Come ogni estate l’equipe della PGV dell’Emilia Romagna, composta da frati e suore, accompagna ragazzi e ragazze in due esperienze divenute ormai tradizionali: il Cammino dei cappuccini e il campo di servizio con l’Associazione “Insieme a te” presso la “Spiaggia dei valori” a Punta Marina di Ravenna. Ecco un breve resoconto delle due intense settimane.
a cura di Michele Papi
Per terra e per mare
In spiaggia e in cammino: insieme a te
La strada è un simbolo
Il paesaggio dell’entroterra marchigiano, con la sua bellezza affascinante e incontaminata,
ha offerto la cornice ideale per un'esperienza di cammino, dentro l’incredibile storia dei primi cappuccini, che ha trasformato ogni passo in un percorso di scoperta interiore. Una settimana insieme, trascorsa immersi nella natura e nella preghiera, ci ha condotto non solo lungo un sentiero fisicamente impegnativo, ma attraverso un vero e proprio pellegrinaggio dell'anima.
Il 28 luglio sono partita con altri giovani, in compagnia di frati e suore, intraprendendo una porzione di 90 chilometri del Cammino dei cappuccini, da Camerino a Montefalcone Appennino. Questa, più che una semplice escursione, è stata un'occasione per spogliarsi del superfluo e accorgersi di cosa è davvero importante. Immersa nella natura, lontano dal caos e dalla routine, ho trovato il tempo e lo spazio per riflettere su me stessa e sul mio rapporto con Dio e con gli altri. La fede infatti è stata una compagna di viaggio costante. La speranza, quella fiducia nel futuro che Dio ci promette, mi ha guidato passo dopo passo, facendomi vedere il presente con occhi nuovi.
Una cosa che mi ha colpito profondamente durante il cammino è stata il simbolismo della strada. Ogni passo compiuto sul sentiero mi ha ricordato le responsabilità e le sfide che possiamo incontrare tutti quotidianamente. Mentre camminavo, era inevitabile riflettere sul presente, sulle scelte che faccio, e su come queste influenzano il mio futuro. È stato un richiamo a non perdere di vista l'importanza del momento attuale, pur mantenendo uno sguardo aperto alle possibilità che il futuro può riservare. Ma c’era anche altro. Alzare lo sguardo al cielo mi ricordava che non tutto è sotto il mio controllo. Il cielo è lì per ricordarci la presenza di Dio, quel richiamo a qualcosa di più grande. E poi c’erano i miei compagni di viaggio. Guardarli negli occhi, condividere fatiche e risate, ha creato connessioni profonde che porterò con me per sempre. È stato come se questi tre modi di vedere – la strada, il cielo e gli altri – si intrecciassero, offrendoci una visione più completa della vita.
Ogni giorno di cammino è stato una sfida, e ogni sfida superata mi ha fatto scoprire qualcosa di nuovo su di me. Non avrei mai pensato di essere capace di affrontare certi percorsi o resistere alla fatica, eppure ci sono riuscita. E questo mi ha dato una fiducia nuova. Quando superi i tuoi limiti, ti accorgi di avere dentro di te risorse che non avresti mai immaginato di possedere. E non si tratta solo di resistenza fisica, ma anche di resilienza mentale. È una lezione di vita che non scorderò mai. Una delle scoperte più belle di quella settimana è stata la libertà di essere semplicemente me stessa. Lontana dalle aspettative altrui, senza preoccuparmi dei giudizi verso me stessa o di come venivo percepita, è rimasta solo la verità. E in quella verità, ho trovato una serenità incredibile. Mi sono resa conto che spesso sono io stessa a mettermi sotto pressione, a giudicarmi. Ma in quel contesto di semplicità e condivisione, quelle pressioni si sono sgretolate.
Durante il cammino, è stato inevitabile vedere i lati più difficili di chi camminava con me: il sudore, la stanchezza, i momenti di irritazione, i difetti. Eppure, questo ci ha permesso di abbassare le nostre difese e accettarci tutti per come siamo, creando legami ancora più autentici. È come quando scali una montagna: quando tocchi il fondo, l’unica cosa che puoi fare è risalire, e lo fai insieme agli altri. Questa settimana mi ha insegnato tanto: non è stato solo un viaggio tra paesaggi meravigliosi, ma un vero e proprio percorso di scoperta. Ho imparato a bilanciare il fare, l’essere e il relazionarmi con gli altri. Ho scoperto che Dio, il mondo e me stessa siamo tutti parte di un disegno più grande, e che questo cammino non si ferma qui. Ora il vero viaggio continua nella vita di tutti i giorni, con uno sguardo rinnovato su tutto ciò che mi circonda.
Maddalena Taddia
Tipi da spiaggia
Uno stabilimento balneare appena inaugurato, 18 gazebo con lettini king-size, 12 ombrelloni giganti, 50 ombrelloni regular… No, non si tratta dell’ennesima spiaggia esclusiva per VIP, o forse sì! Le persone veramente importanti che possono finalmente godersi il mare con tutti gli ausili necessari anche per scendere in acqua, sono gli ospiti della “Spiaggia dei valori” gestita dall’Associazione “Insieme a Te”. Finalmente il comune di Punta Marina ha concesso il lido gestito dall’associazione per venti anni e non solo per una stagione; questo ha consentito l’investimento notevole per costruire degli edifici permanenti con i bagni assistiti, le docce, gli spazi per i volontari, una reception e una sala polivalente. Si sono acquistati nuovi ausili per scendere in mare e due comodissimi sollevatori elettrici.
Gli ospiti della spiaggia sono donne, uomini e bambini affetti da varie patologie invalidanti come la SLA o tetraplegie, insieme alle loro famiglie, normalmente impossibilitati ad accedere ad un normale stabilimento balneare per trascorrere qualche giorno di riposo e svago. Poi ci sono gli animatori e gli operatori dell’associazione che si prodigano a tempo pieno per rendere possibile questa meraviglia. Infine ci siamo noi volontari che in gruppi ci alterniamo per tutte le settimane della stagione e, alloggiati nella canonica della parrocchia, diamo una mano sia a svolgere i lavori pratici che a rendere il soggiorno degli ospiti ricco di relazioni umane. Un piccolo miracolo che nasce in gran parte dalla buona volontà di alcune persone e dalla tenacia di famiglie chiamate a fare i conti con la disabilità di un loro membro.
Oltre fitness e pietismo: l’alleanza
Non è facile, soprattutto nella nostra società malata di fitness ed efficientismo, accostarsi a persone di cui la prima cosa che appare è il limite imposto loro dalla malattia; c’è la tentazione di fuggire oppure di tirar fuori tutto un campionario di pietismo e commiserazione davvero fuori luogo in un posto come questo. Ma il miracolo si compie anche per noi volontari perché nel breve spazio di una settimana si impara a vedere la persona dietro la disabilità, a stringere rapporti di amicizia ed empatia dietro la barriera dell’incomunicabilità imposta dalla malattia. Mamme, babbi, sposi e spose, fratelli e sorelle, amici… nasce come una alleanza che trasforma la volontà di alleviare una sofferenza spesso sconvolgente in desiderio di farsi compagni di vita, seppur per pochi giorni, di chi necessita di una cura tutta particolare per esprimere il proprio essere e voler essere.
Il gruppo di giovani, frati e suore quest’anno contava trenta membri, alcuni veterani delle precedenti stagioni, altri nuovi ma subito integratisi nel servizio e nei momenti di condivisione, preghiera e gestione della convivenza. Il gran caldo e la fatica fisica non hanno affievolito lo spirito e il morale di un gruppo che si è sentito atteso dagli ospiti e dalle loro famiglie, coccolato a suon di bomboloni offerti con abbondanza, ricompensato dallo sguardo nuovo che ha potuto apprendere. Si tratta di uno sguardo penetrante, profondo, capace di concentrarsi sul cuore dell’umanità di ognuno, anche quando il nucleo vitale profondo di una persona è come nascosto da una ridottissima possibilità di muoversi e comunicare, anche quando si vive una totale dipendenza dalle cure altrui.
Occorre imparare un nuovo linguaggio, che vada oltre alla facile convinzione che non ci sia vita dietro la sofferenza e la malattia, un linguaggio attraverso il quale gli ospiti della spiaggia esprimono lo stesso desiderio di relazione che ognuno di noi si porta dentro. Un linguaggio che può dimostrarsi fondamentale anche nella vita quotidiana dove diamo per scontate troppe cose, compresi gli insuccessi relazionali e l’idea di non essere adeguati alla vita.
Equipe PGV