Più famosi che conosciuti, i frati cappuccini. Il Convegno di Pesaro su “Il mondo dei cappuccini” è servito a farli conoscere meglio proprio nella regione in cui sono nati. Ricordiamo poi fra Mario Bacci, un caro fratello, apostolo del confessionale.
a cura della Redazione di MC
Il mondo dei cappuccini
Più famosi che conosciuti!
di Sergio Lorenzini
ministro provinciale dei frati cappuccini delle Marche
Non poteva che essere Pesaro, nominata capitale italiana della cultura per il 2024, la sede adeguata per ospitare l’importante convegno di studi Il mondo dei cappuccini. Tra storia, società, arte, architettura.
Esso ha rappresentato il punto di arrivo di un lungo percorso e al tempo stesso il punto di partenza per nuove prospettive di ricerca da portare avanti sotto lo stimolo dei 500 anni che i cappuccini si apprestano a celebrare nel 2028. Per comprendere la giusta collocazione, il senso e la prospettiva del convegno, è tutt’altro che marginale dare conto della sua genesi e del sostanzioso lavoro necessario alla sua preparazione.
In principio era il cammino
Cinque anni fa, era il 2019, cominciavano lentamente ad assemblarsi i primi tasselli di quello che poi sarebbe divenuto Il cammino dei cappuccini, un percorso di 400 km che attraversa l’entroterra delle Marche da Fossombrone ad Ascoli Piceno e permette di percorrere a piedi la storia delle origini dell’Ordine, passando nei luoghi che ne custodiscono la memoria. Negli innumerevoli incontri di quel tempo, mentre mi affannavo a spiegare i motivi fondanti del cammino, più volte vedevo il volto dei miei interlocutori dipingersi di un’espressione altalenante tra l’incredulo e lo stupito, in cui si palesava la sorpresa di scoprire una storia importante che apparteneva alla loro terra ma ad essi sconosciuta.
Da questi incontri nacque la persuasione che oltre al cammino occorreva una vera e propria opera di scoperta e di divulgazione del mondo dei cappuccini. Veniva da chiedersi infatti: come mai alla capillare diffusione mondiale dell’Ordine dei cappuccini, alla familiarità e al verace affetto che da cinque secoli e in ogni dove essi riscuotono nel popolo non corrisponde una conoscenza almeno basilare della loro storia? Persino la terra marchigiana che li ha generati, infatti, non sa di averlo fatto! Quella fu la scaturigine di un progetto quinquennale dal titolo Marche, culla dei cappuccini che punta al 2028 con il duplice intento di irrobustire lo studio e la ricerca multidisciplinare sulle tante sfaccettature del mondo cappuccino e susseguentemente restituire un così bel patrimonio con una serie di iniziative di carattere popolare perché divenga il valore condiviso di una terra e di un popolo.
Le due forme, l’accademica e la popolare, non sono state calate dall’alto con indicazioni precostituite da applicare, ma sono sorte dal basso tramite il dialogo con le realtà potenzialmente interessate. Nel caso degli eventi popolari, fondamentale è stato il coinvolgimento con le associazioni dei luoghi in cui si sono svolti gli appuntamenti; allo stesso modo la ricerca accademica non poteva e non doveva essere fatta in forma isolata dal solo Ordine dei cappuccini, ma necessitava del coinvolgimento di enti e istituzioni dalle alte competenze scientifiche. È iniziato così un percorso di preparazione lungo, entusiasmante e impegnativo che ha coinvolto in un lavoro i quattro atenei marchigiani: l’Università degli studi di Macerata, l’Università di Camerino, l’Università Carlo Bo di Urbino e la l’Università Politecnica delle Marche. A ciascun ateneo è stata data la possibilità di mettere a frutto le competenze specifiche di cui dispone offrendo il proprio contributo per uno studio rigoroso e fondato sul patrimonio dei cappuccini. Ad esse si sono affiancate le tre Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio per le Province di Ancona e Pesaro e Urbino e per le Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, e la Soprintendenza archivistica e bibliografica delle Marche. Il loro apporto nel campo della ricerca, dell’investigazione archivistica e della catalogazione ha rappresentato infatti una base preziosa e imprescindibile per l’azione dei ricercatori.
Poi il convegno
Il convegno, che nei tre giorni ha riscosso una costante partecipazione non solo di cappuccini convenuti da più parti d’Italia ma anche di numerose persone interessate agli argomenti, si è posto l’obiettivo di mettere a fuoco lo status quaestionis degli studi sul mondo dei cappuccini e di offrire orientamenti e piste di ricerca da sviluppare negli anni a venire con il contributo e nelle forme più congeniali a tutti gli enti interessati. La presenza di un solo relatore cappuccino, l’archivista della Provincia Picena fra Fabio M. Furiasse, tra tanti professori universitari, è segno eloquente di come tale desiderio abbia trovato un ampissimo coinvolgimento e tante sponde al di fuori dei confini dell’Ordine cappuccino. Tra tutte, quella della Regione Marche, convinta a tal punto del valore complessivo della progettualità dei cappuccini da promulgare l’8 febbraio 2024 un’apposita legge regionale per le celebrazioni del Cinquecentesimo, nella consapevolezza di esaltare un patrimonio che rappresenta una delle tante ricchezze della terra marchigiana.
Così, dopo due anni intensi di incontri, confronti e di programmazione, si è finalmente giunti dal 19 al 21 settembre 2024 al convegno di studi Il mondo dei cappuccini. La relazione inaugurale della prof.ssa Letizia Pellegrini, dal titolo “Più famosi che conosciuti: il mondo dei cappuccini e le ragioni di un convegno” ha introdotto l’uditorio alla conoscenza più ravvicinata delle forme di espressione dei frati cappuccini nei primi due secoli della loro storia, che sono anche i primi due secoli dell’età moderna, motivando le aree tematiche del convegno e i titoli delle relazioni previste dal programma.Tre sono state le macroaree di studio: La storia dei cappuccini dalle origini al Concilio di Trento, Il secolo d’oro dei cappuccini nel contesto della controriforma e Le Marche dei cappuccini nell’arte, la letteratura e la santità. All’interno di questi tre grandi contenitori, 26 studiosi esperti del settore hanno presentato i loro contributi, spaziando dalle questioni riguardanti i francescani e la vita religiosa nell’Italia del primo Cinquecento, le origini dei cappuccini tra storia, ideologia e memoria, la costruzione della memoria cappuccina; le ragioni storiche e le scelte topiche dei primi insediamenti cappuccini, il modello cappuccino nel contesto dell’architettura francescana, i motivi, i luoghi e le realizzazioni delle riedificazioni e dei trasferimenti di sede, le fabbriche, gli orti e i giardini dei conventi cappuccini, i libri, le biblioteche e l’editoria cappuccina, la predicazione e l’apostolato popolare dei primi cappuccini; e ancora l’iconografia francescano-cappuccina, l’abito e il cappuccio come espressione della ricerca di una forma di vita, i Flores Seraphici come nostalgia delle origini, le committenze e gli immaginari cappuccini, i frati cappuccini artisti, le forme e le funzioni delle immagini per i cappuccini, l’arte povera e le eccellenze artigianali dei cappuccini e l’arte delle chiese cappuccine, i santi cappuccini come Felice da Cantalice e Serafino da Montegranaro, e perfino le fonti documentarie per una storia della cultura gastronomica cappuccina.
La carrellata di argomenti presentati può far comprendere come il convegno pesarese abbia voluto aprire non poche porte d’ingresso a un patrimonio che necessita di ulteriori approfondimenti di studio. La prospettiva dei Cinquecento anni dell’Ordine cappuccino rappresenta in tal senso una formidabile occasione e al tempo stesso un salutare pungolo all’impegno di ricerca e di divulgazione per una maggiore conoscenza della storia, identità, azione ed espressione di quello che in questi primi cinque secoli di vita è stato il mondo dei cappuccini.