A San Martino in Rio si è svolto dal 17 al 19 aprile il convegno del laboratorio Missio ad gentes della CEMPcap (Conferenza Euromediterranea dei Ministri Provinciale Cappuccini). Presenti 24 operatori dell’ambito missionario che lavorano nei centri missionari delle province italiane, con la partecipazione anche di rappresentanti di Malta, Romania, Francia, oltre a una decina di laici e alcuni sacerdoti dei centri missionari delle diocesi di Reggio Emilia e Bologna.
a cura di Saverio Orselli
C’è qualcosa di nuovo anzi di antico
Domande e percorsi per la missione che si rinnova
di Matteo Ghisini,
segretario delle missioni
Ha guidato i momenti formativi Ambrogio Bongiovanni, professore di Missiologia e direttore del Centro Studi Interreligiosi della Pontificia Università Gregoriana di Roma, approfondendo i fondamenti della Missione, la questione dell'inculturazione oggi, la Missione e il dialogo interreligioso.
L’appuntamento di San Martino in Rio rientra iu un percorso iniziato 4 anni fa. Un primo evento si svolse a Roma nell’ottobre 2020, organizzato dal segretario generale delle missioni, fra Mario Osvaldo; in quell’occasione si ribadì l’importanza del tema e dello slancio missionario, al cuore della vita del nostro Ordine. Ci ritrovammo poi in presenza durante il Festival della Missione di Milano, nel settembre 2022, quando dedicammo una giornata solo per noi del laboratorio (una ventina i partecipanti) accolti nel convento della Chiesa Rossa, luogo dove si stavano sperimentando modalità di incontro e dialogo tra giovani cattolici e musulmani.
Transizione missionaria
Frutto di quegli incontri fu la maturazione di alcune consapevolezze. La prima è che c’è una transizione missionaria da attuare. Questa transizione deve saper tener conto delle mutate circostanze e sensibilità maturate. Per esempio, mentre un tempo si pensava la missione in senso unidirezionale (dall’occidente verso il resto del mondo), oggi ci si chiede: “quale vangelo dalle nostre missioni?”. Diverse province religiose italiane – come tante diocesi – stanno chiedendo aiuto per una collaborazione del personale alle circoscrizioni in terra di missione (3.000 i preti fidei donum in Italia). Stiamo scoprendo il bisogno di evangelizzazione qui in Italia. Inoltre c’è il fenomeno delle migrazioni, non nuovo ma che si è accentuato negli ultimi anni, visto che 50 anni fa erano 50.000 gli immigrati in Italia e oggi superano i 5.000.000. Queste persone andrebbero da noi considerate, incontrate, conosciute, evangelizzate. ‘Le genti’ che una volta erano solo in terra lontana ora sono qui tra noi. Altro elemento: se un tempo l’attività missionaria era soprattutto fondata su un forte sostegno economico, oggi ci rendiamo conto che non deve più essere così. Oltre a frutti positivi ci sono stati anche elementi negativi che si manifestano a distanza di tempo, come per esempio l’esportazione del modello occidentale in missione, l’eccessiva importanza data al denaro, il rischio di una strategia troppo assistenzialista, che parte dal paternalismo e non genera autonomia.
Una nuova modalità di pensare e aprirsi alla missione sta ancora germogliando, ma ha bisogno di tempo e non dobbiamo avere fretta di avere subito le risposte risolutive. Per esempio in più segretariati c’è una equipe (e non un solo frate) che porta avanti l’attività del centro missionario; c’è la presenza crescente di frati che provengono dalle missioni sia nell’animazione missionaria che in altri servizi pastorali; ci sono qua e là collaborazioni tra cappuccini e centri missionari diocesani; in alcune realtà c’è un legame tra pastorale missionaria e pastorale giovanile; in terra di missione si parla sempre più spesso di auto-sostegno, cioè di far partire progetti completamente a carico dei frati e delle comunità locali. Questa fase di cambiamento in coloro che lavorano nell’ambito dell’animazione missionaria genera fatica, resistenza. Si percepisce inerzia verso il cambiamento, preferendo il ‘come si è sempre fatto’, anche in tanti nostri volontari storici, cresciuti col vecchio schema di animazione missionaria.
Per una dialettica bipolare
Ecco allora che si decise di dedicare tempo alla formazione, e nacque l’idea del convegno a San Martino dal titolo: “Per una missio ad gentes con uno sguardo nuovo”. Queste le domande poste sul tavolo: quale modello di missione la Chiesa ci sta chiedendo di portare avanti, e quale ci sta chiedendo di abbandonare? Quali sfide promettenti e quali “accanimenti terapeutici” stiamo sperimentando facendo animazione missionaria? Quali modelli missionari si sono susseguiti nella storia? La sapiente guida del prof. Bongiovanni ci ha condotto a rispondere a queste domande partendo dai documenti che la Chiesa ha prodotto sul tema missione dal Concilio ad oggi, arricchiti di tanta esperienza che il docente ha accumulato sia nel campo dei suoi studi e dell’insegnamento che nel dialogo interreligioso che egli porta avanti soprattutto con i musulmani e con gli induisti,
Il prof. Ambrogio Bongiovanni ci ha presentato due poli che nel campo missionario oggi devono stare insieme in modo dialettico e non oppositivo. Uno lo chiamiamo modello missionario espansivo (annuncio, conversione, battesimo) e l’altro è quello dell’incontro, del dialogo. La Chiesa è inviata fin dagli inizi ad annunciare e a fare discepole tutte le genti: è il polo espansivo. È bello che molti scoprano la fede cattolica, è auspicabile che molti/tutti conoscano la bellezza di Cristo: ma questo ha portato in alcune fasi della storia e in alcune zone al proselitismo, al colonialismo, al considerare l’altro come terreno di conquista. Assolutizzare questo modello significa pensare che solo io ho la verità in tasca, che ‘i gentili’ sono tutti nella menzogna, e non tengo conto che quelle persone e quella cultura sono già visitate da Dio in modo misterioso ma reale. Il Concilio afferma (GS 22) «che in tutti gli uomini lavora invisibilmente la grazia, che Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina; perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pasquale».L’altro polo è quello del dialogo, dell’ascolto reciproco, senza negare le differenze, ma anche convinti che nel metterci in relazione puntando ognuno sulla trascendenza, avremo una maggiore esperienza di Dio. Anche questo polo non va assolutizzato, arrivando a dire che allora l’annuncio non serve più e che quindi nessuno più deve partire per la missio ad gentes.
Dio è il modello
Il prof. Bongiovanni ha insistito molto sulla necessità per tutti di riscoprire i fondamenti della missione. Il fondamento è addirittura in Dio stesso (la Missio Dei). È guardando a Dio Padre che invia il suo Figlio e insieme donano lo Spirito Santo alla Chiesa che noi troviamo il modello per la missione. In particolare è dal linguaggio di Gesù che emerge chi è Dio Padre e come facciamo per lasciarci raggiungere da Lui e vivere la comunione con Lui. Lo stile che Gesù ha vissuto e che ci ha consegnato è uno stile che abbraccia la debolezza, uno stile kenotico. Ecco allora non una Chiesa potente e vincente, ma una Chiesa in cammino, pellegrina, sacramente/segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (cfr. LG 1). L’attività missionaria è e dovrebbe essere epifania della Missio Dei (cfr. AG 9). Qui, in Dio, si fonda la sinodalità, la comunione.
L’ultima mattinata è stato un momento di scambio e di risonanza intorno a queste domande: Nella mia attività missionaria come emerge la Missio Dei? Quale spiritualità abita le mie/nostre attività di animazione missionaria? Quale sguardo sul mio centro missionario, sulla attività missionaria ad gentes? Quali luci e ombre emergono? Cosa sono chiamato a lasciare e cosa a potenziare?
Il convegno si è svolto nel nostro convento di san Martino in Rio, luogo che vede la collaborazione dei francescani secolari, del centro missionario e dei frati cappuccini che vengono da Scandiano. Non c’è più una fraternità stabile nel convento, ma è un laboratorio missionario per percorrere, anche nelle strutture, strade nuove. Ottima e apprezzata da tutti i partecipanti l’accoglienza riservata dalla fraternità dell’ofs locale e del centro missionario, che si sono messi a servizio per far sentire a casa tutti noi. Sul nostro canale youtube è possibile seguire gli interventi del prof. Ambrogio Bongiovanni.