Si ricordano qui tre nostri frati: Aldo Bergamaschi con le sue utopie e il suo notevole contributo alla pedagogia, Giuseppe Polazzi con la sua parola infuocata ai tempi della Volante e poi con la sua sapienza pastorale, Guido Volta con la sua pazienza di insegnante, di cappellano e di confessore

Paolo Grasselli

  Contributo alla pedagogia

Rivisitando l’approccio pedagogico della sensibilità francescana a Reggio Emilia

di Davide Dazzi
direttore culturale della Biblioteca cappuccini di Reggio Emilia

Image 205Iniziative di primavera

A Reggio Emilia, presso la Biblioteca provinciale “Bartolomeo Barbieri”, tra le iniziative sviluppate nel corso dell’anno è stata approfondita una tematica dedicata all’apporto che la città ha dato e dà alla pedagogia, cercando di rilevarne tracce di originalità. Hanno partecipato la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Modena e Reggio Emilia, Reggio Children, associazioni professionali degli insegnanti, con il sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna e l’Ufficio dell’Ambito territoriale per la Provincia di Reggio Emilia. Si sono sviluppati il pensiero e l’azione di protagonisti come don Vittorio Chiari, padre Aldo Bergamaschi, Luciano Corradini, Loris Malaguzzi.

In marzo è stata la volta di padre Aldo Bergamaschi. Non poteva mancare sul “sentiero della pedagogia a Reggio Emilia” un incontro con la sua figura, il suo pensiero, il suo contributo dato non solo in campo pedagogico.

Il prof. Fulvio De Giorgi, professore di storia della pedagogia presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, dopo aver espresso soddisfazione per la collaborazione che si sta sviluppando tra la Facoltà e la Biblioteca “Bartolomeo Barbieri” dei cappuccini, accennando agli studi che ha svolto su figure francescane, che hanno lasciato un’impronta importante, ha parlato del sodalizio spirituale e intellettuale tra padre Aldo Bergamaschi e don Primo Mazzolari. Chi si accinge a studiare l’importante esperienza di don Mazzolari non può prescindere dagli studi di padre Bergamaschi, il più importante biografo di don Primo. Padre Aldo rimette insieme le pagine del Diario di Mazzolari, aggiungendovi altri documenti che ne rendono comprensibile il contesto. Il Diario pubblicato da padre Bergamaschi, è già un’opera interpretativa. La cifra che lega padre Bergamaschi e don Mazzolari è nella Rivoluzione cristiana. Don Primo aveva scritto un libro che non aveva potuto pubblicare nella sua vita, prima perché clandestino nella Resistenza, poi, dopo la liberazione, pubblicò alcuni pezzi, ma incorse nella condanna del Sant’Uffizio. Il tema complessivo della Rivoluzione cristiana, che ricapitola tanti aspetti di don Mazzolari, ma anche della sintonia tra don Mazzolari e padre Bergamaschi, è la scelta preferenziale per i poveri. Non si è cristiani se non si riconosce che il vangelo è annunciato ai poveri. Il vangelo è per i poveri; è destinato a tutti, ma lo si comprende solo mettendosi nelle condizioni esistenziali dei poveri e così si può realizzare la rivoluzione cristiana. La rivoluzione cristiana non prende a prestito da altre rivoluzioni, non si clona in stampi storici diversi dal vangelo. È lievito nella storia sul piano culturale ed educativo. La rivoluzione cristiana è una prospettiva coltivata, studiata, custodita, che padre Bergamaschi sviluppa nella pedagogia, nell’educazione. La proposta di padre Aldo è di grande respiro, deve essere conservata in ricordo vivo e non archeologico.

Image 210Padre Aldo Bergamaschi

Renata Castellani, allieva di padre Aldo all’Università degli Studi di Verona e attualmente operatrice presso la stessa Università, ha trattato in modo approfondito e con commozione il suo pensiero. Lo ha definito «un uomo, un frate, un insegnante speciale» ed autentico, con una grande passione per la verità. Cita i suoi ispiratori: Cristo, Francesco (Francesco un educatore per tutte le ere, Guidetti, Reggio Emilia 1976, pp. 117), Socrate. «Una pedagogia, quella di padre Bergamaschi, che innesta le sue radici in Cristo morto e risorto, che Francesco fa rivivere nei cuori».

Chi scrive, in qualità di direttore culturale della biblioteca dei cappuccini, ha ricordato padre Aldo nella sua attività di insegnante degli studenti “filosofi”, la sua capacità di coinvolgere nello studio con originalità e passione. L’insegnante padre Aldo può essere di esempio anche oggi per il suo impegno rivolto contemporaneamente all’università e all’insegnamento dei giovani confratelli cappuccini. Lo si vedeva arrivare sempre preparato, con le lezioni quasi sempre scritte, non seguiva pedissequamente testi e pensieri tradizionali. Capace di grandi approfondimenti, alla fine il suo pensiero sapeva penetrare nei contenuti e li trasmetteva assieme al metodo seguito. Si è imparato tanto da lui.

Gli abbiamo sentito spesso ricordare l’esperienza di quando, nel 1951, studente di teologia a Reggio Emilia, avvenne la disastrosa alluvione del Polesine. Gli studenti teologi del Collegio San Giuseppe da Leonessa per le Missioni estere di Reggio Emilia partono sotto la guida del direttore padre Guglielmo Sghedoni per aiutare le popolazioni alluvionate. Si percepiva il sentimento di una particolare esperienza di vita per un uomo così vocato allo studio.

Altra esperienza indimenticabile per padre Aldo è stato il periodo della seconda guerra mondiale. Dopo quella esperienza nascono l’ONU e quella che diventerà la Comunità Economica Europea.

Image 209Educatori per tutte le età

La critica di padre Aldo allo “Stato nazione” deriva dalla storia, dai metodi di difesa o di attacco attraverso le guerre. Non è critico dello Stato in sé, come modo di organizzarsi delle comunità; infatti nella sua visione, che diremmo utopica, c’è una Federazione universale degli stati, legati dalla fraternità. Il messaggio diventa particolarmente interessante per i giorni nostri, che vedono il singolo stato sicuramente debole di fronte alla globalizzazione dell’economia.

Il pensiero di padre Aldo è informato dalla fraternità, non solo tra italiani e italiani, francesi e francesi, tedeschi e tedeschi, ma fraternità tra italiani, francesi, tedeschi. Per questo ha sostenuto l’esperanto come lingua di intesa universale e l’ONU, a cui voleva donare quei pochi campicelli, che aveva ereditato dai suoi genitori a Torrano, mettendo in crisi i suoi interlocutori perché un gesto di questo tipo non era stato previsto. Anche nel suo approfondimento pedagogico il concetto di fraternità è costante e fondante. Tale impostazione gli ha permesso di penetrare in modo critico nella disciplina, sorretto da una visione filosofica e storica. Filosofia e storia sono “vissute” da padre Aldo con grande originalità, approfondimento e capacità comunicativa.

Per padre Aldo la pedagogia è scienza dell’educazione. I suoi riferimenti sono Cristo («siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli»), Socrate («il vero essere dell’uomo è il suo dovere essere») e san Francesco d’Assisi («un educatore per tutte le età») che si rivolge da mediatore di pace al lupo di Gubbio e lo chiama, in omaggio alla fratellanza, frate lupo.