Image 064Topografia di Dio

La preghiera legge la città con cuore diverso

di suor Rosalba Bulzaga
della Fraternità Monastica di Gerusalemme

Il primo abitante

Cosa vuole dire pregare nel cuore della nostra città, nel quotidiano, nel cuore delle nostre occupazioni? È vero che la preghiera è un grande mistero: vive e si esprime nel cuore di tutti gli uomini, anche se facilmente la consideriamo come caratteristica propria dei credenti e più in particolare di noi cristiani in quanto esprime la nostra fede, la nostra speranza e il nostro amore per Dio.

La preghiera, caratteristica soprattutto di Dio in quanto dialogo affettuoso, ascolto reciproco e comunione tenera tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, riporta in noi alla luce una nostra doppia nostalgia: quella della nostra origine e quella della meta verso cui tendiamo.

Sappiamo che Dio è nell’uomo e nell’uomo siamo invitati a riconoscerlo. Dal momento in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo facendo di noi i suoi fratelli (Fil 2,7; Eb 2,17), è proprio attraverso l’umano che possiamo risalire al divino. Sul volto degli uomini possiamo riconoscere il volto del Creatore e del Redentore dell’uomo (Mt 25,35-40). La Trinità tutta intera abita allora la nostra terra: per incontrare il Padre volgiamo lo sguardo verso i suoi figli; per incontrare il Figlio, andiamo verso i fratelli; per incontrare lo Spirito avviciniamoci a coloro che ne sono il tempio vivo.

Pregando nel cuore della città degli uomini, possiamo davvero vivere nel cuore di Dio? Sì. Il primo abitante delle nostre città, come ripete il salmista (Sal 135,2 ), è Dio. Poiché chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede, amando gli uomini lì dove sono, si può trovare Dio. Davvero il più bel tabernacolo di Dio è il cuore dell’uomo. Nel nostro quotidiano quante persone incrociamo, quanti volti del Volto di Dio! Quindi Dio è nell’uomo, e poi Dio è nel mondo.

Una delle nostre esigenze cristiane consiste nell’essere nel mondo senza essere del mondo. Viviamo inseriti in esso senza però essere fusi con esso. La nostra presenza a Dio, la nostra preghiera, non è in funzione del nostro allontanarci dagli uomini, ma nell’aprire il nostro cuore a Dio. La Parusia non consisterà tanto nel vedere il Signore scendere dal cielo, quanto nel riconoscerlo vivo in mezzo a noi. Questo possiamo anticiparlo con una vita secondo Dio, nelle nostre piccole “Gerusalemme” della terra. Camminando un giorno attraverso le vie e le piazze di Firenze, vedendo tanti volti di turisti, di commercianti, di giovani, di abitanti del quartiere, scorgendo qui e là chiese, mi dicevo: “Ma Dio è qui! Dio è presente nel cuore di questa città; il problema non è di sapere se Dio è vicino a me o no, ma sapere se io sono pronta o meno a tenermi qui, alla Sua presenza!”.

Image 065Mani verso il cielo

Se si potessero vedere tutte le preghiere che a centinaia, o a migliaia, dall’alba fino a notte fonda, vengono recitate ogni giorno, saremmo sbalorditi! Nelle maternità e nei letti d’ospedale, negli uffici, negli appartamenti, nei sottotetti magari soffocanti quando fa caldo, nei seminterrati delle botteghe, nei negozi che danno sulla strada, nelle file di auto allineate come i grani di un rosario, nella gente che cammina e passeggia, ovunque troveremmo labbra che balbettano preghiere.

Ovunque vi sono mani che si allungano verso il cielo, anime che si elevano a Dio, tantissimi cuori che gridano, sussurrano, sospirano, cantano rivolti a Lui. Potremmo non notarli? Se impariamo a tenere gli occhi aperti, Dio è ad ogni incrocio, inonda la città con la luce della sua Parola e la dissemina del mistero dell’Eucaristia.

Se, ripercorrendo le vie del nostro quartiere o della nostra città, prestiamo attenzione a questa Presenza, ogni cosa, invece di distoglierci da Dio, può diventare occasione per ricordarci di Lui e a Lui rivolgerci, perché davvero cammina con noi fino alla fine del mondo. Può nascere la lode per uno sguardo trasparente appena incrociato, per un gesto di carità intravisto, per la bellezza contemplata di un’architettura, di una scultura…

Può salire la supplica per un volto sfigurato, per un manifesto offensivo, per una situazione di miseria poco distante da noi, per l’ostentazione inutile e scioccante di spreco o di sensualità. Si può lodare ed intercedere continuamente. La preghiera continua ci dà appuntamento nel nostro quotidiano così come si presenta a noi ogni giorno con il previsto e i suoi numerosi imprevisti. Il nostro Dio ci sorprende proprio nel cuore del mondo e rende magnifica la nostra vita. Perché Dio è nella vita, nella vita di tutti noi.

Image 072Tutto è grazia

In effetti, non esistono “la preghiera” e “la vita”. La vita, da un lato, che impedirebbe di pregare e la preghiera, dall’altro, che richiederebbe di ritirarsi in disparte. La vita è nella preghiera e la preghiera nella vita. La preghiera abita tanto le labbra dei bimbi (Sal 8,3) quanto gli uomini nel pieno delle loro forze.

La vita quotidiana può essere l’unica occasione privilegiata, per incontrare Colui che viene a noi e verso cui noi andiamo. Ancora una volta, dobbiamo imparare ad unire in noi azione e contemplazione, lavoro e orazione. In altre parole possiamo imparare ad unire nel profondo del cuore chiesa e strada, per diventare poco a poco i testimoni di un incontro vivo e artigiani della comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Possiamo imparare a pregare in maniera diversa da quanto si farebbe nel deserto o in campagna; prendendo l’ascensore, rispondendo al telefono o leggendo il giornale, aspettando una visita, l’uscita dal lavoro o attraversando la strada per andare alla posta, al museo o aspettando con impazienza l’autobus per andare alla liturgia o a casa. Aspettando che il semaforo diventi verde o che sia il mio turno alla cassa del supermercato, posso volgere con gli occhi del cuore, uno sguardo a Dio o ripetergli ciò che già lui sa, ma che io ho bisogno di ridirgli. Non importa se non si recita più l’Angelus in mezzo ad un campo coltivato: suona però lo stesso, mattino, mezzogiorno e sera, il campanile del duomo per ricordarmi l’annuncio della sua venuta per la salvezza dell’umanità.

Veramente, tutto è grazia e vi è tanta luce e speranza nel nostro quotidiano così come la Provvidenza ce lo porge, in questo mondo così com’è, fra i miei fratelli, là dove si trovano, che aspettano che la mia fede diventi vita, amore nell’Amore.

Segnaliamo:

FRATERNITÀ MONASTICHE DI GERUSALEMME

Monaci nella città

San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2005, pp. 192

PIERRE-MARIE DELFIEUX

Come monastero la città

Ancora, Milano 2005, pp. 338