Image 052La festa della lode

La preghiera nel tempo e la preghiera come tempo

di Andrea Grillo
docente di Liturgia al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo

«Nella preghiera è giusto chiedere. Lo dice anche il Signore: “Chiedete e vi sarà dato”. Quindi è giusto pregare per le nostre necessità e chiedere anche scusa per i nostri peccati. Poi bisogna, a nostra volta, saper perdonare. E fin qui ci siamo. Ma io sento forte il desiderio di dire grazie. E basta». Questo scrive Giulia Gabrieli – morta nell’agosto 2011 a solo quattordici anni, dopo due anni di malattia – nel suo libro Un gancio in mezzo al cielo, Paoline, Milano 2012, p. 81.

La preghiera accade nel tempo, questo è evidente. Ma oggi è decisivo comprendere anzitutto che la preghiera è essa stessa un modo particolare di vivere il tempo. Nel pregare riapriamo i giochi temporali: scopriamo che il nostro mondo è appeso a una serie di legami, di relazioni, delle quali viviamo. In fondo, quando preghiamo ridiamo voce a quell’origine donata del nostro tempo che ha la sua verità nella festa.

In ogni uomo e in ogni donna il tempo si accende quando un altro ha perso tempo per te. Solo il tempo festivo è all’altezza di questa memoria del dono che istituisce il gusto del tempo. Festa è il tempo del riconoscimento di una origine gratuita e indebita del bene che viviamo. Si dovrà pregare anche per le varie necessità, per uscire dalle strettoie della vita, per cavarsela ancora una volta. Ma dietro, e più a fondo, dovremo riscoprire che la verità del pregare è la lode, il rendimento di grazie, la benedizione, queste azioni così elementari per i bambini e così difficili per gli uomini adulti.

La scoperta dell’altro per me: dal diritto/bisogno, al dovere/legame, al dono/grazia

Consideriamo i diversi “contenuti” del pregare cristiano, che hanno loro linguaggi, forme, cadenze, tradizioni, tempi.

- La domanda di “beni” per sé

- La domanda di beni per l’altro (intercessione)

- La domanda di “bene”/ la confessione del “male” (di sé)

- Il perdono (per il bene dell’altro)

- La lode: gioire per il bene altrui

- Il rendimento di grazie: riconoscere l’origine del proprio bene nell’altro

- La benedizione: dire bene del mondo, di Dio e dell’altro

- Giubilo, canto, movimento, sguardo: pura forma senza contenuto e puro contenuto senza forma.

Se esaminiamo bene tutti questi “modi” del pregare, vediamo subito che si tratta della modulazione accurata di una condizione di “non autosufficienza”. Ci sincronizziamo al tempo altrui. Vi è, d’altra parte, una progressione, un crescendo, un fisiologico purificarsi e trasfigurarsi della domanda. Possiamo mostrare tutto questo passando dalla forma della “domanda di un bene per sé” alla forma più alta di lode, di rendimento di grazie e di benedizione, che troviamo espressa nella formula italiana della “dossologia” alla fine della preghiera eucaristica: «per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli».

Questa espressione di preghiera è talmente forte da non avere più alcun verbo: è parola che si fa gesto, affetto, intenzione, comunione. Non vi è più azione dell’uomo formalmente espressa da un verbo, anche se ciò che l’agire verbale non dice è detto da mille altri codici della relazione di lode, di rendimento di grazie e di benedizione. Quanto più siamo legati al “domandare”, tanto più siamo autonomi e senza legame con gli altri; quanto più sappiamo attingere ai “linguaggi comuni”, tanto più riusciamo a “salire” verso le forme più ricche e articolate del rapporto con il Padre. Si attivano tutti i linguaggi, perché, alla fine, tutti possano anche tacere e il silenzio lodi.

Image 058La ripresa della tradizione: il Padre Nostro, i salmi, le preghiera mariana, ma anche la musica, l’arte, lo spazio, il gioco, il lavoro, la vacanza

Il Padre Nostro è il testo che sta dietro questa nostra riflessione: nel Padre Nostro ci sono tutte queste dimensioni: c’è la domanda più radicale e immediata, c’è la confessione del peccato e c’è l’esercizio del perdono, e c’è lode, rendimento di grazie e benedizione. Tutto è però espresso nella forma della domanda.

Il Padre Nostro però ha bisogno, intorno a sé, della sovrabbondanza, della foresta tropicale dei Salmi. Che sono più semplici, più elementari proprio perché più complessi. D’altra parte abbiamo anche la semplicità del Regina coeli, dell’Ave Maria, del Salve Regina, che ulteriormente articolano l’esperienza.

Se la paternità concreta è necessità e gratuità dell’essere padre/Padre, dobbiamo ancora domandarci: ma il Padre che cosa è? Padre è uno a cui il figlio può sempre chiedere qualcosa! La base è la domanda di beni/bene. È la base del rapporto. Qui non conta la “generazione”, ma la “corrispondenza”. Così accade anche al Padre Misericordioso e al Figliol Prodigo. La base non è tutto, ma non c’è paternità senza questo domandare strutturale. La domanda crea una attesa e una tensione, mentre la lode e il rendimento di grazie ritrovano la pace.

L’esperienza quotidiana è la grande palestra in cui imparare a domandare, chiedere perdono, concedere perdono, lodare, rendere grazie, benedire. È il “tempo quotidiano” la palestra del pregare umano e cristiano. Ma questo livello, nella sua semplicità, è in assoluto il più complesso. Ha bisogno degli altri livelli, per essere affrontato con tutta la forza e la grazia necessaria.

Occorrono tanti diversi “tempi festivi” per essere all’altezza del tempo quotidiano. Perché l’atto del lavoro, del gioco, di guida dell’automobile o di pagamento delle tasse possa essere una lode, un rendimento di grazie o una benedizione - e non semplicemente un obbligo, una autodifesa o una maledizione - occorre una progressiva e curiosa frequentazione dei testi biblici, delle preghiere liturgiche, delle forme individuali e comunitarie con cui la Chiesa si unisce a Cristo nel lodare il Padre, nel benedirlo e nel rendergli grazie per i suoi “stupendi orizzonti”.

La nostra lotta è verso la sua pace. La nostra pace è grazie alla sua misericordia. Nella festa della lode tutti i diritti e tutti i doveri si ridimensionano e si purificano. La pretesa e la dedizione si scoprono anticipate da un dono grande: così sono sollevate, rifigurate e ricomposte in un ordine nuovo. E in questo ordine gustiamo un tempo donato, originariamente e originalmente gioioso e festoso.

Dell’Autore segnaliamo il libro di prossima uscita:

I sacramenti spiegati ai bambini. Dialoghi notturni tra padre e figli

Cittadella, Assisi 2012