Negli scorsi episodi della rubrica abbiamo pubblicato le testimonianze di alcuni ragazzi e ragazze che hanno condiviso una parte del cammino con i frati e le suore dell’equipe della Pastorale Giovanile e Vocazionale. Forse ora è tempo di tirare alcune somme e fare un piccolo bilancio dell’anno, anche in vista dei campi che si svolgeranno nel corso di questa estate (quando leggerete probabilmente si saranno già svolti).

a cura di Michele Papi
incaricato della pastorale giovanile e vocazionale

 Chi rompe vive

La semina precaria è affidata allo Spirito 

Le esperienze invernali sono state di carattere stanziale per dare modo ai partecipanti di prendersi un tempo di silenzio

e mettersi in ascolto della voce del Signore, senza però trascurare l’aspetto della vita fraterna e relazionale che sta alla base di ogni identità e vocazione. Il desiderio dell’equipe era quello di smuovere un po’ i nostri giovani per farli passare dal concetto di “bellissima esperienza”, destinata a finire nel cumulo delle tante attività sulla loro agenda, a un momento di rottura, inizio di un cammino più continuativo per stringere un rapporto personale con il Signore in qualsiasi stato di vita ci si senta chiamati.

 Domanda scomoda, risposta incarnata

Dal 17 al 19 novembre scorso a La Verna abbiamo consegnato una domanda dedotta dall’episodio della vita di Francesco del sogno di Spoleto: Qual è la tua “domanda scomoda” che ti irrompe in mente quando fai un attimo di silenzio? Cosa ti destabilizza e cerchi di evitare? Facendo un salto temporale nella biografia di Francesco, abbiamo poi riflettuto sulla Lettera di frate Elia che annuncia le stigmate (ricevute proprio in quel luogo nel settembre 1224) alla morte del santo: Come stai nella vita, come vivi ciò che ti accade? Come ti educhi a fare discernimento? Come stai dentro alle tue ferite e come dentro quelle ferite puoi farti raggiungere dalla chiamata di Dio? Altre domande utili ad acuire l’inquietudine, convinti che la crisi sia una situazione propizia per una crescita.
Ci siamo soffermati sui tanti tentativi di Francesco di rispondere alla sua domanda, non tutti azzeccati o coerenti, ma tutti guidati dal desiderio di corrispondere alla volontà di Dio, in una ricerca di comunione costante ma non priva di sconfitte, incomprensioni e dolori. Francesco nel suo testamento attribuisce non alla propria eroicità, ma all’iniziativa di Dio, il suo andare tra i lebbrosi e fare loro misericordia; la conversione è anche nel cambio del gusto, da amaro a dolce, che deriva da questa scoperta, la bellezza del volto del fratello, non il superamento titanico del proprio limite, ma l’incontro con l’altro nel limite.
Dal 5 al 7 gennaio ad Assisi e Greccio in un clima di gioia natalizia abbiamo cercato di dare un tentativo di risposta alle domande suscitate nel primo appuntamento. Siamo partiti da dove eravamo rimasti, cioè dalla logica che tutto è dono di Dio (Dio dette a me frate Francesco…) e che questo è essenzialmente il Verbo incarnato. Occorre saperne scoprire la gratuità, l’umiltà me lo fa accettare, mi rende capace di ricevere Cristo. Il Natale è spesso impoverito di tutto il suo significato e trasformato in una festa consumistica, in una serie di atti obbligatori da porre. Un’operazione che dovremmo sempre più imparare a fare, sulla nostra vita come sugli eventi che accadono attorno a noi, è invece quella di passare dai fatti ai significati. Occorre fermarsi, fare memoria e mettersi in ascolto di noi stessi per dare un nome alle emozioni che si agitano in noi e aprirsi soprattutto alla Parola, per cogliere il desiderio del Padre su di noi, il senso profondo delle esperienze, cosa il vangelo, la vita di Cristo dicono alla mia vita, come posso conformarla al suo amore.

 Solo l’umile vede l’Umiltà

Questo ha voluto fare Francesco quando nel 1223 ha fatto preparare a Greccio il primo presepe. “Vedere con gli occhi del corpo la povertà nella quale Gesù ha voluto nascere”: anche il corpo ha i suoi diritti, così come il cuore, oltre alla mente a cui spesso diamo troppa importanza. Dio parla alla nostra anima ma noi possiamo cogliere il suo messaggio attraverso tutte le parti di noi stessi. “Guardate l’umiltà di Dio!”, dirà sempre Francesco, ma per vederla occorre uno sguardo umile, consapevole del proprio narcisismo, purificato dalla Parola e dai Sacramenti, dalla vita fraterna ed ecclesiale. Se si riscopre il messaggio d’amore di Cristo, Greccio diventa un pezzo di Terra Santa in cui nasce il Figlio di Dio, così la mia vita può essere un presepe in cui Dio stesso mi viene incontro.
Dal 12 al 14 aprile alle Celle di Cortona abbiamo approfondito come possiamo coltivare e dare continuità a questo venirci incontro di Cristo, chiedendoci come può maturare il mio rapporto con il Signore. Abbiamo riflettuto e sperimentato concretamente come, nella preghiera, a livello spirituale profondo, avvenga il discernimento della volontà di Dio. I frati delle Celle ci hanno introdotto alla preghiera di Francesco, al suo dialogare affettivo con il suo Signore, mentre l’equipe ha fornito molti elementi sul discernimento cristiano e la preghiera con le Scritture desunti dagli insegnamenti di sant’Ignazio. Dopo un momento prolungato di deserto, nel quale abbiamo chiesto ad ognuno di comporre un proprio salmo, il programma si è concluso con l’incontro personale di ciascuno con un frate o una suora per imparare a leggere il “frutto della preghiera”.
Un cammino impegnativo, una proposta audace, che ha richiesto molto lavoro di preparazione e realizzazione da parte della nutrita equipe di frati e suore; alla soddisfazione per i riscontri positivi nelle verifiche si è spesso affiancato il rammarico per vedere la partecipazione dei ragazzi ad uno solo degli appuntamenti. Si tratta di una semina estremamente precaria, lasciata all’opera segreta dello Spirito e alla responsabilità dei singoli davanti alla vocazione. Come frutti immediati possiamo citare la richiesta da parte di alcuni ragazzi di proseguire un confronto personale con qualche frate e suora per un cammino di discernimento, allo stesso modo si tratta di un progetto che non consideriamo finito; vogliamo proporre altri incontri l’anno prossimo restando disponibili ad accogliere gli stessi partecipanti ma anche nuovi giovani in ricerca.

 Camminare e servire

Nel frattempo sono due le iniziative messe in campo durante il periodo estivo. Prima un campo itinerante, di cammino fisico e spirituale, lungo un altro tratto del “Cammino dei Cappuccini” nelle Marche. Nella precarietà della strada, nell’essenzialità del vitto e dell’alloggio troveremo il tempo di riflettere sul tema della speranza cristiana, guidati dai testi in preparazione al prossimo Giubileo e volendo dare una qualche risposta alle paure che animano i nostri giovani. Si nota un blocco nelle nuove generazioni, un’assenza di prospettive, un calo del desiderio di bene, un ristagno della vita, che pensiamo possa risolversi solo con una adesione profonda a Cristo, risposta libera e felice alla scoperta del suo amore per ciascuno di noi.
Successivamente una settimana di servizio presso la spiaggia gestita dall’associazione “Insieme a te” a Punta Marina dove viene data la possibilità a decine di persone, affette da gravi patologie, di vivere una vacanza al mare insieme con le loro famiglie. Si tratterà di donare energie e tempo, accogliere vissuti e sofferenze, condividere spazi e fatiche, guidati dalla Parola di Dio viva nelle esistenze di chi incontreremo come nei testi che ci accompagneranno. L’equipe ha scelto il tema “Gesù Signore della vita”, partendo dall’episodio della resurrezione di Lazzaro narrato in Gv 11. Il nostro intento è quello di suggerire attività capaci di fare da traccia per la rielaborazione delle esperienze vissute nel servizio, un aiuto a esprimere le emozioni provate, trasformare l’eco interiore dell’incontro con l’umanità anche sofferente in scelte di vita guidate dallo Spirito di carità.
Spero di non aver annoiato troppo coloro che sono riusciti a proseguire fino a qui la lettura. Non volevo presentare un semplice elenco di attività né una forma di auto-incensazione di chi si impegna per la pastorale giovanile, ma un modo pratico per portare all’attenzione di tutti alcuni dei punti centrali della nostra fede, della vita spirituale cristiana e, in fin dei conti, delle basi per una esistenza felice, riconciliata, non comoda né rassegnata, ma viva!