La musica è una cosa misteriosa. Quando l’ascoltiamo ci suggestiona, ci eleva, ci anima, ci culla, ci turba. Ci permette di oltrepassare, almeno per un po’, il confine del nostro essere e cogliere l’Altro, conservando però il mistero e la consapevolezza dei nostri limiti. La musica non esprime significati precisi, non spiega parola per parola, piuttosto suggerisce. Nel canto corale si rivela la bellezza emozionante e un po’ misteriosa di una molteplicità che si fa unità, non sopprimendo o uniformando le singolarità, ma anzi valorizzandole in ciò che hanno di proprio e distinto. L’esperienza corale diventa così occasione di maturazione ecumenica.

 

Barbara Bonfiglioli

 

Che siano una sola musica

Esperienza interreligiosa del Coro Ecumenico della Spezia

di Franca Landi
direttrice del Coro

«Là dove senti cantare, fermati; gli uomini malvagi non hanno canzoni»

Leopold Sedar Senghor

Image 150Operate insieme

Il Coro Ecumenico della Spezia nasce una decina di anni fa, all’interno dell’attività del Gruppo Ecumenico che riunisce appartenenti alle varie Chiese cristiane della città (cattolica, avventista, metodista, battista e chiesa dei Fratelli) intorno all’ascolto e allo studio comune della Bibbia.

Ben presto l’esperienza si è allargata aprendosi a persone di varia provenienza: alcuni credenti, impegnati nel mondo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, altri, lontani da una fede religiosa o “diversamente credenti”, in ricerca. Si tratta dunque di un laboratorio di dialogo, dove le diverse esperienze culturali dei singoli vengono valorizzate e il prodotto musicale testimonia una fraterna esperienza condivisa e conviviale.

Composto da circa venticinque coristi, è diretto da me, Franca Landi, si avvale della collaborazione della Maestra accompagnatrice Marta Marzioli e della collaborazione di altri musicisti nelle occasioni di concerto. Il suo repertorio consta di brani tratti dalla polifonia rinascimentale, dalla tradizione gospel, dalle singole tradizioni cristiane, dalla tradizione ebraica e dalla tradizione corale classica.

«Tutti siano una cosa sola, come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, affinché il mondo creda che tu mi hai inviato»: così dice Gesù (Gv 17,21). L’esperienza del coro, per la sua caratterizzazione fortemente ecumenica, si ispira a queste parole evangeliche e riprende alcuni suggerimenti della Charta Oecumenica di Strasburgo, che invita ad annunciare insieme il vangelo attraverso la parola e l’azione e ad operare insieme a tutti i livelli della vita ecclesiale: «Operare insieme, in molteplici forme di azione comune, annunciare l’Evangelo attraverso la Parola, l’azione ed il canto. Riconoscere i doni spirituali delle diverse tradizioni cristiane, imparare gli uni dagli altri ed accogliere i doni gli uni degli altri».

Omogeneità di suono e colore

Roberto Goitre, direttore di coro, scriveva: «Il coro è una comunità nella quale si deve tendere al massimo controllo della personalità per la maggiore omogeneità possibile di suono e di colore. Non è forse il migliore specchio della società in cui viviamo, dove tutti dovrebbero tendere a dare il meglio di se stessi per il bene comune, mentre la mancanza di un singolo individuo può essere delitto contro l’intera comunità in cui egli vive? Il cantare in coro educa alla tolleranza verso gli altri, all’umiltà, alla perseveranza, all’amore verso la comunità: componenti tutte dell’uomo sociale». In questo spirito, il Coro Ecumenico della Spezia svolge il proprio lavoro, aperto a tutti coloro che desiderano intraprendere un semplice cammino di condivisione musicale.

Se è vero che la cultura è vocazione alla crescita, alla maturazione, alla produzione di frutti, la coralità è un’occasione per tutti di porsi in relazione creativa con l’universo. E chi potrebbe essere escluso da questa possibilità? Forse qualcuno per raggiunti limiti di età? Ma la giovinezza non è solo un periodo della vita, è uno stato dello spirito, un aspetto della volontà, un esplicarsi della capacità immaginativa ed emozionale.

Image 158Il dono della voce

Forse qualcuno perché non addetto ai lavori nel campo musicale o non esperto nella grammatica della musica? Ma la voce, considerata lo strumento musicale per eccellenza, è in dotazione gratuita a tutti noi e, come dice Bernardino Streito, fondatore e maestro della Corale Polifonica Valchiusella, «la voce è qualcosa di più e di diverso dallo strumento: la voce è la persona, con i suoi slanci e le sue paure, con le sue certezze e contraddizioni, con le sue radici ancorate all’eterno e con il suo problematico divenire».

Forse qualcuno che non si riconosce in un cammino di fede? Ma è la persona nella sua “integralità”, con la varietà dei suoi doni e carismi, che partecipa al progetto di socialità creativa. Insomma: il coro è per tutti!

«Comunione attraverso il conflitto, unione nella differenza, la vita dell’uomo non è mai concepibile senza l’altro: tragedia allora non è il conflitto, l’alterità, la differenza, bensì i due estremi che negano questo rapporto: la confusione e la separazione». Riflettendo su queste parole della prefazione di Enzo Bianchi al testo Mai senza l’altro di Michek Certeau, viene da chiedersi: cosa meglio di un “coro di voci” che cantano e suonano un’armoniosa polifonia, può vincere la confusione e la separazione?

Shmelke di Nikolsburg, un maestro chassidico, diceva: «I tuoi sforzi non approdano a nulla? Va’ e prega cantando. Ciò che attraverso lo spirito rimane lontano, si avvicina attraverso il canto».