingue la comunità del Signore (At 2,42). È la presenza di Gesù risorto che legittima e dà forza alla preghiera dei discepoli e fa sì che la loro preghiera si identifichi con la preghiera di Gesù (cf. Mt 18,20). La preghiera della comunità cristiana deve essere “sinfonica”, cioè esprimere i sentimenti di persone che “si accorderanno” per domandare: se due o tre riuniti nel nome di Gesù costituiscono una comunità con Cristo al suo centro, la preghiera concorde ne è l’elemento qualificante che trova accesso e ascolto in cielo. La potenza della preghiera sta nella sintonia tra i fratelli che pregano e nella sintonia tra i desideri dei figli e la volontà del Padre.

La preghiera luogo di unità

È nella preghiera che si realizza l’unità con Dio, radice dell’unità reciproca. La preghiera è un rapporto diretto con il Dio trinitario: «Viene l’ora, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità» (Gv 4,23). Cristo verità è il vero luogo del culto messianico, il nuovo tempio spirituale; solo nella comunione con lui, rimanendo nell’ambito della sua verità come in un luogo di culto, sotto l’azione dello Spirito Santo, i credenti possono adorare il Padre. La preghiera cristiana è rivolta al Padre, per il Figlio Gesù Cristo, nello Spirito Santo.

Image 150La preghiera ecumenica

Il Padre nostro (Mt 6,9-13) è la preghiera insegnata da Gesù ai discepoli; il capitolo 17 del vangelo di Giovanni riporta la preghiera di Gesù che sta per lasciare i discepoli. Sono le due preghiere ecumeniche per eccellenza.

Il Padre nostro è preghiera universale, rivolta al Padre di tutti che sta nei cieli, al di sopra di tutte le differenze e divisioni umane; non è esclusiva di nessuna confessione, religione o razza umana. Include nella realizzazione di un unico regno le storie della comunità cristiana, del popolo dell’alleanza e di tutta l’umanità. Il Padre nostro è la preghiera che ogni uomo può rivolgere a Dio.

Nel capitolo 17 del vangelo di Giovanni non è più il discepolo, ma Gesù che prega per i discepoli: dalla sua bocca si possono attingere le intenzioni per le quali il discepolo deve pregare. È proprio dalla preghiera di Gesù che traspare la priorità delle esigenze del regno di fronte alle necessità terrene: la santificazione del nome del Padre si realizza nella santificazione dei discepoli; il fulcro e l’apice della preghiera di Gesù è l’unità, che ha le radici nell’unità del Padre con il Figlio, e nella quale, tramite l’unità con Gesù, il discepolo viene coinvolto.

Nel Padre nostro il discepolo rivive quella preghiera di Gv 17 che solo Gesù poteva pronunciare.

Difficoltà del pregare insieme

Se la preghiera è il luogo nel quale si realizza la nostra unità con Dio, e in lui la nostra unità reciproca, ci si potrebbe aspettare che il pregare insieme, senza distinzione di appartenenza, costituisca un desiderio di tutte le Chiese. Invece, in campo ecumenico, il pregare insieme costituisce ancora un problema. Lasciando a parte la questione della possibilità di una condivisione eucaristica, da alcune parti è messa in discussione anche la possibilità di una preghiera condivisa fra cristiani appartenenti a Chiese diverse. Il tema è ancora controverso nella discussione e nella prassi delle Chiese.

A tale proposito, c’è soprattutto un concetto che sembra aver bisogno di un maggiore approfondimento, ed è il legame fra la preghiera e la comunità ecclesiale. Nessuno nega l’esistenza di un tale legame. Ma pensare che un’assemblea ecumenica, quando prega insieme, corra il rischio di simulare un’unità ecclesiale che non esiste, sembra eccessivo. Il vero rischio sembra lo corrano coloro che legano la preghiera più ai rapporti con la propria Chiesa che ai rapporti con Cristo. Rapportandosi a Cristo, insieme, in un’assemblea ecumenica, si confessa pubblicamente la contraddizione che stanno vivendo le Chiese divise.

Se “l’unità è un dono dello Spirito”, la si ottiene in un continuo atteggiamento di preghiera e soprattutto sottomettendo sempre più la vita propria e delle Chiese all’influsso e alla guida dello Spirito, più che confidando nelle nostre tattiche e trattative. È lo Spirito operante nei cristiani e nelle Chiese che costruisce l’unità.

Ecco perché l’ecumenismo si costruisce nella preghiera.

Segnaliamo una iniziativa interessante:

Incontro mensile per vivere l’unità nella preghiera

Una grande famiglia ecumenica si incontra virtualmente nella preghiera e riflessione la terza domenica di ogni mese; i suoi membri non sono registrati, ma si mettono in comunione attraverso la preghiera e la riflessione privata o comunitaria; si sentono così corroborati dalla loro unità con Cristo, all’interno di una grande famiglia. A chi è interessato viene inviata ogni mese una breve riflessione biblica che serve come promemoria e strumento di collegamento; per ricevere la scheda rivolgersi a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.