Femminile, plurale

Manifesto scientifico della quarta edizione del Festival Francescano 

a cura di Ugo Sartorio, Marco Bartoli, Priamo Etzi, Alberto Melloni e Lucetta Scaraffia

 Io, liberamente

Femminile, virgola, plurale, tema della quarta edizione del Festival Francescano, indica innanzitutto che esiste nel francescanesimo un filone femminile che si alimenta del fascino di santa Chiara e dell’importante eredità spirituale che da essa discende. Un’eredità originalissima, che vive di luce propria, con un’autonomia riconosciuta e del tutto singolare, quindi non solo esplicitazione di un vissuto francescano declinato al maschile. Senza creare per questo contrapposizioni, poiché se Chiara e Francesco sono due nomi che pronunciati separatamente dicono già molto, ognuno richiamando vicende di altissima qualità spirituale, quando sono pronunciati insieme hanno un valore evocativo inconfondibile e di immediato coinvolgimento: dicono qualcosa di più, con rimando spontaneo a una completezza sorprendente. Non è un caso, quindi, che Chiara ricordi gli inizi della sua avventura umana e spirituale dietro a Francesco sottolineando come la sua scelta avvenne «liberamente». In molti, a cominciare dalla sua famiglia, avevano creduto che lei e le sue compagne fossero state circuite da Francesco. E, invece, la loro era stata una scelta libera, anche se paradossale: da padrone si erano trasformate in serve, da aristocratiche in povere, loro che erano abituate a fare opere di carità erano finite a vivere dipendendo dalla carità altrui. Chiara è quindi una donna che si fa soggetto in un tempo in cui la soggettività femminile era in tutto e per tutto dipendente da quella maschile, e, partendo da qui, senza rivendicazioni di sorta, coglie e sviluppa quella libertà che il vangelo di Gesù Cristo apre ai figli e alle figlie di Dio.
Nell’ottavo centenario della consacrazione di Chiara d’Assisi, il Festival Francescano si interroga sul “femminile, plurale” in alcune declinazioni.

 La seduzione della povertà

Chiara aveva scelto in totale autonomia di vivere il vangelo senza compromessi. Così, poco a poco, era diventata una donna libera. Tanto libera che, davanti a papa Gregorio IX che le proponeva insistentemente di accettare possedimenti, sciogliendola perciò dal voto di povertà, rispose: «Santo Padre, dalla sequela di nostro Signore Gesù Cristo neppure voi potete sciogliermi».
Oggi, in un tempo di crisi economica che vede lottare contro la povertà intere generazioni che avevano creduto in un benessere in perenne crescita, occorre tornare a interrogarsi sul senso dei beni, sul loro uso, soprattutto sul fatto che è andato in crisi il modello unico dell’uomo vorace consumatore. Non potendo soddisfare lo stimolo permanente all’acquisto e al possesso, dobbiamo inventare nuovi modelli di vita. Pensiamo che il cristianesimo, nelle sue parole e soprattutto nella figura dei suoi testimoni di ieri e di oggi, abbia in serbo una profezia praticabile.

 La forma vitae di santa Chiara

Chiara, dopo solo due anni dalla morte, venne riconosciuta santa, l’unica non di sangue reale fra le donne canonizzate nel XIII secolo. Così come fu la prima donna nella storia della Chiesa a scrivere la Regola per le sue monache, poi approvata dai pontefici. L’esempio di Chiara è servito da guida ad altre donne che si possono considerare “francescane” anche se spesso non hanno fatto parte degli ordini fondati da Francesco e Chiara - mistiche, teologhe, poetesse - donne che spesso sono state considerate devianti ed emarginate dalla società, ma che invece i francescani hanno compreso e difeso. Gli esempi più noti e significativi sono Margherita da Cortona, Angela da Foligno, Rosa da Viterbo, Chiara da Montefalco. Esse costituiscono un esempio e una prova del fatto che il cristianesimo ha costituito un terreno fertile per il processo di emancipazione delle donne. 

Modelli femminili: dall’agiografia alla cultura dei diritti

E il sogno continua ancora oggi, attivando percorsi di libertà dentro e fuori le famiglie religiose che si richiamano esplicitamente ai due santi. Nel XX secolo, hanno certamente avuto un’ispirazione francescana e clariana figure come madre Teresa di Calcutta, suor Emmanuelle, Madeleine Delbrêl, Dorothy Day, sorella Maria dell’eremo di Campello.
Il cammino di emancipazione delle donne è sempre stato difficile e non si è certo concluso. Resta irrealizzato e molto incerto soprattutto là dove è più labile o assente l’impronta cristiana. Nel mondo occidentale è stata grande e corale, nel secolo scorso e fin da prima, la propulsione che ha spinto all’uguaglianza, soprattutto di diritti, ma è anche stata nitida l’esplicitazione progressiva del pensiero cristiano sull’argomento, in particolare a opera di Giovanni Paolo II, il papa del «genio femminile» (Lettera alle donne, 1995).
Nella prima ondata femminista, però, ha prevalso una spinta esasperata ad un’uguaglianza che negava le differenze, appiattendo di fatto il comportamento femminile su quello maschile, di maggior prestigio sociale ed economico. La Chiesa invece ha mantenuto viva l’idea che la differenza femminile avesse un valore e andasse favorita, piuttosto che cancellata.

 Protagonismi femminili: famiglia, politica, lavoro, ministero

Oggi il mondo delle donne è ricco di risorse e di promesse, soprattutto là dove non si arrende all’arido cliché imposto dal «tu devi essere desiderabile a tutti i costi», che porta a sfidare ogni concetto di limite; là dove non si lascia emarginare o espellere da un mondo del lavoro ancora troppo discriminante perché calibrato sul paradigma maschile; là dove non cede alla seduzione di una libertà che si fa assoluta prescindendo dal contenuto e dal contesto della scelta; là dove non si scoraggia di fronte a una Chiesa i cui tempi sono a volte troppo lenti nel riconoscere ciò che proprio dalle donne riceve.
Oggi il mondo delle donne è in fermento, perché il loro cammino è ancora lungo, nella società, nell’economia, nella cultura, nelle professioni, nelle religioni, nella Chiesa, con un apporto decisivo e plurale.