Il significato del Museo dei cappuccini a Reggio Emilia nella sua proposta culturale fatta e da farsi in questo anno: ecco un modo differente per annunciare la Buona Novella. Il Ministro generale dei cappuccini propone la figura e l’esempio di uno dei santi più caratteristici dell’Ordine, a trecento anni dalla sua canonizzazione.

Paolo Grasselli

 

Il caleidoscopio delle idee

Il Museo dei cappuccini di Reggio Emilia promuove attività e incontri culturali

di Massimiliano Ranellucci
giornalista

Image 205Artisticamente parlando

Dalle tele su san Giuseppe di Leonessa alle ceramiche di Elisa Morelli su episodi della vita di san Francesco, passando attraverso una collettiva e una personale per la settima edizione di Fotografia Europea, Street art, corsi d’arte per gli adulti, attività didattiche, laboratori estivi per i bambini, conferenze, con l’aggiunta di nuove collaborazioni come quella, particolarmente interessante, con il Circolo degli Artisti. Il Museo dei cappuccini di Reggio Emilia prosegue la strada intrapresa negli ultimi anni (la sede attuale è stata inaugurata alla fine del 2007) coinvolgendo un numero crescente di persone nelle proprie iniziative, con eventi che hanno sempre al centro una proposta culturale e didattica di qualità.

La mostra “In Arte ed Economia” (21 febbraio-9 aprile) - dedicata a san Giuseppe da Leonessa nel quarto centenario della morte e accompagnata da conferenze e da un convegno sull’economia giusta - è stato l’evento di maggior rilievo d’inizio anno; nella sezione iconografica sono state presentate undici opere rappresentanti un significativo “spaccato” della produzione artistica dedicata al santo nel corso dei secoli. Una novità assoluta è stata, in particolare, l’opera con Il Beato San Giuseppe da Leonessa predica agli schiavi, un grande olio su tela del 1738 di Stefano da Carpi, l’artista cappuccino che con le sue opere è il protagonista del museo permanente; il dipinto, di cui si erano perse le tracce dall’epoca della soppressione degli ordini religiosi e dei conventi da parte dello Stato italiano (1866), è stato ritrovato e restaurato grazie a un finanziamento del Lions Club Reggio Emilia Host. In mostra, oltre alle tele, anche numerosi ex voto, capolavori dell’oreficeria in oro e pietre preziose, cartografie e analisi in tema economico, sul fenomeno dell’usura nel Medioevo e sulle “invenzioni” francescane dei Monti di Pietà e dei Monti frumentari.

I cappuccini, vicinissimi per missione alle fasce economicamente più deboli del popolo, furono sempre molto attivi nella promozione tanto dei Monti di Pietà (il primo venne aperto a Perugia nel 1462) quanto, dal Seicento in poi, dei Monti frumentari. Questo ha dato lo spunto per un incontro/convegno dal titolo “Confronto sull’economia giusta”, che ha visto la partecipazione dell’economista Stefano Zamagni e di rappresentanti di alcune realtà che operano sul territorio.

Image 207Fino al 24 giugno il Museo è tornato ad essere uno degli spazi espositivi protagonisti della rassegna Fotografia Europea che quest’anno, per la settima edizione, ha avuto come tema “Vita comune. Immagini per la cittadinanza”. L’8 maggio sono state inaugurate la collettiva “Agorà” che proponeva gli scatti di sedici fotografi del Circolo degli Artisti e la personale di Ermanno Foroni. “Agorà” è stato un lavoro condotto alla ricerca degli spazi di vita comune, quelli del passato e quelli del nostro presente, dai centri commerciali agli stadi della passione sportiva, per arrivare alle numerose piazze virtuali di internet; come spiega uno dei curatori, il critico Giuseppe Berti: «Mai, come in questi nostri orizzonti contemporanei, le Agorà sono accresciute di numero, senza dubbio molto diverse da quelle di un tempo, senza dubbio connotate da confini labili e incerti, liquidi, direbbe Bauman, ma quanto mai vitali, simbolo di antropologie culturali e di comportamenti in continua trasformazione».

La narrazione dell’immagine

Tra le tele del museo permanente erano esposte le immagini scattate ventisei anni fa dal fotografo reggiano Ermanno Foroni tra i garimpeiros, cercatori d’oro della miniera Sierra Pelada, in Brasile. Foroni realizzò il suo reportage vivendo insieme a questi uomini coperti di fango, che lavorano in condizioni simili a quelle degli schiavi. Fu quell’esperienza a convincere Foroni a proseguire sulla strada dei reportage e negli anni ne sono seguiti molti altri, in Afghanistan e in altre parti del mondo. Con le sue fotografie Foroni contribuisce a un progetto dell’Associazione Onlus “Il sorriso dei miei bimbi”, nata in Brasile per iniziativa della reggiana Barbara Olivi e che ha l’obiettivo di aprire un caffè letterario a Rocinha, la più grande favela brasiliana e dell’America latina.

Il museo organizza anche eventi più estemporanei rispetto alle mostre; è il caso del set fotografico “Mamma li turchi” allestito il 19 maggio con la collaborazione del Circolo degli Artisti per “La notte dei Musei”. I visitatori sono stati ritratti tra la splendida tela di fra Stefano da Carpi raffigurante san Giuseppe da Leonessa che predica agli schiavi cristiani e alcuni manichini vestiti con preziosi abiti turchi del XIX secolo (di proprietà del Museo). È stata l’occasione per ricordare con un’esposizione singolare l’opera missionaria in Turchia dei frati cappuccini dell’Emilia-Romagna.

Proseguendo con gli eventi più singolari, sabato 15 settembre presso il convento di via Ferrari Bonini sarà organizzata una performance di Street art, riservata ad artisti reggiani che utilizzano questa forma di comunicazione visiva destinata ai luoghi pubblici. Parteciperanno all’evento dodici performers, segnalati dal Circolo degli Artisti e da ex allievi del Liceo Artistico Gaetano Chierici, che avranno quasi otto ore a disposizione per portare a termine il proprio lavoro. Le opere saranno esposte al pubblico il 16 settembre e saranno oggetto di un convegno il 22 settembre.

Image 212La didattica ha un ruolo fondamentale tra le attività del museo, e i laboratori organizzati su diversi temi durante l’anno scolastico sono frequentati da centinaia di scolari e studenti. Quest’anno, per la prima volta, c’è stata anche un’attività in giugno e luglio: un atelier estivo di pittura. Grazie all’atelier i bambini hanno avuto l’opportunità di scoprire il centro storico con gli occhi del pittore: le piazze, le chiese, gli angoli nascosti e poco conosciuti, i giardini con i fiori, le statue, luci e ombre.

Provando si impara

Se la didattica per bambini e ragazzi sta avendo un ottimo riscontro da parte degli insegnanti e dei genitori, per la didattica rivolta agli adulti si può parlare di un entusiasmo superiore alle attese. Dopo il corso sugli affreschi di Giotto dello scorso anno, tra febbraio e marzo ne è stato proposto un altro, teorico e pratico, sull’arte del XV secolo e la tecnica esecutiva dei dipinti su tavola; ogni incontro, che aveva come tema “Il legno della Madre” - incentrato, in particolare, sui capolavori di Piero della Francesca, Antonello da Messina e Giovanni Bellini - ha dovuto essere organizzato in due serate per soddisfare tutte le richieste di iscrizione pervenute, a dimostrazione della “fame” di proposte culturali di qualità che hanno tante persone.

L’evento di rilievo che concluderà l’anno, prima della tradizionale esposizione natalizia, sarà la personale “Sulle tracce di Francesco” (inaugurazione 25 settembre) dedicata alle sculture in ceramica di Elisa Morelli. L’artista, nata ad Alfonsine di Ravenna, vive e lavora a Faenza; dipinge dall’età di quattordici anni ed è stata a lungo docente. Ha realizzato sculture a tema religioso per la chiesa parrocchiale di Fratta Terme e per il vicino santuario di Casticciano (FC) e per il santuario della Madonna dei Cappuccini di Sant’Agata Feltria (RN), iniziando così un percorso di studi francescani, che è ancora in atto. Per la Casa Frate Leone dei cappuccini di Vignola ha interpretato la “Via Christi”, compiuta da san Francesco, con sculture in ceramica che rappresentano l’ultima Cena, il cantico delle creature, il crocifisso di San Damiano, il bacio del lebbroso, il presepe di Greccio. Il risultato è stupefacente. Del resto, come afferma la stessa Morelli: «Le mie rappresentazioni sono parodie di eventi, raccontati con lo spirito della novella ed il sorriso dei bambini che l’ascoltano».

Image 218La realtà del Museo di Reggio Emilia sta realizzando in pieno la scommessa fatta dai cappuccini dell’Emilia-Romagna oltre sei anni fa, quando progettarono di utilizzare i propri beni culturali ed artistici come via per annunciare in forma diretta e indiretta il vangelo incontrando le persone in quello spazio particolare e, se vogliamo, privilegiato, che si chiama bellezza, definito da qualcuno «lo splendore della Verità».