«Scusate, ma voi sapete in che anno siamo?» ci chiede Maura con il sorrisetto furbo di chi la sa lunga. «Ma certo! Siamo nel 2024» ribatte quasi in coro il cerchio dei presenti al tè. «L’età avanza e cominci ad avere problemi di memoria, cara Maura?» sogghigna Gabriele, sempre pungente.

a cura della Caritas Diocesana di Bologna

Una libellula in un prato

Non è come io la penso

IL TÈ DELLE BUONE NOTIZIE

 «Eh, in realtà la vostra risposta non è poi così certa, cari miei…» continua Maura imperterrita.

«Ad esempio, per il nostro amico Aziz, qui presente, che professa la fede islamica, oggi siamo nel 1445, perché quel calendario parte dall’anno in cui Maometto si trasferisce dalla Mecca a Medina. Il calendario ebraico invece ci dice che siamo nel 5785, perché si parte dalla presunta data della creazione del mondo. Se invece facessi la stessa domanda ad un buddista, mi direbbe che siamo nel 2568, perché loro invece cominciano a contare gli anni dalla morte del Buddha storico… Potrei farvi molti altri esempi del genere, ma mi fermo qui.
Mi pare di aver chiarito il punto: nella vita possiamo aver incontrato anche noi delle “verità assodate” che poi si son rivelate non esserlo affatto, e questo tipo di esperienza ci lascia più insicuri, aprendo la porta al dubbio. Ci è capitato? In che occasione? Che rapporto abbiamo con il dubbio e quando ci è stato prezioso alleato per allargare gli orizzonti? Ci è capitato al contrario di essere così convinti delle nostre verità da scegliere di restare chiusi nei nostri piccoli mondi? Va bene, direi che ho parlato anche troppo, ora vi ascolto!».

 Dopo il sisma

«Dubito ergo sum!» interviene allegramente Maurizio, parafrasando il buon vecchio Cartesio. «Io, se non dubito, mi annoio; se non metto in discussione qualcosa ogni giorno, se non scopro qualcosa di nuovo ogni giorno, mi sento “morto”: sento proprio che devo rinnovarmi continuamente per continuare a vivere. Pensate: facendo questa ginnastica, nell’arco di due mesi potrei trasformarmi in una persona completamente diversa!».
«Fino a poco tempo fa, ero sicuro di tante cose» dice Walter, per la prima volta al tè. «Avevo in tasca tante verità: ad esempio ero certo che il mondo intero ce l’avesse con me e che io fossi solo. Poi ho cominciato un percorso per smettere di bere e tante cose son cambiate, forse tutte. Ora ho mille dubbi ma un’unica certezza: se torno a bere, finisco per morire. Questa settimana è stata difficile: è difficile non frequentare più quelli che frequentavo prima e che bevevano con me… Ma solo quando ho cominciato il mio percorso, ho anche cominciato a capire che ero sempre stato molto egoista: tutto il mio mondo di assiomi è andato in crisi. Prima attribuivo tutte le colpe agli altri, fuori di me. Ma quando ho deciso di aprirmi anche io, ho conosciuto persone belle, che mi supportavano davvero. Ora non mi sento più solo e ho capito che siamo in tanti a dover affrontare lo stesso “mostro”. Frequento gli Alcolisti Anonimi e tutti lì siamo accomunati da quello. Ascoltando loro, ho cominciato a pensare: “Cazzo! Anche per me è così!”. No, non è facile, però quando cominci ad assaporare la libertà di tornare a scegliere, il mondo intero ti si riapre davanti…».
«Con il dubbio mi son sempre confrontata» si fa avanti Carla. «Chi non ha dubbi, mi pare non possa essere una persona razionale. Ma anche questo è un assunto teorico, in effetti! Di mio sono una persona molto rigida, quindi fatico a stare nel dubbio, eppure ne sento l’importanza. Negli anni ho acquisito una visione dell’altro rispettosa ed ugualitaria. Sono vecchia e ancora credo in quelle tre parole: libertà, uguaglianza e fraternità! Ma vi confesso che questi principi non riuscirei proprio a metterli in discussione…».
«Fino a qualche giorno fa ero con un’amica sul Cammino dei Briganti fra Lazio ed Abruzzo» dice Sara, la voce pacata di chi non ha fretta di arrivare alle conclusioni. «La mia amica ama moltissimo organizzare tutto, ha bisogno che tutto sia sicuro. Peccato che il Cammino che abbiamo fatto non sia molto organizzato: ci sono veramente pochissimi servizi accessibili per i pellegrini. I primi giorni perciò non sono stati facili. Ad un certo punto abbiamo anche preso un tremendo acquazzone e ci siamo dovute rifugiare in un posto in cui, casualmente, abbiamo incontrato una guida che ci ha dato i contatti di un signore del posto, Roberto. All’inizio non l’abbiamo cercato, ma poi – non sapendo come fare – lo abbiamo sentito e grazie a lui, che ci ha aperto la porta di casa sua, siamo state ospitate ed abbiamo potuto rifocillarci e riposare. Così abbiamo conosciuto una persona splendida! Per me, vedete, il dubbio fa proprio parte del camminare, perché tanto non sai mai cosa ti aspetta sul sentiero: solo se abbandoni le sicurezze, puoi viaggiare più leggero. E se ci pensate, è sempre il dubbio, la percezione di non autosufficienza, a creare affidamento e fiducia. Esperienza ancora più arricchente, perché il Cammino dei Briganti è stato aperto dopo il terremoto del 2016 proprio per sviluppare un maggior legame fra le persone su quel territorio impoverito dal sisma».

 Un compagno fedele

«Il dubbio mi accompagna sempre, soprattutto quando incontro le persone per la prima volta» si fa avanti Carlo. «Ricordo un mio amico: era stato etichettato nel gruppo come un – scusate il francesismo – “puttaniere”. In quel periodo stavo organizzando il mio primo viaggio da medico volontario in Africa ed inaspettatamente proprio lui mi consegnò una cifra considerevolissima. Ne rimasi profondamente colpito. Ho capito allora che serve sempre star molto attenti: certo, le diagnosi sono necessarie, ma i dubbi lo sono altrettanto!».
«Sì, in effetti io associo il dubbio ai momenti di insicurezza positiva» si inserisce di nuovo Maurizio, come soprappensiero. «Credo in Dio e mi son accorto che di fronte a momenti di insicurezza “qualcuno” o “qualcosa” mi aiuta… e come vogliamo chiamarlo se non Dio?».
«Io sono musulmano» si presenta Aziz, anche lui neofita del tè «e anche noi, quando ci sono problemi, preghiamo. Però se ci sono possibilità, siamo chiamati a fare. Quindi il pregare ci aiuta soprattutto a fare».
«Mah! Per me l’unica verità assoluta è che esistono solo verità relative!» l’appuntita arguzia di Gabriele si fa spazio nel cerchio. «Quando io incontro una persona tanto certa di sé, bè lo lascio là e me ne vado sereno. Personalmente non riesco ad essere sicuro di nulla, tranne che delle sfighe, perciò… ».
«Anch’io ho dei dubbi fortissimi su chi non ha dubbi» procede Franca sulla stessa scia. «Perché il dubbio ci aiuta a muoverci. Ci sono dubbi che ci fanno guardare oltre per andare verso una nuova meta. Il dubbio è di per sé un agente di cambiamento».

 Oltre l’oceano del dubbio

«Attenzione a non far troppo l’elogio del dubbio, però» richiama Maurizio. «È importante anche avere delle certezze. Per me sono i valori. Non si può dubitare di tutto, altrimenti non si sta in piedi!».
«Se chiedete a me, di una cosa sono sicuro» dice Aziz «che sono vivo, che sono qua… Poi bisogna essere sicuri del bene che si fa per sé e per gli altri. È importante cercare di aiutare, perché questo è anche un modo per costruire il futuro».
«Il dubbio più grande è sempre la finalità della vita» rilancia Patrizia. «Ci sono così tante sofferenze che è difficile trovare il senso della vita. Certo per chi crede è più facile, ma se uno non ha questa certezza, il dubbio del perché siamo qui resta centrale».
«Io sento che la mia vita ha un senso, perché sono io a volerglielo dare!» interviene di getto Carla, convinta. «Personalmente mi interessa questa vita, quella che condividiamo insieme in questo mondo ed io so come fare a darle senso: costruendo il bene. Qui Dio non c’entra. Se qualcun altro vuole accumulare denaro o potere, può farlo: quello sarà il senso della sua vita. Se anche la mia vita finisse oggi, a maggior ragione, mi impegnerò per darle senso, il senso che io voglio darle!».
«Io non ho più sicurezze e nemmeno molte certezze, non so che cosa succederà nella mia vita» conclude Maurizio «ma dopo avervi ascoltato nel tè di oggi, vi posso dire, che è proprio questo che mi dà la felicità di vivere!».
Evviva i dubbi! Evviva il buon tè!