Il Manifesto scientifico del Festival Francescano è la base teorica sulla quale si costruisce il programma della manifestazione, che si terrà a Bologna dal 25 al 28 settembre. Esso scaturisce dalle relazioni che i componenti del Comitato scientifico enunciano sul tema, che per la prossima edizione sarà: “Il Cantico delle connessioni”.
a cura dell’Ufficio Comunicazione del Festival Francescano
Nella foresta delle connessioni
Nomi, cognomi e competenze
di Chiara Vecchio Nepita
Responsabile Comunicazione Festival Francescano
Nel comitato scientifico - presieduto da fra Dino Dozzi, biblista e direttore di questa rivista
- non poteva mancare fra Paolo Benanti, teologo esperto di etica delle tecnologie. Nel 2018, fra Benanti è stato selezionato dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico, oggi Ministero delle Imprese e del made in Italy) come esperto nella Task Force nazionale per elaborare le strategie nazionali sull’intelligenza artificiale e sulle tecnologie basate su registri condivisi e blockchain. Dal 2023 è membro dell’Advisory Body, organo consultivo di alto livello sull’intelligenza artificiale istituito dall’ONU. A gennaio 2024, il governo Meloni lo ha nominato presidente della commissione AI per l’informazione.
Un altro gradito ritorno al Festival è quello della professoressa Elena Granata, urbanista vicepresidente della Scuola di Economia Civile (SEC), vicepresidente del Comitato scientifico delle Settimane sociali e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Ambrosianeum di Milano.
Tra i recenti ospiti del Festival, ed ora membro del Comitato scientifico, troviamo Davide Rondoni: poeta fondatore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna, di cui è vicepresidente. Rondoni è anche presidente del Comitato nazionale per l'ottavo centenario della morte di San Francesco d'Assisi.
Fanno parte del Comitato scientifico anche la storica del teatro Carla Bino, la giornalista Barbara Carfagna, il ricercatore Eugenio Santoro e il teologo Simone Morandini, coordinatore del gruppo di lavoro “Custodia del creato” dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana.
Il Cantico e il Giubileo
Quale la scintilla delle loro riflessioni? Non una, ma ben due: l’indizione dell’anno giubilare con la Bolla papale “Spes non confundit” (la speranza non delude) e la ricorrenza degli ottocento anni del testo più noto (e probabilmente più amato) di san Francesco, il Cantico delle creature. Si tratta della prima poesia italiana, composta quando Francesco era oramai cieco.
Che cosa accomuna dunque il Giubileo 2025 e il Cantico delle creature del 1225? Entrambi sono esperienze di speranza: intendono togliere offuscamento dagli occhi, rivolgere uno sguardo nuovo. Ma chi è l’oggetto di questo sguardo rinnovato? La risposta è duplice ma indissolubilmente intrecciata. Noi stessi, se si supera una prima lettura tutta spostata sugli elementi naturali e si considera il Cantico come profondissima riflessione sulla natura dell’uomo. Gli altri, se puntiamo al cuore del componimento e comprendiamo che nei versi che recitano «Sii lodato, mio Signore, per quelli che perdonano per amor tuo e sopportano malattia e sofferenza. Beati coloro che le sopporteranno in pace, giacché da te, Altissimo, saranno incoronati» sta tutta la rivoluzione francescana della fraternità creaturale, secondo la quale, in quanto figli dello stesso Padre, siamo fratelli e sorelle tra esseri umani ed elementi della natura.
Riallacciandoci a ciò che accomuna il senso più profondo dell’anno giubilare e il Cantico delle creature, ritroviamo nella Bolla citata in precedenza il medesimo concetto: «Perdonare non cambia il passato, non può modificare ciò che è già avvenuto; e, tuttavia, il perdono può permettere di cambiare il futuro e di vivere in modo diverso».
La XVII edizione del Festival Francescano propone quindi di rileggere il Cantico con gli strumenti del presente, cercando di comprendere anche l’ultima “creatura” arrivata, l’intelligenza artificiale, che iniziamo ad incontrare nella realtà di tutti i giorni e che va governata affinché da strumento di democratizzazione non si trasformi in un amplificatore di disuguaglianze.
Wood wide web
Seguendo i valori francescani, più che sull’intelligenza artificiale, dovremmo forse puntare sull’intelligenza connettiva. Che cosa s’intende? Prendiamo le parole del sociologo che ne ha ideato il concetto, Derrick de Kerckhove: «In un mondo sempre più interconnesso, non siamo più solo individui che pensano in isolamento, ma parte di una rete più ampia di conoscenza e informazione. Questo tipo di intelligenza si manifesta quando collaboriamo, condividiamo idee e risorse, e impariamo gli uni dagli altri attraverso piattaforme digitali e social media». Derrick de Kerckhove, dopo gli studi con il noto sociologo Marshall McLuhan, ha intrapreso un'approfondita ricerca sulla capacità dei media di influenzare la realtà percettiva umana.
L'intelligenza connettiva può essere interpretata anche in un senso più ampio, che include la connessione tra l'umano e altre dimensioni dell'esistenza, come il divino, il vivente e il vegetale. Questo approccio riconosce che l'intelligenza non è solo un fenomeno individuale o tecnologico, ma è anche profondamente interconnessa con il mondo naturale e spirituale. Tale visione più olistica dell'intelligenza connettiva ci invita a esplorare come le nostre azioni e decisioni influenzano non solo noi stessi, ma anche il mondo che ci circonda, promuovendo un senso di responsabilità e interdipendenza.
Approcceremo dunque anche un campo di studi in pieno sviluppo come quello della teoria collaborativa applicata al mondo vegetale, il cosiddetto “Wood Wide Web”, che ci suggerisce, in tempi tristemente inclini alle guerre, che i vegetali, per sopravvivere, si aiutano, si difendono, comunicano. Su questo fronte, il maggiore esponente italiano, il botanico Stefano Mancuso afferma che: «Se vogliamo migliorare la nostra vita, non possiamo fare a meno di ispirarci al mondo vegetale. Le piante sono organismi costruiti su un modello totalmente diverso dal nostro. Vere e proprie reti viventi, capaci di sopravvivere a eventi catastrofici senza perdere di funzionalità, le piante sono organismi molto più resistenti e moderni degli animali”.
Ecco allora che, applicando uno sguardo nuovo ai nostri fratelli e sorelle del mondo della natura, forse riusciremo a comprendere meglio chi siamo noi umani, smettendo di comportarci come fossimo i padroni di tutto ciò che esiste e costruendo società più egualitarie e relazioni più fraterne con ogni essere vivente.
Renderci conto che tutto è connesso è il primo passo per atteggiamenti e scelte di sostenibilità e di custodia. Il Cantico delle creature di san Francesco e l’anno giubilare ci aprono ad un Festival Francescano del 2025 caratterizzato da connessioni di gioiosa speranza.
Il claim e i colori del logo
Il claim scelto unisce il chiaro riferimento al Cantico delle creature e temi contemporanei come l'intelligenza artificiale e l'intelligenza connettiva. Nel Cantico, San Francesco celebra la natura come manifestazione del divino, invitando a vedere tutto come interconnesso, dove ogni creatura è parte di un grande sistema di fraternità.
Il Giubileo 2025, con la Bolla papale “Spes non confundit”, celebra questa visione di speranza, che non cancella il passato, ma apre a un futuro fondato sul perdono e sulla collaborazione tra tutti gli esseri viventi.
L'intelligenza artificiale, se gestita con responsabilità, può promuovere uguaglianza. È tuttavia l'intelligenza connettiva, intesa come capacità di operare insieme, che meglio risponde al messaggio francescano. Questa forma d’intelligenza, che collega l'umano alla natura, al divino e all'altro, ci invita a riconoscere che siamo parte di una rete più ampia.
I tre colori che compongono il logo creato dallo Studio Salsi sono il marrone, il verde e il fucsia. Il primo, colore Pantone dell’anno 2025, richiama la terra, il secondo la natura e il terzo la contemporaneità.
Il trattamento dei tre campi con gradiente (sfumato) accentua il riferimento al digitale. Inoltre, l’impasto visivo sottolinea una forte connessione tra i tre ambiti rappresentati dai colori.